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Mini-guida alle fibre naturali per vestiti: le classiche, le più nuove e le insolite

Le fibre naturali per i tessuti e l’arredamento sono una risorsa antichissima, e oggi se ne aggiungono delle nuove derivate da scarti di lavorazione e materiali insoliti. Scopriamole tutte.

Mini-guida alle fibre naturali per vestiti: le classiche, le più nuove e le insolite

Morbide, ecologiche, economiche e pratiche da indossare, le nuove fibre per l’abbigliamento naturale e per l’arredo di origine vegetale rappresentano un universo mutevole che tra innovazione e tradizione non smette di proporre soluzioni imprevedibili.

Quando poi la tecnologia incontra la Natura il risultato può essere sorprendente. Ancor di più se il meraviglioso connubio si applica ad un’industria in costante evoluzione come quella della moda per creare tessuti, fibre e colorazioni 100% green.

Scopriamo quali sono le differenze per l’origine e il tipo di lavorazione, per le proprietà e l’effettiva sostenibilità delle fibre naturali più conosciute e di quelle più strane o nuove: dal cotone al cachemire, dalla fibra di banano a quella d’ortica.

Fibre naturali: cosa sono

Tutti conoscono il cotone, la fibra più conosciuta, ma ne esistono di tanti tipi, e sono tutte ricavate da risorse naturali.

Si tratta di sostanze filamentose derivate da piante e animali, che possono essere filate e trasformate in fili e corde. La loro tessitura a maglia o intrecciata, permette di ricavare i tessuti, ideali per l’abbigliamento e la casa, e materiali di rivestimento e coibentazione per l’edilizia.

Come l’agricoltura, anche il tessile ha svolto un ruolo fondamentale nella società fin dagli albori della civiltà. Frammenti di cotone risalenti al 5.000 aC sono stati rinvenuti durante gli scavi in Messico e Pakistan. Secondo la tradizione cinese, la storia della seta è iniziata nel V secolo aC. Il tessuto più antico, è stato scoperto in Danimarca e risalirebbe al 1.500 aC.

Sebbene da allora le tecniche di produzione tessile abbiano registrato notevoli progressi, l’utilizzo delle fibre naturali non è cambiato di molto. La maggior parte è impiegata nella produzione di capi di abbigliamento, rivestimenti, isolanti e tessuti per l’arredamento di interni. Ma sono sempre più utilizzate anche nell’industria dell’abbigliamento, anche del fast fashion, e dell’arredamento.

Le fibre naturali si dividono in due grandi famiglie:

  • Le fibre vegetali ottenute dai semi (il cotone), dagli steli (canapa e lino), dalle foglie (il sisal o il banano) o dalla corteccia (lolla di cocco) di alberi e piante,  hanno tutte in comune un componente fondamentale, la cellulosa.
  • Le fibre animali ottenute dal vello (la lana), dal pelo (cashmere e angora), dalle secrezioni (la seta) degli animali.

Le fibre naturali principali

Iniziamo con le fibre per tessuti e per altre applicazioni più classiche, più conosciute e diffuse, che la tradizione ci ha tramandato da secoli.

Perché possano essere considerati veramente naturali, però, è necessario che l’intera filiera rientri in parametri ecologici ed etici rispettosi dell’ambiente, del lavoro umano, del terreno e dei consumatori finali.

Le fibre naturali vegetali

Fibre da seme

  • Cotone. Trasformato in cellulosa, è la fibra naturale più utilizzata al mondo, protagonista indiscusso dell’industria tessile mondiale. Le sue qualità sono tali – morbidezza, traspirabilità, resistenza, tra le altre – da farne la fibra naturale d’eccellenza per tutti i tipi di abbigliamento e i tessili per la casa. Il cotone organico o biologico è eco-compatibile purché lavorato in maniera sostenibile, senza l’uso di additivi chimici e spreco di acqua, e senza ricorrere allo sfruttamento dei lavoratori.

Fibre da fusto

Ricavate dalle fasce più esterne, disposte a cerchio all’interno della corteccia ed esternamente rispetto ai vasi legnosi, contengono una cellulosa poco lignificata e si ottengono macerando la parte legnosa.

