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Gravidanza gatti: tutto quel che c’è da sapere

Dai sintomi della gravidanza al parto fino allo svezzamento dei gattini

Questo approfondimento sulla gravidanza dei gatti vuole darvi alcune informazioni utili per seguire questo periodo delicato della vita del nostro felino. Penderemo in esame ogni suo aspetto, da quando la gatta va in calore allo svezzamento dei piccoli, passando per l’alimentazione in gravidanza, all’allattamento, fino alla gestione del momento del parto.
È noto che i gatti sono ottimi animali da riproduzione e che le femmine non sterilizzate restano incinte con facilità e partoriscono da sole senza grossi problemi, ma per i loro padroni qualche indicazione in più può essere di valido aiuto!

Gravidanza gatti: tutto quel che c’è da sapere

Quali sono i segni di una gatta in calore

La pubertà di un felino comincia tra i 6 e i 9 mesi di età. A partire dunque da questo momento, una gatta può andare in calore. Ecco i segnali da cui si può capire.

  • SI strofina spesso contro qualsiasi oggetto
  • emette vocalizzazioni basse e lamentose anche per tutta la notte
  • si mostra piuttosto irrequieta
  • fa pipì più spesso del solito
  • tende ad accovacciarsi, rotolarsi per terra e sollevare la parte posteriore del corpo deviando la coda di lato
  • ha poco appetito
  • continua a pulirsi con insistenza soprattutto nella zona perineale
  • si comporta in maniera più affettuosa o più aggressiva a seconda della sua indole personale
  • ha istinto alla fuga per andarsi ad accoppiare

Quanti mesi di gravidanza ha un gatto

La durata della gravidanza di una gatta è compresa tra 63 e 65 giorni. In genere, all’inizio, i non esperti difficilmente possono accorgersi che la gatta è gravida.

Come fare a capire se il gatto è incinta

Se avete il dubbio che la vostra gatta sia incinta, ecco i segnali a cui fare attenzione.

  • Maggiore sensibilità (la gatta può reagire in maniera aggressiva anche solo accarezzandola)
  • Capezzoli più rosa e che secernono una sostanza lattiginosa
  • Nausea e vomito mattutine (sintomo iniziale e che scompare nel giro di 1 settimana circa)
  • Aumento di peso, concentrato soprattutto nella zona della pancia. Lo si può notare osservando la gatta dall’alto, che dal collo alla coda avrà una forma “a pera”
  • Predilezione a dormire di più e a stare in casa alla ricerca di un posto tranquillo anziché uscire fuori
  • Aumento dell’appetito
  • Tende a nascondersi in luoghi riparati. Specie verso la fine della gravidanza, mamma gatta va a cercare un posto tranquillo per il parto

Gravidanza gatti: tutto quel che c'è da sapere

Se la vostra gatta presenta uno, o più, comportamenti sopra-descritti, è opportuno farle fare una visita dal veterinario per avere conferma che sia incinta. Per un responso certo, al medico basterà una semplice palpazione dell’addome e una ecografia. In ogni caso, anche il veterinario, per poter dare una conferma certa, ha bisogno che la gravidanza sia di almeno 3 settimane.

Gravidanza gatti: cosa dare da mangiare a una gatta incinta

Una gatta incinta si trova in uno stato fisiologico particolare e, coma tale, necessita di una maggiore attenzione circa la dieta e il fabbisogno energetico. Ecco alcune utili indicazioni in merito.

  • Incrementare la razione giornaliera di circa il 20% o in alternativa, attorno alla sesta settimana di gravidanza, passare in maniera graduale ad un alimento specifico per gatte incinta
  • Aumentare il numero dei pasti giornalieri (almeno 3), diminuendo le quantità delle singole razioni, durante la seconda metà della gravidanza, perché l’ingrandimento dell’utero lascia meno spazio allo stomaco per dilatarsi

In generale, non esagerare con le quantità di cibo. Un incremento di peso superiore al 50% del peso iniziale della gatta aumenta i rischi di parto cesareo o di gattini disvitali.

Come sentire i gattini nella pancia

Dopo circa 3 settimane dal concepimento, il veterinario può riuscire a sentire i gattini tramite la palpazione addominale. Questa procedura va eseguita solo da persone esperte, altrimenti c’è il forte rischio di provocare danni.

Gravidanza gatti: quanti cuccioli fa un gatto la prima volta

Di solito, con la prima cucciolata vengono alla luce 3 gattini. Tuttavia, il numero può variare da 3-5 fino a 9-10 gatti. Molto dipende da vari fattori, quali l’età della gatta, la genetica dei suoi genitori e il suo stato di salute.

Quante volte partorisce un gatto in un anno

In un solo anno, le gatte possono avere 2 gravidanze: una in primavera e l’altra verso la fine dell’estate. Alcune gatte possono partorire anche un terza volta, in autunno inoltrato.

Gravidanza gatti: tutto quel che c'è da sapere

Gravidanza gatti: cosa fanno i gatti prima di partorire

Nei giorni che precedono il parto, si mostra irrequieta, miagola di continuo e va alla ricerca di un posto caldo, tranquillo e accogliente dove poter dare alla luce i suoi piccoli.

