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Quanto costa realmente l’energia? Uno studio dell’FMI ce lo dice

Pubblicato un report del Fondo monetario internazionale sui costi reali dei combustibili fossili, ancora largamente sovvenzionati direttamente dai Governi e indirettamente dalla collettività!

Quanto costa realmente l’energia? Uno studio dell’FMI ce lo dice

L’FMI (Fondo Monetario internazionale) è una banca mondiale con sede a Washington il cui principale obiettivo è di garantire la stabilità economica a livello globale attraverso interventi monetari finalizzati a favorire la crescita. E non è certo un organismo ambientalista!

Eppure tra i vari interventi dell’FMI c’è anche la ricerca How Large Are Global Energy Subsidies? sui sussidi ‘nascosti’ erogati dai Governi per coprire i veri costi legati alle fonti energetiche quali carbone, gas e petrolio, pubblicato con l’intento di innescare una discussione sui sussidi energetici pre e post tasse che i vari Governi erogano ai produttori e i cui costi reali poi sono scaricati sulla collettività, e rivedere le politiche energetiche.

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I costi ‘nascosti’ dei combustibili

Questi sussidi sono sono aiuti pubblici diretti e indiretti che gravano sul costo energetico vero e proprio, e lo stesso FMI li definisce come la « differenza tra quanto i consumatori spendono per l’energia e il suo ‘vero’ costo, aumentato da una ‘tassa’ aggiuntiva», che varia da Paese a Paese.

Infatti, oltre a quanto si paga per produrre e distribuire energia, il ‘vero costo’ energetico prevede anche valori aggiuntivi per coprire i danni ambientali, come le emissioni di CO2, e gli effetti sulla salute, legati all’inquinamento dell’aria. E sono questi ultimi due a ricadere direttamente sulla collettività.

Il report dell’FMI sui sussidi energetici

Parliamo di cifre astronomiche, che diventano sempre più elevate: 5.300 miliardi di dollari solo per il 2015 pari a 10 milioni di dollari ogni minuto! Nonostante i prezzi siano scesi, le sovvenzioni continuano ad essere molto alte perché sono stabilite tenendo conto dei costi necessari per la fornitura del servizio e dei danni prodotti dall’inquinamento.

Il report sottolinea come, tra i vari prodotti energetici, sia il carbone a ‘ingoiare’ la gran parte dei sussidi, per i suoi alti costi ambientali e per la mancanza di volontà dei Governi a limitarne il consumo. Infatti la maggior parte dei sussidi è elevata per via di un’inadeguata copertura dei danni ambientali a livello di singolo Paese, solo 1/4 del totale è destinato a coprire il cambiamento climatico.

I danni dei sussidi energetici

Un regime perverso con conseguenze gravi sull’ambiente, a livello fiscale, macro-economico e sociale.

L’ambiente è danneggiato, con rischi per la salute, morti premature e aumento dei gas serra nell’atmosfera.

Fiscalmente i costi elevati dei sussidi gravano, aumentandoli, sul debito pubblico, sulle tasse e sulla spesa pubblica nel settore energetico, distogliendo risorse per altri più strategici (come salute, educazione e infrastrutture) per la crescita economica.

A livello macroeconomico questi sussidi scoraggiano investimenti per migliorare l’efficienza energetica e le rinnovabili, e aumentano la vulnerabilità di alcuni Paesi nei confronti dei prezzi dell’energia, che sappiamo essere molto volatili (quante volte il prezzo del petrolio è aumentato o diminuito negli ultimi anni?).

Infine, socialmente parlando la distribuzione dei sussidi è iniqua, infatti il sostegno economico maggiore va ai Pesi più ricchi rispetto a quelli a basso reddito.

I dati sollecitano a revisionare al più presto la questione dei sussidi energetici. Fin quando i Paesi potranno godere di tali benefici l’interesse ad investire sulle fonti rinnovabili sarà minimo. Nel frattempo i danni dell’inquinamento neanche si contano più ed aumentano così anche i costi fiscali.

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Se non s’intervenisse a compensare gli effetti negativi sull’ambiente prodotti dai combustibili fossili, forse ci sarebbe maggiore interesse a ridurre il fenomeno e i fondi potrebbero essere dirottati su altri settori, come la salute o le infrastrutture pubbliche.

Facendo un’analisi sulle proiezioni future, in assenza di tali sovvenzioni vi sarebbe una riduzione di CO2 pari al 20% con un conseguente calo della mortalità da inquinamento al 55%. Inoltre il Pil potrebbe crescere fino al 3,6%.

Al momento in cima alla graduatoria per i sussidi più onerosi troviamo Cina e Stati Uniti, seguiti da Russia, India e Giappone.

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Molti continuano a lamentare il paradosso: i Governi sovvenzionano investimenti su settori che producono danni ambientali e poi intervenire per riparare a questi ultimi.

Non sarebbe più logico e coerente sovvenzionare esclusivamente progetti e attività a basso impatto ambientale?

Alessia Fistola

Nata in Abruzzo nel 1982, si trasferisce a Roma per conseguire una laurea e un master in psicologia, ma dopo una decina d'anni rientra nel suo piccolo paese ai piedi della Majella, fuggendo dalla vita metropolitana. Attualmente coniuga l'attività di psicologa libero professionista con la passione per la scrittura, un hobby coltivato sin dalle scuole superiori. Collabora con la redazione di Tuttogreen dal 2011, cura un blog personale di taglio psicologico e scrive articoli per un mensile locale. Nel tempo libero ama passeggiare nei boschi e visitare i piccoli borghi, riscoprendo le antiche tradizioni d'un tempo.

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