Piramide alimentare, questa sconosciuta… Approfondiamo questo utile strumento messo a punto dai nutrizionisti per spiegare come organizzare la dieta ed aiutare a mangiare bene per vivere in salute, quando e da chi è stata ideata, e la sua evoluzione nel tempo.
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La Piramide degli alimenti, come la parola stessa lascia intendere, è una struttura triangolare che illustra in maniera facile e intuitiva in che modo comporre i piatti. Questo permette di seguire un regime alimentare corretto e di mangiare sano nella vita di tutti i giorni.
La piramide è suddivisa in varie aree ed indica in che modo consumare i vari macronutrienti:
Sviluppata dal Dipartimento statunitense dell’Agricoltura (Veg pyramid) è stata poi modificata sia da coloro che hanno riscontrato imprecisioni nella sua struttura, sia da coloro che volevano in qualche modo mettere in luce il proprio prodotto alimentare, come il caso di alcune multinazionali.
Questo modello grafico rappresenta in un semplice schema piramidale quante volte si dovrebbe consumare un gruppo di alimenti per seguire una sana alimentazione e ridurre così il rischio di malattie croniche.
Questo modello è stato ideato nel 1992 dal dipartimento statunitense dell’Agricoltura (USDA) per dare delle linee guida agli Americani in merito a come mangiare in modo sano e bilanciato, cercando di contrastare anche uno dei più diffusi problemi nutrizionali statunitensi come l’obesità e, con essa, malattie cardiache, coronariche e diabete di tipo 2.
La Piramide USDA è stata spiegata nelle scuole, presentata nei media ed è stata inserita nelle etichette di numerosi alimenti.
La piramide è suddivisa in varie aree (nella versione del 1992 erano cinque aree) e ciascuna indica in che modo e quante volte consumare i macronutrienti. I più numerosi sono alla base e andrebbero assunti quotidianamente; man mano che si sale ci sono gli alimenti che è meglio limitare, e poi quelli che è meglio consumare con grande moderazione.
La prima versione della piramide venne elaborata dall’USDA nel 1992, ma in seguito fu messa in discussione dalla comunità scientifica, così come le versioni del 2005 e del 2011.
La scelta dei cibi posti alla base della dieta sembrava seguire direttive di tipo economico piuttosto che quelle dettate dalle numerose ricerche in merito al legame dieta/salute.
Per esempio, tra i cibi alla base vi erano i cereali raffinati (e non integrali) consigliati prima della frutta e della verdura; mancava una distinzione tra grassi “buoni” e “cattivi” o tra carni rosse e carni bianche o non veniva mai menzionata alcuna limitazione riguardo i latticini.
Il fatto che un organo così importante come l’USDA abbia fallito nel dare linee guida corrette, proponendo invece un’icona alimentare piuttosto discutibile, è dato dal fatto che il gruppo di esperti convocato per la sua ideazione ed elaborazione sia spesso formato non solo da esperti nutrizionisti, dietologi, medici, ma anche da lobby dell’industria alimentare e organizzazioni di vario tipo.
In altre parole, i colossi dell’economia alimentare sono tra i plasmatori della struttura della piramide alimentare.
Essendo la piramide un importante punto di riferimento per le abitudini alimentari e una guida all’acquisto, la sua incidenza sulla spesa settimanale comporterebbe non poche perdite economiche per chi, dai produttori delle bevande zuccherate alle associazioni di carni lavorate, propone sul mercato prodotti non proprio salutari.
I migliori esperti nutrizionisti dell’Harvard School (Harvard School of Public Health) hanno creato un Healty Eating Pyramid, una piramide alimentare corretta, aggiornata nel 2008.
Nel settembre 2011, in seguito alla collaborazione con colleghi dell’Harvard Health Publications, si è realizzato l’Healthy Eating Plate, il piatto della sana alimentazione.
Entrambi i modelli si rifanno alle ultime ricerche scientifiche in merito al legame tra alimentazione e salute.
Di seguito alcuni punti chiave del modello dell’Harvard School:
In questa piramide si pone attenzione anche al sale: numerose ricerche hanno dimostrato come vi sia una correlazione tra diete ad alto contenuto di sodio e aumento del rischio di infarto e ictus.
In sintesi, la piramide alimentare dell’Harvard, come sottolineato dagli ideatori, non va vista in modo rigido ma flessibile: non sono specificate le quantità delle porzioni perché ogni persona dovrebbe regolare la dose giornaliera sulla base di aspetti quali età, corporatura, attività fisica e stile di vita sedentario o meno
In definitiva, la raccomandazione maggiore riguarda (oltre che seguire i livelli per valutare la frequenza con cui assumere determinati alimenti) la qualità del cibo:
Visto l’impoverimento delle sostanze dei cibi che consumiamo, si consiglia anche l’assunzione di integratori alimentari.
L’altro modello proposto dall’Harvard School è l’Heathy Food, ovvero il ‘piatto sano’ che, così come la piramide, è una rappresentazione grafica del concetto di dieta salutare.
Si tratta di un’icona che a colpo d’occhio e in modo pratico illustra come strutturare il nostro “piatto”.
Come si può osservare nell’immagine, il piatto è suddiviso in quattro parti con grandezze diverse (le quali specificano in che volume suddividere la dieta):
Tra le raccomandazioni date dal ‘piatto sano’ c’è quella di privilegiare il consumo di frutta e verdura di stagione (sono più saporite, più ricche di vitamine, fibre e sali minerali e meno trattate con pesticidi e fertilizzanti).
Di lato, sulla sinistra, il ‘piatto sano’ fa riferimento ai condimenti da utilizzare.
Sia la Piramide Alimentare che il Piatto Sano si completano a vicenda, entrambe mettono in evidenza quali cibi migliorano la nostra salute.
La raccomandazione base per star bene è sempre la stessa: limitare ed evitare tutti quegli alimenti che forniscono un sacco di calorie e che hanno un basso valore nutrizionale.
La dieta mediterranea è infine il modello nutrizionale di riferimento per esperti e nutrizionisti dato che identificano le buone pratiche della piramide alimentare nei principi stessi e nelle regole alimentari della dieta mediterranea stessa.
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