In genere, poi, quando sta per partorire, ha meno appetito e tende a stendersi su di un lato, facendo le fusa, respirando un po’ affannosamente e leccandosi i genitali.

Durante le doglie, emette dei vocalizzi acuti. In ogni caso, di solito, il parto dei gatti è piuttosto rapido e non richiede sforzi particolari.

Dove vanno i gatti a partorire

Quando si avvicina il momento, le gatte tendono ad isolarsi, alla ricerca di un posto tranquillo. L’ideale è quindi prepararle anzitempo una cuccia attrezzata dove possa stare comoda.

Non è detto poi che sfrutti queste comodità, molte gatte, ad esempio, per partorire si ritirano in un armadio o in qualche altro posto che ritengono sufficientemente tranquillo.

Gravidanza gatti: le fasi del parto

Il parto dura, in media, dalle 4-6 ore fino a massimo 12 ore. Tutto dipende da svariati fattori, ad esempio se è una primipara o no, dall’apertura del canale del parto e dal numero di gattini che devono vedere la luce.

La nascita dei cuccioli comincia dopo 20-30 minuti da quando le contrazioni si fanno più intense e ravvicinate. Una decina di minuti prima della fase espulsiva, la gatta ha perdite vaginali scure.

In genere, le mamme gatte affrontano il parto da sole e le complicazioni sono rare. Potete quindi limitavi ad osservare cosa succede, assicurandovi che la gatta sia a suo agio. Se dimostra gradire, potrete starle vicino, offrendo supporto affettivo, ma niente più.

Sarà utile avere a portata di mano:

  • cellulare e numero di telefono del veterinario di fiducia
  • un asciugamano morbido e pulito per pulire con delicatezza i gattini, anche se di solito ci pensa mamma gatta
  • una bilancia per pesare i gattini appena nati
  • biberon e latte per gattini (nel caso la gatta non avesse latte a sufficienza)
  • un cuscino e una lampada riscaldante a raggi infrarossi per offrire ai gattini un comodo e caldo giaciglio

Ricordate inoltre di annotare il peso di ogni gattino e di come si è evoluto il parto. Sono dati utili al veterinario, nel caso dovessero sorgere complicazioni in seguito.

Complicazioni durante il parto

I felini partoriscono in autonomia, senza bisogno d’aiuto, e le complicazioni sono rare. In ogni caso, è bene supervisionare con discrezione la situazione, per chiamare tempestivamente il veterinario in caso sopraggiungessero delle complicazioni.

I segnali d’allarme che necessitano dell’intervento medico sono pochi:

  • la gatta non ha ancora partorito neanche un gattino nonostante le contrazioni da 2 ore e più
  • il gattino si vede ma non nasce
  • la gatta ha le contrazioni anche se tutti i gattini sono ormai nati
  • tra la nascita di un gattino e l’altro passa troppo tempo. Il tempo max è di un’ora e mezza
  • la gatta perde tanto sangue
  • il liquido amniotico emana cattivo odore
  • la gatta trema, è agitata e non mangia, a parto ormai avvenuto,
  • i capezzoli della gatta secernono secrezioni scure con tracce di sangue
  • i gattini sono deboli, non bevono il latte o non acquistano peso

Gravidanza gatti: dove nasconde i gattini mamma gatta

Dopo il parto, lo scopo principale di mamma gatta è quello di proteggere i suoi piccoli e resta quindi all’erta per difenderli da possibili predatori. È il loro modo per garantire la continuazione della specie. Tra l’altro, ricordiamo che i gattini appena nati hanno gli occhi chiusi e non sentono neppure.

Il gatto domestico rimane pur sempre un felino e, per indole, talvolta ha atteggiamenti tipici degli animali selvatici. Pertanto, seppure allevato in casa e in un ambiente casalingo, è frequente che sposti i suoi cuccioli altrove.

Lo fa soprattutto se nota strani movimenti o stimoli nei pressi del suo rifugio. Se ritiene poco sicuro il posto in cui si trova sposta i piccoli altrove. Proprio per questo motivo, l’ideale sarebbe che sia la gatta stessa a scegliere fin dall’inizio il posto dove avere la sua cuccia, così da non dover muovere i piccoli in un secondo momento.

Cosa fare dopo che la gatta ha partorito

Una volta avvenuto il parto, mamma gatta rimuove il sacco amniotico, morde il cordone ombelicale, mangia la placenta e pulisce i piccoli con la lingua, Questo gesto serve a stimolare la respirazione dei neonati.

Nel caso notaste che la gatta è troppo stanca ed esausta, le potete dare una mano posizionando ogni gattino a faccia in giù e strofinandolo con molta delicatezza contro pelo, usando una garza pulita e inumidita.

Appena dopo la nascita, i gattini cercano i capezzoli della mamma e cominciano a succhiare il colostro, ovvero il primo latte, che fornisce nutrienti e anticorpi essenziali per il sistema immunitario dei cuccioli.