  • Lino. Fibra vegetale nota per la sua forza, è stata una delle prime materie ad essere raccolta, filata e tessuta. Utilizzato anche per la fabbricazione di banconote e sigarette, è impiegato anche nell’isolamento edilizio e come materiale geotessile per proteggere dall’erosione.
  • Canapa. La più venduta per la produzione di abbigliamento, cordami e carta. Estremamente resistente, è per questo sempre più utilizzata per la produzione di materiali da costruzione e bioplastiche per l’industria automobilistica. Trattata come il cotone potrebbero viene sempre più usata anche per capi di abbigliamento di alta qualità. Deriva da una coltivazione dal bassissimo impatto ambientale non richiedendo pesticidi e additivi chimici.
  • Iuta. Ottenuta dalla lavorazione degli steli di piante del genere Corchorus capsularis e C. olitorius, è una fibra naturale molto resistente. Dopo il cotone, è quella più utilizzata. Usata soprattutto per confezionare sacchetti, fornisce sostentamento a milioni di piccoli agricoltori.
  • Ramié. Originario dell’Asia orientale, si ricava dalla corteccia della Boehmeria nivea, una pianta simile all’ortica proveniente dalla Cina, dove è conosciuta da millenni per la fabbricazione di spago, fili e un tessuto chiamato lino cinese. Si tratta di un filato bianco dall’aspetto setoso e molto resistente, il cui potere assorbente e la cui densità ricordano quelli del lino.
  • Sisal o fibra d’agave. Ricavata dall’agave sisalana, succulenta adattata ai climi caldi, che cresce anche in regioni aride, nota per la sua ruvidezza e rigidità. Dunque è inadatto alla fabbricazione di capi d’abbigliamento, ma sostituisce l’amianto e la fibra di vetro in un gran numero di materiali compositi e nell’edilizia, dove è usato come ignifugo e isolante. Viene usato anche nella produzione di tappeti.

fibre naturali

  • Rafia. Fibra ricavata dalla palma omonima, è molto forte e resistente, tanto da essere utilizzata per corde e accessori come cinture, sedie e vasi. Per la sua elevata resistenza al fuoco è impiegata in edilizia come rivestimento ignifugo e isolante.
  • Fibra di banana. Già nel 13° secolo le bucce di banana venivano bollite e trattate per ricavarne una fibra morbidissima, molto ricercata e utilizzata in Giappone per produrre i tradizionali kimono. E sempre dalle bucce di banana viene ricavata, attraverso un processo industriale diverso, un tipo di carta.
  • Abaca. Estratta dalle foglie dell’abaca (Musa textilis), una varietà di banano originaria delle Filippine, può misurare fino a 3 metri di lunghezza. Molto resistente alla rottura, la fibra veniva usata per la produzione di corde per barche. Oggi è impiegata nelle bustine di tè, per fare il budelli artificiale degli insaccati, la carta delle banconote, la carta da sigarette e carta intestata di alta qualità, e si stanno cercando applicazioni nell’industria automobilistica.

Fibre da noce

  • Fibra di cocco. Fibra ligno-cellulosica, è ricavata dal materiale che circonda la noce di cocco. Si tratta di una fibra dura a causa del suo alto contenuto di lignina, un polimero naturale. Più resistente ma meno flessibile del cotone, è utilizzato per realizzare tappezzerie per mobili e materassi, spazzole, corde e corde. Queste fibre corte e grezze che circondano la noce di cocco sono utilizzate per produrre corde, materassi, spazzole, geotessili e seggiolini auto.

Le fibre naturali animali

  • Lana. Una delle fibre più diffuse , ha una struttura proteica che le conferisce qualità uniche – eccezionale resilienza ed elasticità – con cui le fibre sintetiche non possono competere. A causa della sua limitata disponibilità e delle sue eccezionali qualità, è una delle fibre più pregiate al mondo. Fibra per eccellenza rinnovabile (cresce ogni anno dopo la tosatura), è biodegradabile al 100%. Gli scarti sono compostabili e usati come fertilizzante. Assorbente, fa respirare la pelle, previene la proliferazione di batteri, isola dal caldo e dal freddo. È una fibra resistente, elastica e antistatica.
  • Seta. Come la lana, si tratta di una fibra di origine animale, ricavata dal bozzolo del baco da seta, prima di trasformarsi in farfalla. Fin dall’antica Cina, quando il suo uso era riservato all’imperatore e la fabbricazione segreto di Stato. Ha un eccezionale potere riflettente e assorbente. Morbida, leggera, sottile, la seta è piacevole da indossare e contrariamente a quanto si pensa, isola molto bene dal caldo e dal freddo. Grazie alle sue molteplici qualità, è molto apprezzata nella produzione di alta moda e lingerie e per la realizzazione di carte da parati e tappeti. Controllate che provenga da lavoratori non sfruttati e lasciati in condizioni eque e da allevamenti di bachi sostenibili.
  • Alpaca. Ricavata dal vello dell’omonimo animale appartenente alla famiglia dei cammelidi originario dell’America del Sud. Ci sono due tipi e una vasta gamma di colori naturali. Gli Huacayos alpacas sono corti, morbidi e abbondanti, mentre i suris sono setosi, brillanti e rigidi. Si utilizzata per realizzare tessuti di lusso di alta qualità.
  • Angora. La lana bianca e setosa ricavata dal pelo di una razza di conigli è apprezzata per la sua finezza e l’elasticità. Mai usata sola, viene miscelata con altre fibre naturali per tessuti d’abbigliamento di alta qualità. Spesso viene scambiata con altre fibre naturali, che arrivano dagli steli sottili di un’ortica che cresce nell’Asia orientale,o dal vello di un camelide andino.
  • Cammello . Ci sono due qualità: quello per i cappotti di finitura grossolana, più sottile nella parte inferiore e quella dei cammelli Bactrian, allevati in Mongolia, caratterizzati da fibre di migliore qualità. Fine e morbida,è lasciata del suo colore marrone-rosso, con variazioni che vanno dal nocciola al grigio, perché inadatta alle colorazioni. Il vello bianco è il più lussuoso, perché molto raro.
  • Cachemire. La lana che si ricava dai peli molto fini della capra Capra hircus laniger, è morbidissima al tatto, molto leggera, e mantiene molto calda. Essendo rara, è considerata una fibra di lusso.
  • Mohair. Arriva dal vello della capra d’Angora, originaria della Turchia. Questa fibra bianca, molto fine e dalla consistenza setosa, è molto apprezzata per la sua morbidezza, la sua lucidità e la sua compatibilità con i coloranti. Calda  in inverno, resta fresca in estate, specie nei climi umidi. Viene utilizzato per produrre abbigliamento, ma anche  tappeti e coperte di ottima qualità.

