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Quali sono le fibre sintetiche e che caratteristiche hanno? La guida pratica

Mini-guida alle fibre che non sono di origine naturale

Con la denominazione di fibre sintetiche si indicano genericamente l’insieme delle fibre chimiche, ariticiali o tecno-fibre, ottenute industrialmente a partire da sostanze artificiali e composti chimici di varia tipologia.

Quali sono le fibre sintetiche e che caratteristiche hanno? La guida pratica

A differenze delle fibre naturali tessili di origine vegetale (da quelle più comuni come lana, lino, cotone e canapa, a quelle più insolite come kapok, sisal, abaca, kenaf, fibra di cocco…) quelle sintetiche sono create appositamente dall’uomo attraverso la filatura di polimeri sintetici e con diverse tecniche di polimerizzazione.

Una differenza fondamentale da tenere a mente è quella tra le fibre artificiali e quelle propriamente sintetiche. Le prime derivano dalla lavorazione di materie prime naturali e organiche (acetato, viscosa, modal, Lyocell, ecc). Le sintetiche, invece, sono ottenute quasi esclusivamente da derivati del petrolio.

Fibra sintetica: tipologie e caratteristiche

Essendo sintetiche, queste fibre non si stropicciano, sono resistenti e termoisolanti, poiché in grado di assorbire il calore e trattenerlo a beneficio del corpo.

La loro invenzione risale al 1930-40 promossa dall’attività di ricerca di alcune aziende chimiche pionieristiche nella lavorazione dei polimeri e delle resine e dei loro diversi impieghi.

A livello industriale, queste fibre hanno trovato largo impiego nel settore tessile grazie ad alcuni indubbi vantaggi, quali:

  •  produzione in serie da materie prime a basso costo e in varianti pressoché infinite
  • resistenza agli agenti atmosferici e biologici
  • resistenza alla rottura e all’abrasione
  • ottimo recupero elastico
  • tingibilità senza limitazioni di tonalità e sfumature
  • mischiabilità con altre fibre

Gli svantaggi principali connesso all’utilizzo della fibra sintetica rispetto a quella tradizionale sono anch’essi rilevanti:

  • non sono biodegradabili
  • possono provocare reazioni allergiche
  • si disperdono nell’ambiente sotto forma di micro particelle plastiche

È bene ricordare, inoltre, che la maggior parte delle fibre sintetiche tessili sono attenute dalla lavorazione di sostanze e composti chimici potenzialmente pericolosi e tossici, i cui effetti a lungo termine sulla salute umana non sono ancora stati del tutto chiariti.

fibra sintetica

Tipologie e classificazione di fibra sintetica

La fibra sintetica destinata alla lavorazione tessile è classificabile in base ad alcune variabili e alla materia artificiale di cui è composta. Da essa, derivano i conseguenti impieghi e utilizzi a cui queste fibre si prestano maggiormente.

Esistono 5 principali tipi di fibra sintetica per tessuti:

  • Fibre poliammidiche (Nylon)
  • Fibre acriliche
  • Poliestere
  • Fibre polipropileniche
  • Fibre elastometriche

Da esse si ricavano filati chimici molto diffusi, quali:

  • Acrilico
  • Aramidiche (Kevlar e Nomex)
  • Clorovinile
  • Modacrilico (acrilico modificato per resistenza alla fiamma)
  • Neoprene
  • Poliammide (Nylon)
  • Poliestere
  • Polietilene
  • Polipropilene
  • Politetrafluoroetilene (Gore-tex)
  • Poliuretano (Elastam)
  • Nylon

Impieghi della fibra sintetica

La fibra sintetica nelle sue diverse declinazioni e varianti è utilizzata per la produzione di abiti, accessori, calze, collant, tessuti per l’arredamento e biancheria intima, in particolare per tutti gli abiti dell’industria del fast fashion dato il loro basso costo.

Uno dei segmenti in cui queste fibre trovano particolare impiego è la produzione di articoli sportivi e per il tempo libero. Ciò è dovuto alle recenti evoluzioni industriali che hanno reso possibile la realizzazione di bave sottilissime e di altissima tecnologia, resistenti anche alle alte temperature.

Le fibre acriliche, in particolare,  sono quelle più utilizzate per la maglieria anche intima, calze e tessuti sportivi “tecnici”. Si distinguono per l’elevata coibenza termica, l’irrestringibilità al lavaggio e la resistenza alla luce o ad altri agenti atmosferici. Sono inoltre inattaccabili dalle muffe e resistono anche alle sollecitazioni più estreme.

Alcune di esse presentano caratteristiche speciali e innovative che ne rendono possibile la trasformazione in microfibre più sottili del cashmere e  fiocchi.

Date le particolari caratteristiche di questi filati, è importante approntare qualche accorgimento pratico utile per mantenerne intatte le performance, ad esempio quelli che abbiamo visto nella nostra guida su come lavare correttamente i capi sportivi.

fibra sintetica

  • Raion. Si ottiene dalla lavorazione del legno o del cotone trattati con la soda caustica. Unendo tali elementi con una soluzione di solfuro di carbonio si ottiene il raion, una delle fibre artificiali meno costose in assoluto.
  • Acetato. Si produce dagli scarti del legno trattato con anidride acetica. La fibra sintetica che si ottiene in questo modo è detta di acetato di cellulosa o seta artificiale.
  • Fibre acriliche. La più conosciuto è il Leacril, che si ottiene a partire da un composto chimico detto acrilonitrile, che è un monomero, che unito ad altre molecole forma un polimero a forma di fiocco. Può essere poi filato e tessuto come una qualsiasi fibra naturale.
  • Fibre poliesteri. Il processo di lavorazione di questa particolare tipologie di fibre parte dal trattamento di un estere, vale a dire un prodotto fatto da alcool e acido che forma delle lunghe catene che sono detti polimeri.
  • Fibre di carbonio. I filamenti di carbonio che si ottengono dall’acrilonitrile formano anch’essi lunghe catene di polimeri che prendono il nome di poliacrilonitrile. Riscaldato ad alte temperature, questo materiale consente di produrre numerose  fibre di carbonio più sottili e facilmente filabili. La fibra di carbonio è usata per la realizzazione di occhiali e perfino di componenti di aerei.

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Erika Facciolla

Giornalista pubblicista e web editor free lance. Nata nel 1980, si trasferisce a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 è pubblicista e cura una serie di collaborazioni con redazioni locali, uffici stampa e agenzie editoriali. Nel 2011 approda alla redazione di tuttogreen.it per occuparsi di bellezza e cosmetica naturale, fonti rinnovabili e medicine dolci.

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