Con la denominazione di fibre sintetiche si indicano genericamente l’insieme delle fibre chimiche, ariticiali o tecno-fibre, ottenute industrialmente a partire da sostanze artificiali e composti chimici di varia tipologia.
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A differenze delle fibre naturali tessili di origine vegetale (da quelle più comuni come lana, lino, cotone e canapa, a quelle più insolite come kapok, sisal, abaca, kenaf, fibra di cocco…) quelle sintetiche sono create appositamente dall’uomo attraverso la filatura di polimeri sintetici e con diverse tecniche di polimerizzazione.
Una differenza fondamentale da tenere a mente è quella tra le fibre artificiali e quelle propriamente sintetiche. Le prime derivano dalla lavorazione di materie prime naturali e organiche (acetato, viscosa, modal, Lyocell, ecc). Le sintetiche, invece, sono ottenute quasi esclusivamente da derivati del petrolio.
Essendo sintetiche, queste fibre non si stropicciano, sono resistenti e termoisolanti, poiché in grado di assorbire il calore e trattenerlo a beneficio del corpo.
La loro invenzione risale al 1930-40 promossa dall’attività di ricerca di alcune aziende chimiche pionieristiche nella lavorazione dei polimeri e delle resine e dei loro diversi impieghi.
A livello industriale, queste fibre hanno trovato largo impiego nel settore tessile grazie ad alcuni indubbi vantaggi, quali:
Gli svantaggi principali connesso all’utilizzo della fibra sintetica rispetto a quella tradizionale sono anch’essi rilevanti:
È bene ricordare, inoltre, che la maggior parte delle fibre sintetiche tessili sono attenute dalla lavorazione di sostanze e composti chimici potenzialmente pericolosi e tossici, i cui effetti a lungo termine sulla salute umana non sono ancora stati del tutto chiariti.
La fibra sintetica destinata alla lavorazione tessile è classificabile in base ad alcune variabili e alla materia artificiale di cui è composta. Da essa, derivano i conseguenti impieghi e utilizzi a cui queste fibre si prestano maggiormente.
Esistono 5 principali tipi di fibra sintetica per tessuti:
Da esse si ricavano filati chimici molto diffusi, quali:
La fibra sintetica nelle sue diverse declinazioni e varianti è utilizzata per la produzione di abiti, accessori, calze, collant, tessuti per l’arredamento e biancheria intima, in particolare per tutti gli abiti dell’industria del fast fashion dato il loro basso costo.
Uno dei segmenti in cui queste fibre trovano particolare impiego è la produzione di articoli sportivi e per il tempo libero. Ciò è dovuto alle recenti evoluzioni industriali che hanno reso possibile la realizzazione di bave sottilissime e di altissima tecnologia, resistenti anche alle alte temperature.
Le fibre acriliche, in particolare, sono quelle più utilizzate per la maglieria anche intima, calze e tessuti sportivi “tecnici”. Si distinguono per l’elevata coibenza termica, l’irrestringibilità al lavaggio e la resistenza alla luce o ad altri agenti atmosferici. Sono inoltre inattaccabili dalle muffe e resistono anche alle sollecitazioni più estreme.
Alcune di esse presentano caratteristiche speciali e innovative che ne rendono possibile la trasformazione in microfibre più sottili del cashmere e fiocchi.
Date le particolari caratteristiche di questi filati, è importante approntare qualche accorgimento pratico utile per mantenerne intatte le performance, ad esempio quelli che abbiamo visto nella nostra guida su come lavare correttamente i capi sportivi.
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