Erba trinità per alleviare i problemi di fegato
L’erba trinità o Hepatica nobilis è una pianta perenne della famiglia delle Ranunculaceae e come tutte o quasi le Ranunculaceae anche l’erba trinità è tossica. È un gruppo che conta circa 1.500 specie diffuse nelle regioni dell’emisfero boreale. La pianta è diffusa anche nelle nostre montagne dai 100 metri ai 1200 metri di altitudine.
Sommario
Caratteristiche dell’erba trinità
La pianta ha una dimensione tra i 5 e i 15 centimetri. E’ un fusto perenne. Vive di solito nei boschi e di preferenza su suoli calcarei, nei boschi sia caducifogli o di aghifoglie.
Dove cresce
L’erba trinità cresce nelle foreste europee e americane: bene si adatta a terreni umidi, ma in alcuni casi si può trovare anche in condizioni atmosferiche e territoriali più secche ed aspre.
L’Hepatica nobilis include una grande quantità di specie e sottospecie, la maggior parte di cui sono caratterizzati da piccole dimensioni e da piante a foglie verde, che vengono facilmente confuse con i tipici muschi presenti nel sottobosco.
La fioritura
I fiori sbocciano all’inizio della primavera tra marzo e maggio e sono di colore blu porpora.
Questi fiori belli e delicati spuntano nel terreno freddo e indurito dall’inverno, tra le radici degli alberi nel sottobosco, tra le pietre. Vedere sbocciare i fiori blu-viola dell’erba trinità vuol dire che sta arrivando la primavera.
Moltiplicazione
L’Hepatica nobilis si propaga per divisione di rizomi in primavera o nel corso della stagione vegetativa.
Malattie che possono colpire la pianta
L’erba trinità è una pianta resistente a malattie e parassiti. Mostra segni di sofferenza in presenza di siccità prolungata e scarsa umidità.
Origine del nome erba trinità
L’erba trinità viene comunemente chiamata anemone fegatella o trifoglio epatico: entrambi i nomi richiamano il fegato come lo stesso Hepatica nobilis che deriva dal colore inferiore delle foglie che ricorda quello del fegato.
In particolare, il nome nobilis invece indica la specie più conosciuta, nota.
Al genere Hepatica appartengono le due specie europee:
- Hepatica nobilis, diffusa in tutta l’Europa continentale, con l’eccezione degli estremi nord e sud;
- Hepatica transilvanica, endemica dei boschi della Romania.
In passato veniva anche chiamata Anemone Hepatica.
L’erba trinità è una pianta velenosa?
Al genere delle Ranunculaceae appartengono diverse specie velenose o medicinali, che sono utilmente impiegate nella medicina tradizionale e in farmaceutica.
Queste piante sono abbondanti nei luoghi dove il clima è freddo o il terreno è acido. Di solito queste specie di piante sono ricche di succhi agri che le rendono velenose.
La pianta contiene degli alcaloidi tossici: questi però con l’essiccazione perdono le proprietà venefiche. Quest’erba deve essere dunque usata solo dopo essere stata disseccata.
Proprietà curative dell’erba trinità
L’erba trinità vanta potere disintossicante per il fegato: assumere questa erba nelle giuste dosi è come sottoporre il fegato ad un lavaggio da tutte le tossine che si sedimentano e che ne compromettono la funzione e la capacità di lavorare a pieno regime.
Assumere erba trinità ha anche importanti proprietà diuretiche, emollienti ed astringenti e porta vantaggi anche all’apparato circolatorio.
Come assumere l’erba trinità
Ecco la guida che aiuta ad assumere in maniera adeguata l’erba trinità, che come detto è tossica perché contiene alcaloidi tossici.
Preparazione della tintura
Per alleviare i problemi al fegato, ai reni ed alla cistifellea provare ad assumere una soluzione così realizzata:
- mettere una manciata di foglie e fiori secchi in un bicchierino di acquavite (grappa o whisky),
- lasciare a riposare per quasi tre ore in un ambiente con temperatura costante, senza sbalzi o correnti d’aria, in un luogo senza luce e senza fonti di calore.
- infine filtrare: la soluzione ottenuta è una tintura.
Un modo per assumerla senza fastidio è di versare una decina dei gocce di questa tintura su una zolletta di zucchero e mangiarla. Per tre volte al giorno. E’ un toccasana contro disturbi a fegato, cistifellea e reni.
Tè o infuso
Per risolvere problemi di bronchite, bronchite cronica, e tutti i malanni di stagione come tosse, raffreddore e mal di testa si consiglia di assumere l’erba trinità sotto forma di tè.
Il tè derivato dall’infusione dell’erba trinità viene comunemente preparato con foglie e fiori della pianta. Ecco come procedere per preparare correttamente l’infuso di erba trinità:
- utilizzare un po’ di foglie e fiori (la quantità di una bustina da tè);
- mettere in infusione in una tazza di acqua fredda e lasciare riposare per oltre 8 ore;
- consumarne una tazza la giorno, senza mai eccedere.
Per problemi epatici si può arrivare anche a due tazze al giorno di tisana, calda e non zuccherata.
In ogni caso si consiglia di attenersi a dosi e quantità raccomandate dal proprio medico.
Bevanda a base di vino
Per risolvere disturbi digestivi si può assumere una bevanda a base di Hepatica nobilis diluita in vino, nella quantità massima di 4 cucchiai al giorno.
Ecco come preparare la bevanda:
- porre 15 g di foglie essiccate in mezzo litro di vino bianco non troppo forte;
- lasciare macerare per 10 giorni, mescolando di tanto in tanto;
- filtrare.
Questa soluzione va assunta a piccole dosi per digerire e può essere applicato sulle ferite favorendone la cicatrizzazione.
Attenzione: l’estratto di erba trinità non diluito non va applicato sulla pelle perché è molto irritante.
Curiosità e storia della erba trinità
- Nell’antica Grecia era dedicata a Zeus e simboleggiava il fuoco e l’amore.
- Il nome di erba trinità deriva da quello medioevale della pianta, herba trinitas dalla forma delle foglie a tre lobi: in alcune antiche chiese di Europa, le foglie a tre lobi di questa specie venivano raffigurate negli affreschi e in alcune sculture come simbolo della Santissima Trinità.
- E’ una specie che nel passato ebbe molta fama in virtù di teorie secondo le quali ogni specie vegetale doveva avere tra le sue parti (foglie, fiori, radici) un segno distintivo che ricordasse una parte del corpo umano e veniva poi usato a scopo terapeutico.
Ultimo aggiornamento il 27 Gennaio 2019 da Rossella Vignoli