La rabbia è una malattia di origine virale che intacca il sistema nervoso di tutti gli animali, principalmente a sangue caldo. Nota soprattutto in collegamento ai cani, può colpire anche l’uomo.
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La rabbia è una malattia infettiva nota anche come Lyssavirus del pipistrello australiano. È infatti il genere di virus che causa la malattia.
Si trasmette da animale ad animale con un graffio o un morso. Con lo stesso principio, può contagiare l’essere umano, anche se semplicemente tocca una animale infetto.
Anche la saliva può essere un trasmettitore della malattia, se viene in contatto con occhi, naso e bocca.
Nelle Americhe, il virus viene trasmesso all’Uomo più spesso dal pipistrello, mentre in altre parti del mondo, come in Europa, i portatori più frequenti sono i cani; i roditori raramente prendono la rabbia.
Se non curata, la rabbia può portare alla morte; solitamente da 1 a 3 mesi dal contagio, più frequentemente entro 1 settimana. Tra i sintomi, troviamo:
È una malattia molto infida in quanto la comparsa dei primi sintomi può avvenire entro 10 gg. come 2 settimane.
In alcuni pazienti, è stata riscontrata un’incubazione di 6 anni. Tutto dipende dal tipo di ferita e dunque dalla quantità di virus introdotto.
Negli animali, oltre a queste manifestazioni, ci possono essere modifiche nella fonesi, ovvero nei suoni che emettono.
Inizialmente, la malattia nell’Uomo si presenta con generici sintomi respiratori e gastrointestinali. Dopodiché la rabbia può avere un decorso furioso, con disturbi psicomotori eccitativi, o paralitico, senza cioè le manifestazioni aggressive.
Le vaccinazioni hanno ridotto drasticamente la presenza della malattia, ma vengono soprattutto indicate per chi lavora a stretto contatto con i pipistrelli o in aree del mondo in cui la rabbia è endemica. Talvolta vengono somministrate anche le immunoglobuline.
Se si sospetta di essere stati contagiati, è utile lavare immediatamente la parte con acqua e sapone, altro detergente, alcol o iodopovidone.
È bene non prendere le infezioni di rabbia sottogamba e sottoporsi subito al cosiddetto protocollo di Milwaukee o di Wisconsin, un trattamento farmacologico per chi non sia stato vaccinato.
La rabbia porta infatti a morte certa; i decessi vanno dai 26mila ai 55mila all’anno, nel mondo.
I Paesi più esposti sono Asia e Africa, in particolare India, Vietnam, Thailandia, dove la malattia viene trasmessa da cani selvatici e canidi.
Ma la rabbia si trova in tutti i continenti eccetto Antartide, Australia e Nuova Zelanda. Nelle Americhe, sono più che altro animali selvatici come volpi, procioni e puzzole a recare la malattia.
È molto più semplice prevenire un’infezione, stando ben attenti a:
La malattia può essere trasmessa anche da scoiattoli, donnole, orsi, criceti, ratti, conigli e lepri; manguste, scimmie, marmotte, lupi, coyote e bestiame, infatti le zone rurali e costiere sono le più colpite.
Anche gli uccelli possono essere contagiati dal virus della rabbia ma sono asintomatici. Secondo alcuni studi, il virus si è adattato alla trasmissione anche agli animali a sangue freddo.
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