Oggi parliamo del cheloide, una brutta cicatrice ipertrofica che si può formare sulla pelle a seguito di traumi di diversa natura. Andiamo a capire cos’è, quali sono le cause e come si può prevenire.
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Il cheloide è una cicatrice ipertrofica abnorme che si forma sulla pelle a seguito di traumi, ferite, abrasioni, ustioni, tatuaggi, piercing…
A differenza però delle cicatrici ipertrofiche classiche, cresce in maniera esagerata, estendendosi anche nelle zone limitrofe alla ferita stessa.
Non costituisce una lesione maligna. Tuttavia, molti pazienti lo eliminano per il danno estetico che comporta. La zona colpita, si presenta infatti spesso arrossata e pruriginosa.
Il cheloide si forma non solo sul punto della ferita da rimarginare, ma anche in un’ampia zona circostante. Ecco quali sono le sue caratteristiche:
La diagnosi consiste nel semplice esame obiettivo da parte del medico, o di un dermatologo, ancora meglio. In caso di dubbio, il medico può altresì richiedere l’esecuzione di un esame istologico per assicurarsi che non si tratti di altri tipi di escrescenze della pelle.
Dato atto che il cheloide è una sorta di cicatrice anomala, esso si può formare a seguito di traumi quali:
Le cause della sua formazione non sono note, tuttavia è stato riscontrato che vi è una particolare predisposizione in alcuni soggetti in base a fattori quali:
A questi fattori vanno aggiunti elementi di origine esterna, come
Il cheloide, di per sé, è assolutamente innocuo. Tuttavia, spesso, molti soggetti che ne riportano uno (o più di uno), soprattutto in parti del corpo abbastanza in mostra, preferiscono fare qualcosa per poterlo rimuovere o quantomeno renderlo meno evidente per mere motivazioni di carattere estetico.
La tradizionale asportazione chirurgica è altamente sconsigliata in quanto andrebbe a generare una nuova lesione, ponendo le basi per la formazione di un nuovo cheloide.
Si possono invece mettere in atto tecniche aventi un approccio conservativo. Vediamole qui di seguito
Vanno eseguite a cadenza mensile e, dopo alcuni cicli di cura, il cheloide risulta appiattito e meno evidente. Questa tecnica non è troppo dolorosa e porta buoni risultati, anche se non è da escludere il rischio di una recidiva.
Anche questa metodica appiattisce il cheloide rendendolo così un po’ meno visibile. L’intervento è sicuro e poco doloroso, ma richiede più sedute anche abbastanza costose.
La lesione viene congelata con azoto liquido. Questo trattamento provoca però l’ipopigmentazione, ovvero un eccessivo schiarimento della pelle trattata rispetto al resto dell’epidermide. Tale procedura è quindi improponibile per le persone di pelle scura.
Pur garantendo buoni risultati, questo trattamento non è particolarmente consigliato in quanto gli effetti collaterali sono maggiori dei benefici. A lungo termine, aumenta infatti il rischio di neoplasie cutanee.
Nel caso di un soggetto geneticamente predisposto alla formazione di cheloidi, è possibile agire in via preventiva applicando una crema specifica per questo tipo di cicatrici.
Acquistabile in farmacia, si tratta di un prodotto dall’azione compressiva garantita dai derivati siliconici. Questa crema ha solo carattere preventivo e precauzionale, non fa miracoli quando il cheloide si è ormai formato.
Una volta comparso, è infatti ben difficile eliminarlo con la semplice azione di una pomata. Servirà la chirurgia plastica.
Prevenirli è fondamentale, soprattutto se si è soggetti predisposti. Ciò significa evitare inutili traumi come i tatuaggi, i piercing in varie parti del corpo e gli interventi di chirurgia estetica.
Inoltre, disturbi della pelle, come l’acne, vanno curati curati immediatamente al loro insorgere, per ridurre al minimo il rischio del propagarsi di aree infiammate.
E se è ormai già presente?
Per evitare che degeneri aumentando in dimensione, la cicatrice va tenuta sempre ben pulita. Inoltre si consiglia di applicare tutti i giorni (almeno una volta al giorno) creme nutrienti e antiossidanti.
A volte un tatuaggio tanto desiderato può riservare amare sorprese. I rischi sono tanti e uno di questi è proprio la loro formazione. Questa problematica non dipende né dalla bravura o meno del tatuatore né tantomeno dalle condizioni igieniche del centro a cui ci si rivolge, quanto piuttosto da una predisposizione cutanea assolutamente soggettiva.
Nel dubbio, prima di farsi tatuare, sarebbe buona cosa effettuare una visita dermatologica per appurare se la propria cute è idonea o meno per essere tatuata.
La cicatrice del parto cesareo, trasversale o longitudinale che sia, rappresenta un inestetismo che talvolta può generare complicanze, come appunto cheloidi, ma anche ernie e aderenze.
Nonostante sia difficile, perché nei primi momenti dopo il parto, le neo-mamme hanno tanto altro a cui pensare, è necessario prestare attenzione alla cicatrice e dedicarle le opportune cure.
Da subito, la ferita dev’essere medicata e trattata con cura, seguendo in maniera scrupolosa le indicazioni del medico. Una volta formata la cicatrice, si consiglia di applicare prodotti specifici (farmaci o cosmetici di solito a base di silicone), volti a migliorarne l’aspetto e favorire il suo graduale appiattimento.
Le lesioni cicatriziali possono interessare anche i piani più profondi, compreso il tessuto muscolare. È il caso di strappi muscolari, ferite traumatiche o chirurgiche profonde.
In questo specifico caso, le cicatrici, spesso associate ad aderenze, possono generare focolai di infiammazione che vanno a colpire aree lontane dal distretto di origine.
In base alla loro collocazione, eventuali cicatrici interne possono provocare:
In questo caso, si può trarre beneficio facendo stretching o sottoponendosi trattamenti specifici di massoterapia e fisioterapia strumentale.
Nei casi più estremi, si ricorre infine alla chirurgia.
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