Agricoltura biologica

Quando l’agricoltura aiuta a cambiare vita e ti trova un lavoro

Braccia non più rubate ma restituite all’agricoltura, come risposta alla lunga crisi economica, perché fare il contadino è uno dei sogni di chi vuole cambiare vita.

Quando l’agricoltura aiuta a cambiare vita e ti trova un lavoro

Infatti in questi ultimi anni stiamo sempre più assistendo a scelte di vita radicali, spesso vincenti,  basate sul ritorno alla terra. Eccovi cinque storie di successo, che dimostrano come a volte bastino un po’ di originalità e creatività – oltre che dei soldi da investire –,  per volgere la buona sorte dalla propria parte. Abbiamo raccolto alcune storie interessanti di giovani che, fuggiti dalla città, sono approdati ad un mondo agricolo in cui hanno trovato il lavoro della loro vita.

Partiamo dalle Marche. Nel 2009 un giovane studente di statistica romano, Paolo Guglielmi, decise di trasferirsi nella piccola proprietà dei nonni a Monte San Vito (An), per dare una svolta al proprio futuro che si prospettava poco soddisfacente e fantasioso. Grazie al suo intuito,  quella piccola azienda è stata trasformata in un moderno agriturismo, denominato “Il Lago nella valle”, che spicca per la produzione di ortaggi biologici venduti direttamente attraverso la rete di “Campagna amica”, per l’area verde destinata alle attività sportive, allo svago e alle cerimonie,  per il lago di pesca sportiva immerso in uno splendido paesaggio, per le zone di addestramento dei cani da caccia, ma soprattutto per la fattoria didattica e il centro socio-educativo-occupazionale rurale.

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Con la proposta per le scuole, che si distingue per l’approccio partecipativo e la pedagogia attiva dell’ “imparare facendo”, questo agriturismo organizza percorsi in fattoria e altri divisi tra classe e azienda, immaginando uno spazio «in cui il bambino in modo autonomo ed in libertà sia guidato alla riscoperta del valore del tempo in senso lato attraverso l’osservazione dei tempi e cicli della natura, lo spazio, la materia, gli organismi viventi con le loro funzioni e bisogni, lo stagno, l’orto, la biologia animale e vegetale, i sistemi produttivi e di trasformazione alimentare», spiega Guglielmi.

Queste agricolonie, o campi scuola in campagna, permettono ai bambini di vivere a contatto con la natura e scoprire le magie dell’agricoltura, coinvolgendoli in varie attività che vanno dal riciclo creativo di materiali e oggetti di scarto alle esplorazioni notturne nel bosco; dalla caccia al tesoro nell’oliveto all’osservazione e conoscenza del lago e degli animali della fattoria ecc.

La vocazione sociale di questo agriturismo è poi particolarmente evidente nel centro socio-educativo-occupazionale rurale, un progetto che sperimenta un modello innovativo di servizio per l’inclusione sociale di persone in condizione di diversa abilità, allo scopo di migliorare la loro qualità della vita e favorire la loro integrazione sociale. Nel contesto agricolo multifunzionale, i disabili sono chiamati a svolgere varie attività in numerose aree (agricola, produzione-vendita, ricettiva, manutenzione spazi e verde, promozionale), in un percorso che li porta a  coltivare rapporti ed a sentirsi utili e gratificati, combattendo così l’isolamento e la marginalità a cui troppo spesso sono ingiustamente condannati.

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Spostandoci in Toscana, l’Università di Pisa ha dato l’occasione di conoscersi a tre studenti, Chiara Innocenti e i fratelli Francesca e Andrea Di Benedetto, che dopo gli studi hanno deciso di mettere in comune le loro sorti e investire dei fondi di famiglia, per costituire nel 2008 Tunia, un’azienda agricola di 25 ettari  a Civitella in Val di Chiana (Ar), che oggi produce tre vini molto apprezzati, vin santo, grappa di vin santo e olio extra-vergine di oliva. Francesca, biologa ed enologa, segue la parte produttiva; Chiara, laureata in economia, si occupa del commerciale, mentre Andrea cura l’aspetto finanziario di questa unità produttiva, nata dalla forte volontà di tre giovani amanti della campagna. Con le sue parole, Francesca Di Benedetto traduce il senso di quest’esperienza che «vuol dire vivere e lavorare in posto meraviglioso, con la soddisfazione di veder migliorare le cose sotto i miei occhi. Vuol dire anche tanta ansia al momento del taglio definitivo di un vino, ma al tempo stesso quella giusta dose di orgoglio quando ciò che ho prodotto mi piace e piace anche agli altri».

Un’azienda coraggiosa, che ha creduto fermamente nella conduzione biologica dei terreni e ha puntato sulla validità dei vecchi vigneti impiantati nel 1970, che si estendono su ben 11 dei 15 ettari totali destinati alla produzione del vino. «Dopo lunghe consultazioni e con un po’ di coraggio, abbiamo fatto sovrainnestare del Vermentino su una porzione del vecchio trebbiano. Non è un’operazione banale su piante di 40 anni, ma grazie alla mano esperta di un mago degli innesti, la percentuale di attecchimento è stata strepitosa. Indubbiamente un vigneto vecchio è mediamente meno produttivo di uno giovane, ma visto che la quantità non è quello che ci interessa, siamo contenti delle nostre scelte», spiegano alla Tunia.