In caso di latte naturale insufficiente, provvedi al nutrimento dei piccoli con un biberon e del latte specifico per gatti appena nati.

La stanza dove si trovano mamma gatta e i suoi cuccioli va mantenuta calda, tranquilla e con la porta chiusa.

Gravidanza gatti: cosa dare da mangiare alla gatta che ha partorito

Anche durante la fase di allattamento la gatta ha bisogno di ricevere un adeguato nutrimento. La lattazione è molto dispendiosa ed il latte contiene molti gassi e proteine. Occorre quindi garantirle un adeguato apporto calorico ed una corretta alimentazione, tali da permette una produzione sufficiente di latte e impedire, al tempo stesso, una perdita di peso eccessiva.

Fondamentale, nella fase di allattamento, è la costante presenza di acqua fresca, per evitare la disidratazione, che si ripercuote in maniera negativa sulla produzione di latte. Lasciate quindi sempre a disposizione della micia una ciotola di acqua fresca e cambiatela regolarmente.

Sarà utile sapere che il picco di allattamento si registra 3-4 settimane dopo il parto. Dopodiché, i cuccioli cominciano ad assumere sempre meno latte, con la graduale introduzione di cibi solidi.

Quanto tempo dopo il parto si può sterilizzare la gatta

La gatta può tornare in calore e quindi accoppiarsi, prima di aver svezzato la cucciolata. Ne consegue dunque che la gatta può essere sterilizzata già un mese dopo il parto.

Cosa dare da mangiare ai gattini

Dopo il parto i micini passano da una fase di allattamento di circa 1 mese ad uno svezzamento che li porta ad abituarsi ai cibi solidi.

  • Allattamento. Comincia quasi subito, circa 1 ora dopo il parto. Nelle prime 24 ore, i piccoli si alimentano con il colostro, un liquido ricco di grassi, proteine, minerali e anticorpi, utili a garantire una crescita sana e veloce, al riparo da malattie.
  • Svezzamento. Verso i 30 giorni di età, i gattini cominciano a prendere sempre meno il latte dalla mamma, che diminuisce la produzione, e che non gradisce più l’allattamento al seno anche per via dei dentini che le provocano fastidio e dolore.

Come allattare i micini

Nella prima settimana, mamma gatta è impegnata per il 70% del suo tempo ad allattare i suoi piccoli, ogni 30 minuti circa, con poppate di 20 minuti ciascuna.

I primi 15-20 giorni la gatta stimola i suoi piccoli ad attaccarsi al seno, poi, lo stimolo per la poppata viene da entrambe le parti, e infine, col passare del tempo, sono i gattini stesso che vanno alla ricerca del latte materno. Mentre succhiano il latte, fanno le fusa e, con le zampette anteriori, massaggiano la zona per stimolare la fuoriuscita del latte.

La capacità nutrizionale del latte dipende dal tipo di alimentazione della gatta e dalla fase dell’allattamento (dopo 35 giorni circa, il latte materno va ad esaurirsi gradualmente).

Se la mamma non ha latte a sufficienza per tutti i suoi gattini, oppure se ha la mastite, i piccoli vanno alimentati con apposito latte in polvere per gattini, da somministrare con una siringa senza ago oppure con un biberon dalla tettarella larga. Il latte artificiale deve essere a 38° circa. Si deve tenere il gattino a pancia in giù. Al termine della poppata, controllate che non vi siano residui né in bocca né nel naso.

Come svezzare i micini

Cominciate a svezzare i piccoli introducendo nella loro dieta dei cibi solidi, come omogeneizzati di pollo e vitello, oppure pesce, carne e cereali ben cotti e frullati, nelle quantità suggerite dal veterinario.

È normale che, all’inizio, possano rigurgitare i bocconi. In ogni caso, nel giro di 4-5 settimane, lo svezzamento si può ritenere avvenuto, e i gattini si alimentano soltanto con cibo solido, da proporgli in 3 razioni giornaliere.

Quando si può togliere un gattino alla mamma

Sicuramente, i gattini devono stare con la mamma per tutta la durata del periodo di allattamento. Il distacco avviene in maniera naturale fra le 8 e le 10 settimane di vita dei piccoli.

Per i primi 10 giorni i gattini hanno gli occhi chiusi e il loro sviluppo motorio è piuttosto lento: cominciano a camminare verso i 20 giorni. Da questo momento in poi, iniziano ad esplorare il mondo che li circonda in maniera sempre più autonoma.

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Valerio Guiggi

Classe 1988. Laureato in Veterinaria e abilitato alla professione, si è sempre interessato alla branca della veterinaria che si occupa di Sicurezza Alimentare e Ispezione degli Alimenti, discipline per le quali a fine 2016 diventa specialista. Nella vita si occupa di consulenza sanitaria e normativa ad aziende che producono alimenti. Da sempre appassionato di scrittura, diventa articolista parlando di tematiche tecnologiche nel 2011 per unire la sua passione alla sua professione dopo la laurea. Scrive su Tuttogreen da giugno 2015, occupandosi di tematiche inerenti la sicurezza e la qualità alimentare.

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