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Doggy bag, la borsina anti-spreco per portare gli avanzi al cane (e non solo)

Significato e origini, in italia e nel resto del Mondo

Se nel resto del mondo chiedere la doggy bag al ristorante è una cosa normalissima, in Italia si è timidi e si tende ad evitare per paura di essere giudicati come tirchi o maleducati.
Ma grazie alla nuova legge anti-spreco, questa buona abitudine entrerà – si spera – a far parte ufficialmente delle nostre consuetudini.

Doggy bag, la borsina anti-spreco per portare gli avanzi al cane (e non solo)

Doggy bag: cos’è

Questo termine inglese si riferisce alla corretta abitudine di chiedere ai camerieri di riporre in un contenitore o in un sacchetto il cibo avanzato dai pasti nei ristoranti o negli hotel.

Si tratta di una prassi ben consolidata in America, ma anche in altri Paesi come Francia e Gran Bretagna. In Italia purtroppo è una pratica ancora poco diffusa. Anzi, spesso gli italiani si vergognano a richiederla.

Nel resto del Mondo, invece, è una abitudine così consolidata che di solito è lo stesso cameriere che, in automatico, prepara un contenitore con gli avanzi dei clienti e glielo consegna all’uscita del locale, senza aspettare che gli venga espressamente richiesto.

Doggy bag: traduzione

Letteralmente, doggy bag vuol dire “vaschetta degli avanzi per il cane”. In realtà si tratta di un’espressione idiomatica: non viene utilizzata per portare gli avanzi di cibo del ristorante al proprio cane, bensì per mangiarlo a casa!

Basti pensare che il 90% di quanti chiedono una doggy bag non ha un cane…

Doggy bag: significato e origini

L’abitudine si portar via dal ristorante ciò che non si è consumato iniziò a diffondersi negli Stati Uniti nel periodo della Seconda guerra mondiale. E si trattava di una pratica diffusa a tutti i livelli della società.

Secondo un’altra versione dei fatti, questa consuetudine ha origine nel 1949, quando il ristorante Dan Sampler’s Steak Joint di New York per primo cominciò ad impacchettare degli avanzi per i suoi clienti. Sul sacchetto era impressa l’immagine di un cane che incitava i clienti più timidi a portar via il cibo avanzato per non sprecarlo.

Le prime doggy bag così recitavano:

Oh where, oh where have your leftovers gone?
Oh where, oh where can they be?
If you’ve had all you can possibly eat,
Please bring the rest home to me!

Che in italiano vuol dire:

Oh dove, oh dove sono finiti i tuoi avanzi?
Dove potrebbero essere?
Se hai mangiato tutto quel che potevi e non ce la fai più,
per favore portami ciò che hai lasciato!

Doggy bag al ristorante

È statisticamente dimostrato che, quasi nessuno, al ristorante, consuma tutto il cibo che ordina. Il resto finisce puntualmente in spazzatura.

Doggy bag

Ma una soluzione c’è. Diffondere ovunque questo strumento antispreco tanto banale quanto importante. Un piccolo grande oggetto di grande civiltà e senso civico.

Doggy bag in America

Negli Stati Uniti le porzioni nei ristoranti sono sempre molto abbondanti. Perché lasciare nel piatto il cibo pagato e destinarlo nel cestino della spazzatura? Tuttavia il problema non sussiste dal momento che è di norma uscire dal ristorante con la vaschetta degli avanzi (non necessariamente destinate al proprio cane).

Perfino l’ex-first lady Michelle Obama si è fatta paladina di questa usanza anti spreco facendosi fotografare più volte mentre porta a casa il cibo recuperato dal ristorante. Lo ha fatto anche durante un viaggio in Italia, all’uscita di una trattoria romana.

D’altra parte, la doggy bag è nata nei caffè e nei ristoranti di San Francisco, dove la lotta contro gli sprechi alimentari è sempre stata molto sentita.

Doggy bag in Francia

In Francia, nell’ambito della lotta contro lo spreco alimentare è stata fatta addirittura una norma che obbliga i ristoranti con più di 180 posti a sedere ad avere in dotazione la doggy bag.

Il tradizionale approccio dirigista e centralizzato di questo Paese ha risolto la lotta contro gli sprechi di cibo approvando una legge che obbliga i supermercati (con multe da 75.000 euro e perfino il carcere) a donare i prodotti ancora commestibili e avanzati al circuito del volontariato per l’assistenza ai poveri.