Le fibre naturali da conoscere

  • Fibra di eucalipto è. Per fare vestiti eco-friendly, è ricavata dalle foglie dell’albero di eucalipto.
  • Fibra di bambù . Il bambù si sta rivelando una fonte inesauribile di materia prima per una vasta gamma di utilizzi Se ne ricava  una fibra completamente atossica, antibatterica e biodegradabile.
fibre naturali
Sciarpe ricavate da fibra di bambù
  • Kenaf. Più conosciuto con il nome di ‘ibisco’, è sfruttato per molti usi oltre che per l’omonimo tessuto ricavato dalla fibra della pianta.
  • Kapok. Ricavato dalle capsule che contengono i semi dell’albero omonimo, originario dell’India, Giava, Africa e Sud America. Le capsule vengono aperte a mano e sgranate. La fibra è leggera, antiruggine e assorbente, utilizzata per imbottire giubbotti di salvataggio e cuscini, in Cina per fare vestiti, biancheria da letto, imballi, o mista a cotone per la produzione di fodere.
  • Lenpur. Si ricava dai rami dell’abete bianco, autentica novità nel mondo dei tessuti vegetali, di cui si apprezza la particolare morbidezza e le capacità traspiranti e deodoranti della sua fibra.

Fibre marine

Anche le piante acquatiche e i carapaci dei crostacei possono darci delle fibre tessili.

  • Fibre dalle alghe. Dalle alghe  si ricava una fibra di cellulosa che si caratterizza per le straordinarie capacità rimineralizzanti a contatto con la pelle e per la resistenza dopo numerosi lavaggi.
  • Seacell e Crabyon. Sono ricavate dagli scarti di lavorazione dei crostacei prodotti dall’industria alimentare per farne una fibra antibatterica, molto utilizzata per l’abbigliamento sportivo.
fibre naturali
Fibra ricavata dall’albero di banano

Fibre diverse

  • Lanital. Oggi desta perplessità, ma durante il Fascismo l’autarchia aveva scoperto una fibra derivata dal latte (lanital) che veniva utilizzata per confezionare abiti di varia fattura. Oggi sta tornando in voga per le caratteristiche antibatteriche dimostrate e l’estrema morbidezza, ma anche grazie ad una nuova lavorazione che ne impedisce il restringimento. È impiegata per la creazione di abiti per neonati.
  • Podtex. L’’ultima novità in fatto di tessuti biologici, nato dall’ingegno di una giovane australiana, è il podtex, una fibra ottenuta dalle capsule esauste di caffé con la quale si possono confezionare vestiti e gioielli.

Ma come possiamo essere certi che la nostra scelta ricada su tessuti e fibre naturali veramente sostenibili? Per orientarsi nel dedalo delle proposte attualmente sul mercato sono nate più di una certificazione biologica del tessile che ne garantiscono la filiera e la qualità, sulla base di caratteristiche e metodi di lavorazione oggettivi.

Due di questi sono il GOTS, la certificazione che garantisce anche metodi di lavorazione rispettosi dei lavoratori, e l’OEKO-TEX che riguarda i metodi di tintura dei tessuti.

Come sempre, dunque, occhio a come leggere le etichette dei capi di abbigliamento!

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Erika Facciolla

Giornalista pubblicista e web editor free lance. Nata nel 1980, si trasferisce a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 è pubblicista e cura una serie di collaborazioni con redazioni locali, uffici stampa e agenzie editoriali. Nel 2011 approda alla redazione di tuttogreen.it per occuparsi di bellezza e cosmetica naturale, fonti rinnovabili e medicine dolci.

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