Il termoventilatore è un dispositivo elettrico che scalda velocemente. Funziona come un ventilatore ma produce aria calda. Rappresenta la soluzione più adatta per riscaldare stanze piccole e poco (o non del tutto) riscaldata. Un classico esempio è il suo utilizzo in bagno, le mattine d’inverno, quando ci si lava e ci si veste.
In questo approfondimento andremo a vedere nel dettaglio come funziona, quali tipologie esistono e che vantaggi (ma anche svantaggi) presenta in modo da poter fare una scelta consapevole.
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È un piccolo elettrodomestico che produce aria calda consumando energia elettrica. Indicato per riscaldare, rendendo più confortevoli, gli ambienti di dimensioni medio-piccoli nei quali il riscaldamento risulta insufficiente o è assente del tutto.
Genera calore in tempi piuttosto rapidi grazie alla presenza di una ventola che accelera la diffusione del calore stesso.
È costituito da alcune parti essenziali:
Esterno: Forma e dimensioni variabili in base al modello (parallelepipedo, a sfera…), scocca esterna con i tasti per selezionare le diverse funzionalità, e una griglia sulla parte anteriore attraverso cui si ha lo scambio d’aria
Interno: Ventole o turbine all’interno della scocca che risucchiano l’aria dall’esterno, resistenza, cioè il vero e proprio motore che, a seconda del modello scelto, può essere elettrica o in ceramica
Funziona grosso modo come un ventilatore, con la sola principale differenza che, anziché aria fredda, produce calore.
Una volta acceso il dispositivo, l’energia elettrica comincia a scorrere nella resistenza e questa cede una parte di energia sotto forma di calore. Tale calore viene a contatto con l’aria prelevata dalla ventola e la immette nell’ambiente riscaldandolo in maniera graduale.
Ci sono impostazioni basilari che consentono di regolare sia l’intensità di calore rilasciata che la velocità della ventola.
Il termoconvettore produce aria sia calda che fredda, ed è quindi utilizzabile in qualsiasi periodo dell’anno. Inoltre, è dotato di una serpentina che diffonde calore tramite una ventola.
Il termoventilatore genera solo aria calda, e non è presente il ventilatore. Dunque è utilissimo a inizio autunno, quando comincia a fare freddo ma gli impianti di riscaldamento sono ancora spenti.
Esistono vari tipi, che si differenziano tra loro per materiale e struttura, ideati per adeguarsi alle varie esigenze del singolo. Vediamoli nel dettaglio.
Sarà prevalentemente usato nella stanza da bagno, ma è importante optare per un dispositivo in classe IPX1, dove la sigla IP (International Protection) indica lo standard europeo relativo alla classe di protezione di sistemi dall’entrata di liquidi e corpi solidificati. La cifra 1 indica che il dispositivo è salvaguardato da quanto appena detto.
I modelli IPX sono invece a rischio per una stanza piena di umidità come il bagno. Inoltre, è utile la compresenza di un termostato, per evidenziare il surriscaldamento, oltre a funzioni extra come lo spegnimento automatico e l’antiribaltamento.
Analizziamo ora i pro e i contro di questo apparecchi.
Come è facile immaginare, ha anche difetti come:
Tenendo conto di 2000 W, un apparecchio in funzione per 1 ora consuma 2kWh circa. Ponendo l’esempio di 0,22 €/kWh, un’ora di utilizzo costa circa 0,44 euro.
Quelli in ceramica sono più vantaggiosi in termini di consumo perché si raffreddano più lentamente e quindi continuano a scaldare l’ambiente anche una volta spenti.
Per il posizionamento o l’installazione è importante rispettare determinate distanze al fine di ottenere un funzionamento corretto ed evitare rischi.
Se si opta per un modello a parete, è bene verificare prima dell’acquisto di avere un punto dove poterlo collocare. In questo caso, la distanza dal soffitto dev’essere di minimo 50 cm.
Per la distanza da terra, almeno 180 cm, così da poter indirizzare l’aria in maniera uniforme verso il basso.
Nel caso d’installazione in bagno, è fondamentale acquistare un modello IP24, sigla che identifica tutti i modelli ideali per le stanze più umide perché resistono agli schizzi d’acqua. Oltre a ciò in bagno, va tenuto ad almeno 50 cm di distanza da vasca, doccia e lavabo.
Di solito, una delle cause più comunioni di questo problema è la polvere che si accumula nella parte interna provocando così un surriscaldamento della resistenza.
Per farsi un’idea di quanto si consuma, basta semplicemente moltiplicare la potenza del dispositivo per il tempo in cui lo si tiene acceso.
In pratica, un apparecchio da 500 W tenuto in funzione per 3 ore consecutive, consumerà 1500 1,5kWh (500×4=1500Wh).
Per una corretta manutenzione è sufficiente utilizzare un panno morbido o in microfibra inumidito con dell’acqua insaponata. Evitare invece prodotti abrasivi o corrosivi.
Il prezzo medio non è molto elevato. I modelli mini da 500 W costano poche decine di euro e sono sufficienti per stanze molto piccole.
Ad ogni modo, il prezzo può comunque aumentare a seconda della potenza, della marca e del modello. I modelli più sofisticati, dotati di telecomando e magari collegati anche a schermi digitali, possono anche arrivare a 150-200 euro. Ecco alcuni esempi:
Dopo aver spiegato cos’è, con tutti i suoi pro e centro, passiamo ora a vedere i fattori da prendere in esame se si decide di acquistarne uno.
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