Origine ed evoluzione del gatto domestico
Caratteristiche, comportamento, differenze e somiglianze con il gatto selvatico
Chi ha un gatto domestico sa bene che si tratta di un animale da compagnia un po’ atipico. Se il cane è un compagno fedele, il gatto sa invece essere molto indipendente e a volte schivo. Tuttavia, quando vuole, sa bene come andare alla ricerca di coccole e attenzioni. Per capire molti dei suoi comportamenti, può essere utile conoscere quali sono le sue origini.
Sommario
- Caratteristiche fisiche del gatto domestico
- Nome scientifico del gatto domestico
- Specie
- Origine del gatto domestico
- Comportamento del gatto domestico
- Carattere del gatto domestico
- Quanto vive un gatto domestico
- Gatto domestico e gatto selvatico
- Gatto domestico fuori casa
- Gatto domestico e toxoplasmosi
- Altri approfondimenti
Caratteristiche fisiche del gatto domestico
Nonostante esistano più di 100 razze, i gatti domestici possiedono caratteristiche fisiche comuni.
- Forma del corpo flessuosa e massiccia
- Struttura ossea composta da circa 250 ossa
- Peso medio da 4 a 6 kg
- Lunghezza media 75 cm
- Pelo: lungo o corto a seconda della razza
- Mantello: può essere a tinta unita, tigrato, a 2-3 colori, a seconda di razza ed origine del gatto
- Coda: in base alla razza può avere forme e lunghezze differenti
- Occhi: di vari colori, anche diversi fra loro
- Capacità di muoversi in maniera agile e scattante
- Zampe dotate di artigli affilati e retrattili
- Camminata lenta e silenziosa
- Capacità di arrampicarsi e di spiccare salti
- Frequenza cardiaca: 110/140 battiti al minuto
- Temperatura corporea da 38 a 38,5 °C
- Frequenza respiratoria normale: 10/20 respiri al minuto
Nome scientifico del gatto domestico
Ci sono due termini per indicare il gatto domestico: Felis catus Linnaeus e Felis silvestris catus Linnaeus. Si tratta di un mammifero carnivoro della famiglia dei Felidi.
Il vocabolo italiano “gatto” proviene dal latino medievale ‘gattus‘ o dal latino classico ‘cattus‘.
Specie
Il gatto domestico rientra nella razza di gatto europeo. Non ha certificazione né pedigree.
Origine del gatto domestico
Il gatto domestico deriva dal Felis silvestris var. Libyca, un felino selvatico di origine africana il cui processo evolutivo risale a 6 milioni di anni fa circa.
Appartiene alla famiglia Felidae, dell’Ordine Carnivora, comparsa fra 12 e 15 milioni di anni fa.
Pare che il genere Felis Silvestris comprendesse 5 sottospecie:
- gatto selvatico africano (Felis silvestris libyca)
- gatto selvatico asiatico (Felis silvestris ornata)
- gatto selvatico europeo (Felis silvestris silvestris)
- gatto selvatico sud africano (Felis silvestris cafra)
- gatto cinese delle montagne (Felis silvestris bieti)
Comportamento del gatto domestico
Per sua natura, il gatto è un cacciatore-predatore. Per questo motivo, ha i sensi molti sviluppati, doti e peculiarità che ha mantenuto anche a seguito del processo di “addomesticamento”. In particolare, il gatto:
- vede anche quando c’è pochissima luce. Inoltre, come gli umani, ha una visione binoculare ed è in grado di percepire le distanze
- avverte frequenze non udibili dagli esseri umani. Ha quindi un udito molto fine, anche grazie alla capacità di orientare i padiglioni auricolari, cosa che gli permette di capire da dove proviene esattamente un rumore
- ha il senso del gusto molto sviluppato
- ha un fiuto molto sviluppato in quanto possiede circa 200 milioni di terminazioni olfattive, molte di più rispetto al cane
- è in grado di capire se un cibo è buono oppure no, per questo motivo annusa sempre tutto prima di mangiare
- possiede un senso del tatto molto ben sviluppato grazie ai cosiddetti vibrisse, presenti nei baffi, nelle sopracciglia, sotto le zampe e sotto al mento. Oltre a percepire gli ostacoli, riesce ad orientarsi bene al buio
Carattere del gatto domestico
Molto intelligente il gatto domestico è un animale territoriale e crepuscolare. Caccia piccoli animali (roditori, uccellini, lucertole…).
Essendo un animale territoriale, marca il proprio territorio emettendo feromoni.
Molto arguto, riesce ad imparare dalle esperienze vissute e può anche essere addomesticato per rispondere a semplici istruzioni.
Piuttosto solitario, sa essere anche socievole e può anche aggregarsi a gruppi di gatti.
Molto indipendente, il gatto domestico è spesso opportunista. Ma è anche un ottimo compagno che, quando vuole, sa anche essere affettuoso e giocherellone. Inoltre, ama molto le coccole.
Comunica attraverso le fusa, le posizioni di parti del corpo (coda, baffi, orecchie) e vari vocalizzi.
Quanto vive un gatto domestico
Di media, un gatto vive 12 anni, ma non mancano casi di esemplari che raggiungo e superano i 17. Molto dipende infatti dalla genetica, dallo stato di salute, il tipo di alimentazione e lo stile di vita.
Un gatto più selvatico, invece, che vive principalmente fuori casa, ha una vita media che si stima attorno ai 10 anni.
