I primi ad utilizzare il termine “bioaccumulo” furono dei naturalisti americani che, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, trovarono elevate concentrazioni di DDT nell’organismo di alcune specie di uccelli. A seguito di questa scoperta, nel 1973 il DDT fu bandito dagli Stati Uniti e da molti altri Paesi. Ma andiamo a scoprire meglio cosa si intende con il termine “bioaccumulo” e come va ad influire sugli organismi viventi, essere umani inclusi.
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Con il termine bioaccumulo (anche accumulo biologico) si intende il processo attraverso il quale sostanze tossiche inquinanti organici persistenti (come le diossine, il DDT, il mercurio e i metalli pesanti in genere) si accumulano all’interno di un organismo in concentrazioni superiori a quelle riscontrate nell’ambiente.
Nello specifico, tali sostanze vanno ad accumularsi nel sistema nervoso centrale e nel tessuto adiposo.
In base alle caratteristiche proprie della sostanza, tale accumulo può avvenire attraverso qualsiasi via:
Metalli pesanti, pesticidi o sostanze chimiche organiche entrano nei sistemi viventi tramite acqua o cibo. Il bioaccumulo avviene attraverso le catene alimentari.
L’accumulo di sostanze tossiche è minore nei livelli trofici inferiori rispetto a quello dei livelli trofici superiori.
In genere, il corpo possiede meccanismi propri in grado di rimuovere tutti i prodotti indesiderati e tossici dal corpo. Il principale filtro del corpo umano sono i reni.
Ciò vuol dire che il bioaccumulo si verifica quando il tasso di accumulo è molto più alto rispetto al tasso di rimozione. Ma non solo. Per smaltire le tossine attraverso l’urina, tali sostanze dovrebbero essere solubili in acqua. Le sostanze bioaccumulative sono invece normalmente liposolubili e non è possibile frantumarle in molecole più piccole. Per questo tendono a rimanere nel corpo.
Tra le sostanze bioaccumulabili dobbiamo anzitutto nominare i cosiddetti POPs (“Persistent Organic Pollutants” ovvero “Inquinanti Organici Persistenti”). Si tratta di sostanze tossiche che si concentrano negli organismi viventi in quantità molto superiore a quella riscontrata nell’ambiente.
Sono sostanze altamente persistenti che richiedono tempi lunghissimi per essere degradate.
I POPs più noti sono:
L’esposizione costante e cronica, anche a basse concentrazioni, di POPs può portare a:
La biomagnificazione è l’aumento della concentrazione di una sostanza tossica nel tempo quando si passa da un livello inferiore ad uno superiore della catena alimentare.
Affinché avvenga la biomagnificazione, le sostanze inquinanti devono essere:
La differenza sostanziale tra bioaccumulo e biomagnificazione sta nel fatto che il bioaccumulo si riferisce all’accumulo di una sostanza chimica tossica nel corpo di un organismo vivente mentre la biomagnificazione è l’aumento della concentrazione di una sostanza chimica tossica quando si passa da un livello ad un altro della catena alimentare.
Il mercurio rientra nei processi di biomagnificazione. Si tratta di un metallo pesante che si trova in piccole concentrazioni nell’acqua di mare. Viene assorbito dalle alghe ed entra così nella catena alimentare. Nei pesci più longevi (come il tonno e il pesce spada) ed anche in alcuni molluschi, il mercurio si accumula in concentrazioni elevate con conseguenze sia sulla queste specie medesime che su coloro che, a loro volta, se ne nutrono. Il mercurio è un metallo tossico che va a danneggiare il sistema nervoso centrale, in modo irreversibile.
Il bioaccumulo e la biomagnificazione di inquinanti tossici possono mettere a rischio la salute umana. Consumando organismi che si trovano in una delle posizioni più alte della catena alimentare, siamo esposti ad alte dosi di alcune sostanze chimiche nocive.
Per ridurre la nostra esposizione a tali sostanze dovremmo cercare di ridurre il più possibile il consumo di alimenti di origine animale, o comunque mangiare con moderazione tonno e pesci simili. Indicativamente si consiglia di non superare una porzione a settimana.
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