Mamma e bambino

Autosvezzamento: il lato ecologico dell’alimentazione infantile

Come trasmettere già ai neonati il piacere del cibo e dello stare assieme a tavola in modo naturale

Questa volta parliamo di autosvezzamento, ossia la possibilità di svezzare il nostro bimbo, senza dover ricorrere ai soliti manualetti standard del pediatra che prevedono sempre un’introduzione graduale dei cibi ridotti a crema e non prendono in considerazione la possibilità di comunicare già ai neonati il piacere del cibo e dello stare assieme a tavola. Richiede attenzione e pazienza, ma i benefici a lungo termine (dalla relazione sana con il cibo alla partecipazione familiare) sono inestimabili. Vedere un bambino che scopre il mondo attraverso il cibo, con le mani e tutto il viso, è un’esperienza impagabile!

Autosvezzamento: il lato ecologico dell’alimentazione infantile

Cos’è l’autosvezzamento

Se vi dicessero che un neonato che non abbia ancora emesso neanche un dente è in grado di masticare ci credereste? E che un bambino può iniziare il passaggio dall’alimentazione lattea a quella solida seduto a tavola con mamma e papá, magari a cena tutti insieme, e non mangiando un improbabile pranzo fatto di pappe omogeneizzate alle 11:30?

Sono alcune delle indicazioni dell’autosvezzamento, illustrato nei principi pratici e nelle basi teoriche nel testo del dott. Luciano Piermarini, medico pediatra che ha recepito gli insegnamenti del suo maestro e nel sito di riferimento (autosvezzamento.it) sfata alcuni ‘miti’ pediatrici legati all’introduzione di cibi solidi nei piccolini.

Spiega, ad esempio il funzionamento del riflesso di masticazione nei neonati, o come non ci sia alcuna base scientifica nell’aggiungere cibi gradualmente per controllare l’insorgenza di manifestazioni allergiche (l’uovo non prima degli 11 mesi, i legumi non prima dei 7-8, gli agrumi e le fragole dopo i 12 mesi…).

Da dove viene?

Conosciuto in inglese come Baby-Led Weaning (BLW), è un metodo che consente al bambino di partecipare attivamente al momento del pasto, mangiando gli stessi cibi della famiglia, senza passare per le tradizionali pappe o omogeneizzati. Il concetto è semplice: si offre al bambino cibo sano, tagliato in pezzi facilmente afferrabili, permettendogli di esplorare e mangiare seguendo i propri ritmi.

Il termine è stato reso popolare da Gill Rapley, un’ostetrica britannica che ha promosso questo approccio nel suo libro Baby-Led Weaning: Helping Your Baby to Love Good Food. Tuttavia, l’idea di lasciare che i bambini mangino ciò che mangiano gli adulti non è certo nuova: era la norma prima dell’arrivo degli omogeneizzati nei primi decenni del Novecento.

Gli aspetti positivi dell’autosvezzamento

I vantaggi di questo approccio sempre più popolare per introdurre i neonati all’alimentazione solida, basato sull’autonomia e sulla curiosità naturale del bambino, sono tanti.

  • Autonomia e fiducia: lasciare che il bambino si serva da solo lo aiuta a sviluppare abilità motorie, coordinazione occhio-mano e fiducia in sé stesso
  • Relazione sana con il cibo: il bambino impara presto a riconoscere fame e sazietà, riducendo il rischio di sovralimentazione
  • Partecipazione familiare: non c’è bisogno di cucinare piatti separati: il bambino mangia (quasi) tutto quello che mangiano i genitori, purché sia sano e adatto
  • Sviluppo del gusto: l’esposizione a una varietà di sapori e consistenze favorisce un palato più aperto e meno selettivo
  • Sostenibilità: si evitano pappe industriali e sprechi alimentari, riducendo l’impatto ambientale

Come suggerisce il termine stesso, prevede in sostanza che si ascoltino e si osservino i segnali del bambino

Che lo si aiuti nel suo percorso esplorativo di scoperta dei cibi diversi dal latte senza imporre protocolli standard.

Un bimbo autosvezzato siede a tavola con i suoi genitori, quindi probabilmente mangiando con loro per la prima volta a cena e non a pranzo solo con la mamma e lo si lascia libero di assaggiare quello che mangiano i genitori.

Questo implica pertanto che l’alimentazione di casa sia più che curata e controllata, salvo poi evitare cose ovvie come alcolici e caffeina. Ma per il resto non c’è ragione scientifica per cui un lattante di 6 mesi non debba avviare la sua alimentazione con un bel piatto di spaghetti invece che con pappe cremose e insipide, secondo quanto descritto da chi ha conoscenza e pratica del classico modello di svezzamento.