Doggy bag in Spagna

L’abitudine ha preso piede in alcune grandi città grazie alla presenza di molti turisti stranieri abituati a chiederla. Tuttavia in provincia e nei ristoranti di un certo livello non è visto bene, nonostante si sia fatta una campagna televisiva diventata virale in rete, che ha per protagonista un noto personaggio spagnolo. Il messaggio No lo tiro che invita a portarsi a casa gli avanzi invece che buttarli non ha attecchito dappertutto.

C’è anche da dire che in Spagna è presente il rito delle tapas, piccoli bocconcini di vari ingredienti, che si gustano come aperitivo e pranzo o cena veloci un po’ dappertutto, quindi è difficile che restino avanzi.

Doggy bag in Cina

In Cina si chiama dabao che, letteralmente, significa “mi faccia un pacchetto”. Il gesto è entrato nel galateo, viene infatti considerato un comportamento da persone educate e attente a evitare lo spreco alimentare.

Doggy bag in Italia

Note dolenti invece nel nostro Paese, dove ancora un buon 30% di nostri connazionali si vergogna a chiederla poichè la considera volgare e da maleducati.

Doggy bag
Ma presto le cose finalmente cambieranno. Nuove iniziative potrebbero infatti cambiare la storia di un oggetto fondamentale nella lotta agli sprechi.

Nel frattempo alcune iniziative volte a sensibilizzare gli italiani sono state fatte. Ricordiamone un paio.

Doggy bag: Expo 2015

Già nel 2015, in occasione di EXPO, ad esempio, era stato indetto un bando di concorso riservato a studenti universitari, architetti e designer per la miglior doggy bag da offrire ai visitatori.

Doggy bag e Masterchef

Nella sesta edizione italiana, andata in onda nel 2016, i concorrenti di Masterchef Italia 6 avevano in dotazione una confezione da asporto per portare via gli avanzi e sensibilizzare così il pubblico a casa.

Doggy bag, rimpiattino in Italia

Per combattere lo spreco alimentare al ristorante, la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) e il Comieco (Consorzio Nazionale per il recupero e riciclo di carta e cartone) hanno indetto un concorso di idee per trovare un sinonimo italiano alla doggy bag e fare in modo che questo strumento diventi sempre più diffuso ed utilizzato quando si mangia fuori casa.

Doggy bag

Il ristorante Duke’s di Roma ha ideato il nome rimpiattino. Lino Enrico Stoppani, Presidente di FIPE ha affermato: “Non è un vero e proprio neologismo, ma un concetto che riporta alla cultura, tutta italiana, del “rimpiattare”, ovvero del saper rielaborare gli avanzi del giorno precedente perché il cibo non si spreca non solo per ragioni economiche, ma per rispetto della fatica e del lavoro necessari per portarlo in tavola”.

Doggy bag obbligatoria

La lotta agli sprechi e alle eccedenze alimentari in Italia ha portato all’approvazione del DDL contenente le “norme per la limitazione degli sprechi, l’uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale”. Tra le varie norme vi è anche un articolo che parla dell’asporto degli avanzi nei ristoranti.

Le regioni sono invitate a stipulare accordi o protocolli di intesa con i ristoratori per dotarsi di contenitori per alimenti riutilizzabili e riciclabili, idonei all’asporto del cibo avanzato da parte dei clienti.

Nella pagina dedicata alla campagna di Change.org si legge che “si vuole spingere per una vera proposta di legge del Parlamento che introduca in tutta la ristorazione l’obbligo di consegnare al cliente una food bag realizzata con materiali adeguati al contatto con gli alimenti e al trasporto. Una bag che mostri, stampato, un decalogo per la corretta conservazione del cibo. Il decalogo vuole essere anche un forte richiamo all’educazione antispreco e alla sicurezza alimentare“.

Doggy bag

Si tratta di un provvedimento incentivante e non coercitivo per recuperare il cibo non consumato nei ristoranti. “Dobbiamo intervenire a livello culturale e fare in modo che il consumatore non abbia più l’imbarazzo nel chiedere di portare a casa il cibo avanzato e possa preferire i luoghi in cui sa di poterlo fare“, ha spiegato Susanna Cenni, vicepresidente della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati.

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Federica Ermete

Nata a Busto Arsizio nel 1982, dopo il diploma si trasferisce a Cremona – dove vive tutt’ora – per conseguire la laurea in ambito umanistico. Sia per formazione professionale che per passione personale, i suoi ambiti di specializzazione sono l’alimentazione, la salute, il fitness di cui è appassionata anche nella vita quotidiana, ed il benessere naturale. Collabora con entusiasmo con la redazione di Tuttogreen dal giugno 2020.

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