Mele senza sapore e farinose? È colpa del caldo e della CO2
Come il cambiamento climatico ci sta mangiando il nostro frutto preferito
‘Una mela al giorno leva il medico di torno’ dice il proverbio, e lo sarebbe ancora, se non fosse che le mele moderne sono sempre meno saporite e succose. Tutti vorremmo mordere una mela croccante, saporita, acida al punto giusto, e non farinosa, ma sembra diventata un’impresa ardua. E la colpa sembra del caldo e della CO2, in parole povere, dei cambiamenti climatici.

Sommario
Perché le mele non sanno più di mela?
Croccanti, succose, aromatiche: così ricordiamo le mele della nostra infanzia.
Oggi invece capita sempre più spesso di mordere un frutto insipido, farinoso e privo di profumo. Ma non è solo questione di cultivar: la scienza punta il dito sul riscaldamento globale.
Cosa dice la scienza
Uno studio condotto in Giappone (Fonte: Changes in the taste and textural attributes of apples in response to climate change, 2013) ha dimostrato come negli ultimi 40 anni l’aumento delle temperature abbia ridotto in modo significativo l’acidità e la compattezza delle mele Fuji:
- Acidità diminuita dello 0,16 g/L per decennio
- Consistenza ridotta di 0,18 kg per decennio
In Cina, ricerche analoghe (Fonte: Zhang, 2020) confermano che l’esposizione a temperature elevate altera la sintesi degli zuccheri e degli acidi organici, peggiorando sapore e tessitura.
Perché il clima incide sul sapore delle mele?
La maturazione della mela è un processo lento e complesso, regolato da escursioni termiche, fotoperiodo e disponibilità idrica. Il cambiamento climatico interferisce in tre modi principali:
- Caldo eccessivo: anticipa la maturazione, ma riduce la sintesi di acidi e zuccheri
- Mancanza di freddo invernale: compromette la fioritura e la regolarità del raccolto
- CO2 alta: accelera la crescita ma diluisce gli aromi e i fitonutrienti
Conseguenze sul consumatore
Per questa tendenza le mele diventano sempre meno acide e più dolciastre, con una polpa dalla consistenza più farinosa e perfino molle, e più soggette a imbrunimenti e marcescenza precoce.
Secondo Coldiretti, per capirci, oltre il 30% dei consumatori italiani si è detto insoddisfatto del sapore delle mele acquistate nel 2023.
Il tentativo di correggere il tiro c’è. Molti consorzi, in collaborazione con le facoltà di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università, che gestiscono la coltivazione delle mele, sia in Italia che all’estero, sta mettendo a punto nuovi cultivar in cui bilanciare l’acidità e la dolcezza e dare maggiore compattezza e croccantezza alla polpa, anche in climi più caldi. Per questo nascono sempre nuove tipologie di mele che sono proposte sul mercato a fianco delle varietà storiche.
Lo studio giapponese sulle mele
Le mele (al pari di tanta altra frutta) non sono più quelle di una volta per colpa del cambiamento climatico.
A queste conclusioni è arrivato un lungo studio condotto dal team di ricerca dall’agronomo e nutrizionista giapponese Toshihiko Sugiura della National Agriculture and Food Research Organization, che dal 1970 al 2010 ha osservato e analizzato approfonditamente i cicli di fioritura e maturazione di due varietà di mele molto diffuse (Fuji e Tsugaru) in relazione ai cambiamenti climatici degli ultimi decenni.
In particolare, è emerso che l’aumento medio delle temperature nelle province in esame (Nagano e Aomori) ha causato la fioritura precoce delle gemme di entrambe le varietà, influendo negativamente sulla consistenza e il sapore del frutto maturo. Lo studio, infatti, mostra come la rottura precoce dei boccioli (che in genere avviene tra marzo e aprile) influisca negativamente sulla concentrazione di acidi e sulla consistenza della frutta (da -6 a + 30%), mentre la dolcezza tende ad aumentare del 10%.
In altre parole, le mele sono più zuccherine, ma meno croccanti, diventando farinose e insapore. E nonostante il palato del consumatore medio non si sia accorto del cambiamento, i ricercatori sono certi che se si potesse mangiare una mela di 30 anni fa la differenza con quelle attualmente in commercio sarebbe lampante.
Si è comunque osservato lo stesso fenomeno anche nelle piante di uva, di pere, di acero e in molte altre piante da frutto e colture.
Quel che è peggio è che il processo in corso sembra avere prospettive di lungo periodo: in futuro, infatti, il gusto delle mele e della frutta in generale potrebbe peggiorare ulteriormente e la resa dei raccolti diminuire con conseguente danno per l’agricoltura mondiale e l’industria alimentare.
E pensare che c’è chi ancora non crede al cambiamento climatico…
Che fare? I consigli pratici
Ecco come difendersi da queste mele poco appetibili:
- Scegliere varietà antiche (Renetta, Annurca, Golden Delicious, Granny Smith), più ricche di aromi e resistenti
- Scegliere varietà nuove (Ambrosia, Pink Lady, Fuji, RedPop, Lilibet, Cheeky), più bilanciate tra acidità e dolcezza e più resistenti
- Preferire coltivazioni in quota (> 600 m): la notte più fresca aiuta a preservare la qualità
- Comprare da produttori locali che non raccolgono frutti acerbi per la grande distribuzione
- Consumare mele di stagione, tra settembre e novembre
Il lato positivo: più consapevolezza del consumatore
La crisi climatica colpisce anche il nostro palato, ma ci offre l’occasione per ripensare al nostro rapporto con la frutta, scegliendo cibo vero, stagionale e con una storia.
Fonti scientifiche e studi
Per scrivere questo articolo ci siamo basati su queste fonti scientifiche e studi internazionali:
Changes in the taste and textural attributes of apples in response to climate change,T Sugiura, H Ogawa, N Fukuda, T Moriguchi, Scientific Reports, 2013
Fruit maturity affects the response of apples to heat stress, Postharvest Biology and Technology, 2011
Stress induced disorders: effect on apple fruit quality, Washington State Horticulture Association, 2023
Modeling the climate change impacts on major fruits production: Recent evidence from Pakistan, Scientia Horticulturae, 2023
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Ultimo aggiornamento il 18 Luglio 2025 da Rossella Vignoli
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