Possiamo suddividere la vita di un gatto in varie fasi:
- gattino (da 0 a 6 mesi): fase di crescita più rapida. A 6 mesi avviene la maturità sessuale, da tener conto se si ha intenzione di sterilizzare l’animale
- gatto giovane (da 6 mesi a 2 anni): avviene il completamento della crescita, sia muscolare che caratteriale. Deve cambiare anche l’alimentazione del gatto, facendo attenzione alle quantità, specie se il gatto è stato sterilizzato in quanto tende ad ingrassare
- nel fiore degli anni (da 3 a 6 anni): consolidamento caratteriale e comportamentale
- gatto maturo (da 7 a 10 anni): il gatto diventa più sedentario e tende ad ingrassare. É importante integrare la sua alimentazione con vitamine C ed E
- anziano (da 11 a 14 anni) e geriatrico (dai 15 anni di età): il pelo diventa più secco e meno lucente, e cominciano a comparire i primi peli bianchi sul muso. Controlli periodici dal veterinario sono importanti per controllare lo stato di salute generale
Ecco il nostro approfondimento specifico dedicato a come calcolare l’età del gatto in rapporto agli anni umani.
Gatto domestico e gatto selvatico
Difficile indicare in maniera esatta e precisa quando il gatto selvatico è stato addomesticato.
Da un reperto rinvenuto a Cipro negli anni ’80, i ricercatori hanno ipotizzato che l’addomesticamento possa essere avvenuto circa 8.000 anni fa, dal momento che l’unica via attraverso cui un gatto avrebbe potuto raggiungere l’isola era solo tramite una nave con esseri umani a bordo.
Il ritrovamento di un gatto sepolto volutamente insieme ad un uomo, si è poi dedotto che l’addomesticamento dei gatti risalga ad un’epoca ancora precedente, circa 9.500 anni fa.
Alcuni ricercatori, poi, sostengono che il processo di addomesticamento iniziale risalga a circa 12.000 anni fa, nella Mezzaluna Fertile, all’epoca dei primi insediamenti agricoli. A tal proposito, gli storici sostengono che di aver cominciato ad accogliere nelle loro case i gatti selvatici, vedendo in essi benefici vantaggi per cacciare ratti e topi dai depositi di cereali.
Tuttavia, indipendentemente dal momento storico in cui il processo di addomesticamento ha avuto inizio, è interessante sapere che le radici selvatiche del gatto hanno influito sulle caratteristiche e sui tratti del gatto domestico. Basti dire che, tutt’oggi, il DNA del gatto domestico è simile al 95% a quello dei felini, dai quali ha ereditato molti istinti.
Vediamo quindi nello specifico cosa accomuna i gatti domestici ai loro antenati:
- dieta carnivora
- istinto di caccia
- tecnica di agguato: restare in attesa e colpire la preda con scatto fulmineo
- necessità di dormire molte ore al giorno
- cacciare dal crepuscolo all’alba
- marcare il territorio
- pulirsi per gran parte del tempo per mantenere il proprio odore neutro, così da non essere individuati dalla preda
- “fare la pasta”: allo stato selvatico, questo gesto serve per creare un nido e controllare l’assenza di pericoli e/o potenziali predatori
Gatto domestico fuori casa
Una delle domande più comuni che ci si pone quando si prende un gatto è dove è bene farlo vivere. Abbiamo visto che, date le sue origini, un gatto è un animale predatore, che quindi vivrebbe benissimo fuori casa. Tuttavia, il processo di addomesticamento ha portato il gatto ad essere un animale poltrone. Molto poi dipende dalla razza e dal carattere dell’animale stesso.
Se il gatto reclama spesso l’esigenza di stare più tempo fuori, posizionandosi accanto alla porta, è bene valutare la possibilità di farlo uscire regolarmente.
Per un gatto, la vita all’aperto ha molti vantaggi:
- possibilità di fare attività fisica, riducendo così il rischio di sviluppare patologie come diabete ed obesità
- stimolare curiosità
- andare alla scoperta di spazi nuovi
Tutti fattori che contribuiscono al raggiungimento di un certo benessere dell’animale.
Tuttavia, la vita all’esterno comporta anche dei rischi per il gatto, come ad esempio:
- pericolo di incidenti, specie se si vive in zone molto trafficate
- rischio di allontanarsi troppo e di perdersi
- maggiore esposizione a parassiti e malattie infettive
- rischio di aggressione da parte di altri animali, simili e non
- pericolo di ingerire sostanze tossiche (piante velenose, veleno per topi e lumache…)
Gatto domestico e toxoplasmosi
Una delle ansie più comuni dalle mamme in dolce attesa è quella di contrarre la toxoplasmosi, una infezione provocata dal parassita Toxoplasma gondii, che si può trasmettere all’uomo attraverso i gatti, così come anche attraverso la carne cruda e vegetali contaminati.
In linea generale, contrarre la toxoplasmosi da un gatto casalingo è piuttosto improbabile. Perché ciò accada, infatti, devono manifestarsi una serie di condizioni. Anzitutto, il felino deve essere infettato, e quindi deve aver mangiato carne cruda contenente il parassita. Inoltre, il micio portatore espelle le cisti del protozoo solo attraverso le feci. Dopodiché, perché tali cisti si attivino, divenendo pericolose, queste devono rimanere esposte all’aria per almeno 24 ore e poi entrare a contatto diretto con la bocca o le mucose della donna incinta.
In pratica, le basilari norme igieniche sono sufficienti per ridurre il rischio di contagio quasi a zero.
In ogni caso, la raccomandazione è quella di pulire la lettiera del gatto almeno una volta al giorno, proteggendosi con guanti e mascherina monouso. Al termine delle operazioni, lavarsi poi le mani con molta cura.
Altri approfondimenti
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Ultimo aggiornamento il 25 Settembre 2023 da Rossella Vignoli