L’azienda aretina è così apprezzata per i due rossi (il Chiassobuio, sangiovese al 90%, raccolto tutto nei vigneti vecchi, e il Cantomoro, cabernet sauvignon al 100%, prodotto con le uve dei vigneti più giovani), il bianco gentile della famiglia (il Chiarofiore, prodotto con trebbiano e vermentino dalle vigne vecchie, che subisce comunque un processo di fermentazione sulle bucce per non farlo sentire troppo diverso dai suoi nerboruti fratelli) e il vin santo prodotto solo da uve trebbiano, croce e delizia per la lunga e faticosa lavorazione, ampiamente ripagata al momento in cui giunge nei calici.

Per la produzione della grappa di vin santo, Tunia si è affidata all’esperienza della Distilleria Nannoni, aggiudicandosi la medaglia d’oro al Concorso dell’ANAG 2011 nella categoria “grappe giovani”, mentre la cura dei 600 olivi ha permesso la prima produzione d’olio extra-vergine nel 2010, così che possiamo definire l’azienda aretina vitivinicola a tutti gli effetti.

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In Veneto, una giovane commessa ha mollato il suo lavoro per dedicarsi anima e corpo all’industria del letame. Dai negozi alle stalle: Chiara Andretta ha ripreso in mano le sorti di un’azienda di famiglia sita in provincia di Venezia, rivitalizzandola al punto da riuscire a realizzare uno dei primi impianti a biogas della Regione Veneto.

Oggi la Società agricola Andretta e Bizzotto conta 700 capi bovini che giungono in azienda ad un anno d’età e vi restano per sette mesi. Dai loro reflui zootecnici si ottiene il gas che viene trasformato dall’impianto in quell’energia elettrica (la produzione attuale è di 1 megawatt) che riesce a coprire il fabbisogno di ben 300 case da 120 mq.

Sia l’impianto a biogas che l’essiccatoio sono collegati in remoto, così che, grazie a Internet, possono essere facilmente gestiti e controllati da ogni parte del mondo. Il trattamento delle deiezioni dei bovini permette quindi di produrre energia pulita, fornendo lavoro e aiutando l’ambiente. All’Andretta e Bizzotto non hanno mai trovato posto né il carbone né il petrolio, mentre ultimamente si è riusciti a ridurre anche i quantitativi di concimi organici nitrati, incentivando così la tendenza alla produzione di energia in modo sempre più eco-compatibile.

Sulle belle colline che circondano il lago di Varese, precisamente nel Comune di Casale Litta, frazione di Bernate, sorge dal 1976 la Fattoria Pasqué, un’azienda zootecnica che nel corso degli anni ha notevolmente esteso le sue attività a partire dalla ricettività, fino a diventare uno dei più noti agriturismi del varesotto. Una storia che inizia quando due coniugi, il tecnico d’industria Francesco Rainero e sua moglie Clara, farmacista, decidono di abbandonare le loro professioni per andare a vivere in campagna, a diretto contatto con la natura. Ecco quindi la fattoria, ma quando la coppia si rese consapevole che il semplice allevamento del bestiame per la vendita del latte alla centrale avrebbe reso ben poco, non decise di tornare in città ma si adoperò attivamente per allargare l’offerta alla trasformazione dei prodotti, alla ricettività e alle più svariate attività ludiche e didattiche.

Oggi la Pasqué produce ogni anno circa 150mila litri di latte, che viene sia trasformato in formaggi tipici all’interno del caseificio aziendale, sia utilizzato come ingrediente principale dell’apprezzato gelato di produzione propria. Il negozio aziendale provvede inoltre alla vendita delle altre specialità della casa, quali i salumi, il pollame, le carni avicole, il miele e i dolci, mentre le stesse pregiate carni offerte dal servizio ristorazione dell’agriturismo provengono dai vari allevamenti interni (bovini, ovini, suini, caprini, pollame, conigli ecc.).

La fattoria è aperta tutto l’anno, vanta una notevole capacità ricettiva e offre un ampio ventaglio di proposte per soddisfare tutte le esigenze (banchetti cerimoniali, centri didattici estivi, feste di compleanno, attività ludiche varie ecc.). Particolarmente apprezzati sono i laboratori creativi e didattici per i bambini ,che si svolgono nei giorni feriali per le scolaresche o altri gruppi e nel fine settimana anche per i piccoli in visita con le loro famiglie. Esperienze che invitano i fanciulli a scoprire tutti i segreti sulla vita degli animali e le meraviglie della natura.

Più noti ma di certo non meno originali sono altri due coniugi, i giornalisti Michele Serra e Giovanna Zucconi, che dalla semplice coltivazione di un campo di lavanda in una valle dell’Appennino emiliano hanno deciso di trasformare la loro passione in una vera e propria attività produttiva, fondando l’azienda “Serra & Fonseca“. Grazie all’aiuto di noti specialisti del settore e al “naso” di un Maestro profumiere, i due professionisti della comunicazione si sono introdotti nel mondo della cosmesi ed hanno iniziato a creare fragranze solide, prodotte esclusivamente con materie prime biologiche o di origine naturale.

Come volevasi dimostrare, al fascino della natura e all’armonia del clima agreste non restano insensibili neanche molti personaggi famosi, richiamati ai campi non certo dalla necessità di lavoro quanto dalla ricerca di uno stile di vita più semplice e sano.

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