Mangiare sano

Etichetta: data di scadenza e ‘da consumarsi entro’

Cosa vogliono dire queste due indicazioni sugli alimenti

Non tutti selezionano con cura l’acquisto ed il consumo degli alimenti prestando attenzione alla data di scadenza e ‘a consumarsi entro’. Attorno a queste indicazioni sull’etichetta alimentare c’è ancora un bel po’ di confusione. Proviamo a fare chiarezza a riguardo della data di scadenza e di consumo che trovate sugli alimenti, i farmaci ed i cosmetici.

Etichetta: data di scadenza e ‘da consumarsi entro’

Una ricerca condotta nel Regno Unito dalla WRAP (Waste & Resources Action Programme) rende noto che una percentuale molto elevata di consumatori, dal 45 al 49%, scarta gli alimenti a causa di una errata comprensione dei termini di scadenza. In totale i cibi scartati per un’errata comprensione delle etichette si aggirerebbero intorno al 20%. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Cos’è la data di scadenza

Innanzitutto quando parliamo di data di scadenza facciamo riferimento al periodo entro cui un alimento correttamente conservato viene ritenuto igienicamente idoneo. Tuttavia questo non vuol dire che il giorno dopo il prodotto sia da buttare, tanto è vero che bisogna sempre accertarsi della qualità dello stesso e nel caso in cui non si rilevino alterazioni si può consumare l’alimento in tutta tranquillità.

La data di scadenza è una indicazione apposta su alimenti, farmaci, prodotti cosmetici e prodotti di consumo, che segnala il termine ultimo entro il quale il produttore garantisce l’integrità e la piena efficacia del prodotto, assumendo che sia stato conservato secondo le indicazioni fornite.

Dopo questa data, il produttore non può più garantire che le qualità del prodotto rimangano inalterate, e deve considerarsi non più sicuro o efficace come quando è stato prodotto.

Per gli alimenti, la data di scadenza è particolarmente importante perché consumarli oltre tale data può comportare un rischio per la salute, si possono sviluppare dei batteri patogeni o verificare una perdita di valori nutrizionali e caratteristiche organolettiche, con alterazione cioè di gusto e odore.

Tutti gli alimenti deperibili presentano in etichetta obbligatoriamente la ‘data di scadenza’, che è una data rigida.

Approfondendo la regolamentazione in materia, si scopre però che solo il latte artificiale necessita di una data di scadenza, tutti gli altri alimenti non deperibili nell’immediato presentano la dicitura ‘termine minimo di conservazione’. Quest’ultima non è obbligatoria per frutta e verdura fresche, i prodotti da forno e pasticceria, vino, aceto, sale, zucchero, prodotti da banco.

Infine, per i farmaci, la data di scadenza è fondamentale per la loro efficacia. Oltre questo termine il principio attivo può degradarsi, riducendo l’efficacia del farmaco o comportando il rischio di effetti collaterali.

Cosa vuol dire ‘da consumarsi entro’

La data di durabilità minima che corrisponde alla dicitura ‘da consumarsi preferibilmente entro’ o ‘da consumarsi entro’ e che grazie alla facilità di semplificazione tipica della lingua inglese è comunemente nota con la scritta Best Before, non è una data di scadenza.

Si tratta piuttosto di un suggerimento del produttore. Dopo questa data, la qualità del prodotto potrebbe iniziare a declinare, ma non necessariamente diventare insicuro, nocivo o da consumare immediatamente.

Etichetta: data di scadenza e 'da consumarsi entro'

Cosa succede se si consuma oltre la data di scadenza

l consumo di alimenti dopo la data indicata sulla confezione per la scadenza può comportare diversi rischi e conseguenze, a seconda del tipo di alimento e di quanto tempo è passato dalla data di scadenza.

  • Intossicazione alimentare: alcuni alimenti, in particolare quelli ricchi di proteine e umidità, come carne, pesce, latticini e preparazioni pronte, possono diventare terreno fertile per batteri patogeni (come Salmonella, Escherichia coli, Listeria) se consumati oltre il termine indicato. Può scatenarsi una intossicazione alimentare, con sintomi che includono nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, febbre e mal di testa, oppure svilupparsi più facilmente una intossicazione da istamina.
  • Perdita di valori nutrizionali: le vitamine e altri elementi nutrizionali si degradano nel tempo. Consumare alimenti scaduti può significare assumere meno nutrienti di quanto previsto.
  • Variazione delle qualità organolettiche:  le caratteristiche intrinseche dell’alimento possono variare, quindi si potrebbe alterare il sapore, la consistenza o l’aspetto, superata la data in cui scade. Ad esempio, un olio irrancidisce, mentre i prodotti da forno diventano semplicemente raffermi o secchi.
  • Sviluppo di tossine: nei prodotti in scatola danneggiati o nei cibi che richiedono una preparazione precisa (come i fagioli rossi), possono svilupparsi naturalmente delle tossine, in particolare se consumati dopo la data di scadenza o se sono conservati in modo improprio.
  • Deterioramento chimico: si può verificare anche un deterioramento dell’alimento a causa di reazioni chimiche naturali che innescano la formazione di composti indesiderati. Ad esempio, la degradazione di grassi e oli può produrre composti perossidi che hanno effetti negativi sulla salute.
  • Impatto psicologico e di comfort: persone ansiose potrebbero sentirsi poco tranquilli a consumare cibi scaduti, indipendentemente dal fatto che siano ancora sicuri da mangiare e conservati in maniera corretta.

