Il solstizio d’inverno – che quest’anno cade il 21 dicembre 2012 alle 22:47 – è il giorno più corto dell’anno: a partire da questo momento, comincia l’inverno astronomico, che termina il 21 marzo, con l’equinozio di primavera.
Come ogni anno, col solstizio d’inverno, tra il 21 e il 22 dicembre inizierà ufficialmente l’inverno con tutto (speriamo vista la siccità estiva) il suo carico di neve, piogge e temperature rigide. L’aspetto positivo è che le ore di luce tenderanno ad aumentare proprio dal solstizio.
Credere che l’alternanza delle stagioni rappresenti un fenomeno meramente meteorologico non è corretto, scopriamolo meglio le curiosità e le spiegazioni di questo evento astronomico.
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II giorno del solstizio d’inverno, le ore di luce sono pochissime, ed predominano quello di buio, ben 15, rendendo questo giorno il più corto dell’anno, da un punto di vista di luminosità. Ovviamente parliamo dell’emisfero Nord. Accade esattamente il contrario nell’emisfero australe, per cui il 21 dicembre è il giorno più lungo dell’anno.
Naturalmente, la giornata del solstizio è di 24 ore, ma nell’emisfero settentrionale, le ore di luce sono ridotte a 8. D’altra parte, la notte si prolungherà per 15 ore, cioè due terzi di un ciclo di 24 ore, la durata di questa notte sarà quindi la più lunga dell’anno.
A livello astronomico avviene invece una piccola rivoluzione i cui effetti condizionano anche la vita sulla Terra. Si entra nel cosiddetto ‘inverno astronomico’.
Con il solstizio il Sole raggiunge la sua minima declinazione all’orizzonte, e da lì inizia un periodo dell’anno in cui l’astro, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, comincia a raggiunge la massima distanza angolare rispetto all’equatore celeste (e si posiziona nel punto più meridionale nella sua orbita apparente intorno alla Terra).
L’inverno astronomico termina il 21 marzo, in corrispondenza dell’equinozio di primavera.
E’ il Polo Sud ad essere rivolto verso il Sole, mentre sul nostro emisfero i raggi del sole illuminano una superficie minore di quella che rimane ombra.
Basti pensare che in una zona compresa tra il Circolo Polare Artico e il Polo Nord durante il solstizio d’inverno il Sole non sorge. Qui si hanno addirittura 24 ore di buio totale!
Dopo il solstizio d’inverno, le giornate ricominciano pian piano ad allungarsi e la luce torna ad avere la meglio sull’oscurità.
Un momento di morte apparente e di rinascita, dunque, in cui ad una Natura meno generosa gli uomini hanno imparato a contrapporre festeggiamenti e celebrazioni di vario tipo. Da qui l’importanza del solstizio d’inverno nella storia e nell’immaginario collettivo.
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L’evento del solstizio è l’opposto dell’equinozio, il momento in cui il giorno e la notte hanno la stessa durata.
L’equinozio è un momento dell’anno in cui il sole passa da un emisfero celeste all’altro. In questo giorno, il sole passa esattamente allo zenit sull’equatore terrestre (in altre parole, il punto del cielo che è esattamente verticale rispetto all’equatore).
Il solstizio è l’opposto dell’equinozio. Non segna una durata uguale tra giorno e notte, ma una durata minima (inverno) o massima (estate) della luce diurna.
E a volte in modo estremo: al Circolo Polare Nord è buio tutto il giorno e al Circolo Polare Sud è sempre giorno!
Nell’emisfero settentrionale, la primavera inizia alla fine marzo e l’autunno a fine settembre, mentre i solstizi si verificano a fine giugno (per il solstizio d’estate) e dicembre (per il solstizio d’inverno).
Nell’emisfero meridionale è il contrario. Ma equinozi e solstizi hanno una cosa in comune: per convenzione, le date dell’equinozio e del solstizio segnano il passaggio da una stagione all’altra.
Ecco le date e gli orari precisi dei prossimi cambiamenti stagionali che ci porteranno in inverno, per i prossimi anni, fino al 2026, con riferimento all’ora di Roma:
La data del solstizio d’inverno segna l’inizio dell’inverno astronomico ed è un indicatore nelle società per delineare i punti salienti del calendario e delle stagioni.
I solstizi sono stati quindi celebrati da molte civiltà, dall’antico Egitto alle società cristiane.
In realtà, in questo periodo la terra si prepara ad un nuovo ciclo e nei campi il lavoro degli agricoltori non è affatto blando.
Ecco le attività principali:
Nei campi la linfa sembra non scorrere, l’erba è secca e rada, la terra piatta e gelida. La speranza del contadino è che l’inverno porti con sé un po’ di neve poiché il manto nevoso protegge lo strato della terra che custodisce i semi dalle gelate più intense.
Da qui il detto: ‘sotto la neve il pane’ che sintetizza in maniera tenera e simbolica la magia che l’inverno custodisce in grembo.
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