I neonati, con le dovute accortezze sono in grado di masticare e tagliare anche con le sole gengive, pertanto non è necessario abituarli a preparazioni semi-liquide, cosa che invece ostacolerebbe un fluido rapporto con il cibo negli anni successivi: capricci a tavola, inappetenze e relative ansie genitoriali, possono essere più facilmente evitati.

L’autosvezzamento in pratica

Il punto centrale di questo modello di svezzamento non sono orari, quantitativi e proporzioni, quanto la qualitá e varietá di ciò che mangiano mamma e papá.

I 9 mesi di gravidanza peraltro sono un ottimo momento per allenarsi ad abitudini sane a tavola, più i 6 che precedono lo svezzamento, considerato che i sapori dei cibi ingeriti dalla mamma arrivano al bambino attraverso il liquido amniotico e successivamente attraverso il latte.

Un approccio quindi ecologico sotto il profilo mentale perché libera dal seguire protocolli prestabiliti, responsabilizza i genitori, che per dare un’alimentazione sana al proprio bambino dovranno curare la propria, accrescendo la loro autostima poiché verificheranno la possibilitá di favorire la salute del proprio figlio attraverso le proprie scelte e non quelle di qualcun altro, che magari, vedi le multinazionali, ci speculano anche sopra….

Una posizione di grande libertà peri genitori ma anche di responsabilità delle proprie scelte alimentari, non c’è che dire!

Quali cibi sono più adatti per iniziare?

Questa pratica si basa sul principio che il bambino può mangiare tutto ciò che è sano, naturale e sicuro. Ecco alcune opzioni perfette per iniziare:

  • Verdure cotte morbide: carote, zucchine, broccoli o patate dolci tagliate a bastoncino
  • Frutta matura e morbida: banana, pera, avocado o pesca a fette
  • Proteine: pezzetti di pollo, pesce (senza spine), uova strapazzate o lenticchie morbide
  • Cereali: pasta corta, riso, pane integrale o quinoa
  • Latticini: yogurt naturale intero o piccoli pezzetti di formaggi morbidi (non stagionati)
  • Legumi: ceci o fagioli schiacciati

Cosa evitare?

  • Cibi duri o rotondi come carote crude o uva intera, che vanno tagliate in lunghezza
  • Cibi troppo salati, zuccherati o processati
  • Miele (fino a 12 mesi, per il rischio di botulismo)
  • Frutta secca intera ma solo tritata o in burro, per evitare soffocamento

Menù settimanale per iniziare l’autosvezzamento

Ecco un esempio di menù settimanale semplice e bilanciato per un bambino che inizia. Ogni pasto può essere accompagnato da acqua.

Pezzi di mela cotta + polenta morbida con parmigiano (poco)

Giorno Pranzo Cena
Lunedì Bastoncini di carota e zucchina cotta + pezzetti di pollo morbido Avocado maturo a fette + riso con crema di lenticchie
Martedì Broccoli al vapore + pezzetti di salmone al forno Bastoncini di patata dolce al forno + uovo strapazzato
Mercoledì Pasta corta con passata di pomodoro (senza sale) + fagioli cannellini schiacciati Pezzetti di pera matura + quinoa con verdure
Giovedì Bastoncini di zucchina al vapore + polpette di tacchino morbide Pezzetti di banana + cous cous con crema di ceci
Venerdì Spinaci morbidi + pezzetti di orata cotta al vapore Pezzi di mela cotta + polenta morbida con parmigiano (poco)
Sabato Cavolfiore al vapore + straccetti di manzo cotti in umido Pezzetti di pesca matura + lenticchie schiacciate con pane integrale morbido
Domenica Patate al forno (senza sale) + frittata morbida con verdure Pezzetti di mela + pasta corta con crema di zucca

Gli aspetti negativi (o sfide) dell’autosvezzamento

  1. Rischio di soffocamento: È fondamentale offrire cibi tagliati in modo sicuro e supervisionare sempre il bambino durante i pasti.
  2. Sporco ovunque!: Mangiare con le mani è divertente, ma preparati a pulire pavimenti, seggioloni e pareti.
  3. Nutrienti critici: Senza una pianificazione adeguata, c’è il rischio che il bambino non assuma abbastanza ferro o altri nutrienti essenziali.
  4. Pazienza necessaria: Non tutti i bambini accettano subito questo metodo, e serve tempo per abituarli a mangiare da soli.

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Ultimo aggiornamento il 27 Maggio 2025 da Rossella Vignoli

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Roberta Bartocci

Laureata in biologia, è una nutrizionista di lunga data attiva sul suo sito vegcoach.it, esperta di cucina vegetariana ma soprattutto vegana e di cucina naturale.

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