Cosa succede a consumare dopo la data del ‘da consumarsi entro’

La dicitura nota anche come Best Before si riferisce ad una data di durabilità minima sia di alimenti che cosmetici e farmaci. Il produttore garantisce che il prodotto mantenga le proprietà indicate, di gusto, aroma e qualità nutritiva ed efficacia, se conservato correttamente, entro quella data.

Consumare un alimento dopo la data del Best Before può avere alcune conseguenze:

  • Minore qualità: non è detto che abbia conservato gusto, odore o consistenza ottimali, pur non essendo nocivo per la salute. In pratica solo l’esperienza di consumo potrebbe essere deludente.
  • Minor contenuto nutrizionale: i nutrienti, soprattutto le vitamine e le proteine, si degradano nel tempo, pertanto, oltre la data minima non è detto che restino immutati i benefici nutrizionali.
  • Sicurezza alimentare: superare la data di durabilità minima non compromette la sicurezza del prodotto, ma comincia il processo di deterioramento che può poi favorire la crescita di microbi nocivi, via via che passa il tempo. Il rischio è più basso rispetto ai prodotti con una data di scadenza fissa.
  • Apparenza alterata: si possono verificare eventuali cambiamenti nell’aspetto, colore o forma, come l’indurimento o l’essiccamento di prodotti da forno, o la separazione di fasi in salse e condimenti.

Questa data è un indicatore di qualità, e non di sicurezza. Molti alimenti possono essere ancora sicuri da mangiare dopo, sebbene la loro qualità possa non essere la migliore. Ma, è sempre consigliabile esaminare il prodotto attentamente: verificare l’odore, l’aspetto, la consistenza e, se tutto sembra normale, assaggiare una piccola quantità prima di decidere di consumarlo in quantità maggiori.

Cosa dice la legge sulla conservazione degli alimenti

La legge italiana recepisce le normative europee e con il DL 109 del 27 gennaio 1992 regola l’etichettatura e la presentazione dei prodotti alimentari,

Stabilisce che i prodotti alimentari che sono microbicamente pericolosi e quindi potrebbero, dopo un breve periodo, presentare un pericolo immediato per la salute umana, devono avere in etichetta la data vicino alla scritta ‘Da consumarsi entro’, altrimenti non possano essere venduti o distribuiti o consumati.

Per cui i supermercati rimandano indietro i prodotti e ottengono delle partite di prodotti freschi sotto forma di reso. Tuttavia sono noti alle cronache casi di contraffazione delle date di scadenza in cui lo stesso prodotto viene re-immesso sul mercato.

Etichetta: data di scadenza e 'da consumarsi entro'

Per quanto riguarda la dicitura ‘da consumarsi entro’, invece, la legge non vieta la vendita di alimenti dopo tale data, ma stabilisce che sia responsabilità del venditore assicurarsi che il cibo sia ancora in condizioni accettabili per il consumo e non rappresenti un rischio per la salute. Questa indicazione è generica e si applica ai prodotti alimentari che non sono immediatamente pericolosi dopo il superamento della data indicata. Può essere accompagnata da una descrizione delle condizioni che devono essere soddisfatte per garantire la durata espressa.

Etichetta degli alimenti più chiara sulla data di scadenza e ‘da consumarsi entro’

In realtà la scarsa informazione in merito non faccia altro che aumentare lo spreco alimentare, perché spesso il cittadino inconsapevole getta l’alimento nella spazzatura e poi corre al supermercato per farne scorta.

Si entra così in una spirale di consumo irresponsabile che contribuisce ad aumentare le tonnellate di rifiuti, senza considerare gli sprechi in termini di risorse energetiche e non che si rendono necessarie per la produzione industriale.

I Governi dei vari Paesi dovrebbero impegnarsi a mettere a punto un sistema di etichettatura più chiaro, seguendo l’esempio della Gran Bretagna che qualche mese fa è scesa sul campo per eliminare la dicitura sell by ossia ‘vendere entro’ e l’ha sostituita con use by e best by, specificando il periodo in cui dovrebbe consumarsi un prodotto ed il periodo in cui lo stesso si trova nelle condizioni ottimali.

Altre informazioni

Ecco le nostre ricette anti-spreco:

Alessia Fistola

Nata in Abruzzo nel 1982, si trasferisce a Roma per conseguire una laurea e un master in psicologia, ma dopo una decina d'anni rientra nel suo piccolo paese ai piedi della Majella, fuggendo dalla vita metropolitana. Attualmente coniuga l'attività di psicologa libero professionista con la passione per la scrittura, un hobby coltivato sin dalle scuole superiori. Collabora con la redazione di Tuttogreen dal 2011, cura un blog personale di taglio psicologico e scrive articoli per un mensile locale. Nel tempo libero ama passeggiare nei boschi e visitare i piccoli borghi, riscoprendo le antiche tradizioni d'un tempo.

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2 Commenti

  1. D’accordo, ma ci vorrà pure un’indicazione che ci dica entro quanto tempo il prodotto è ancora commestibile, no? Se, faccio un esempio, consumo il latte fresco due giorni dopo la scadenza, perché tanto penso che sia un’indicazione di massima, troppo in anticip rispetto all’effettiva commestibilità del prodtto, avrò una brutta sorpresa: il latte sarpà di rancido e, se scaldato, farà “la ricotta”… parlo epr esperienza diretta (purtroppo).
    Ci sono alimenti che hanno date di scadenza di anni e quindi è ovvio che se li consumo dopo qualche giorno saranno ancora buoni, ma ci sono anche prodotti che si degradano. E comunque ci vuole una data, altrimenti finiremmo per consumare cibi avariati.
    Meglio sarebbe, per evitare sprechi, evitare di produrre e di acquistare più di quanto viene consumato.

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