La photinia è considerata la classica pianta da siepe. Questo perché non cresce moltissimo in altezza e i suoi fiori ornamentali di colore bianco hanno un odore delicato, che ben si sposa con bacche e foglie rosse.
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Facile da manutenere, predilige terreni ben drenati con stallatico e luoghi soleggiati o semi-ombreggiati. Mal sopporta il gelo ma resiste bene a siccità ed inquinamento.
L’autunno è il momento migliore per la messa a dimora, ed è anche quello in cui i frutti maturano. Non sono piante esigenti. Infatti le innaffiature, sporadiche, potranno essere effettuate da marzo a ottobre ed ogni 3-4 gg in estate.
La potatura andrà programmata dopo il periodo di fioritura per dare ordine alle ramificazioni più lunghe, mantenere la chioma folta e favorire la crescita delle foglie giovani. A questo scopo, quando la pianta è giovane, è bene dedicarle potature più decise, pari a 1/3 della sua altezza. È importante però che avvenga non più di 2 volte l’anno.
La photinia non ha bisogno di concime, ma può essere utile a fine inverno e inizio estate. Per via dei suoi colori, ben si abbina ad altre piante arbustive come alloro, pyracantha e lauroceraso. Ai suoi piedi crescono bene anche le bulbose.
La riproduzione avviene generalmente per via naturale. Gli uccelli adorano i suoi frutti, che contengono i semi. Quando essi li raccolgono per cibarsi, i semi vengono rilasciati sul terreno, e così avviene la propagazione.
Le bacche e le foglie di alcune varietà di photinia sono velenose, in quanto contengono glicosidi cianogenetici, una classe di sostanze vegetali che, a contatto con la flora batterica liberano acido cianidrico.
Questa è una tossina, che si trova anche nelle mandorle amare, nel nocciolo di pesche, susine e prugne e nei semi di mela, e viene prodotta anche dal fumo di sigaretta. Se ingerita o inalata ma anche assorbita per via transcutanea, in determinate quantità, può causare la morte.
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Originaria delle zone temperate dell’Asia, viene coltivata ovunque, tramite le sue molte cultivar.
Molte specie sono sempreverdi, come la Red Robin, che tende a crescere in forma tondeggiante per non più di 4 metri d’altezza. Il colore intenso del fogliame, come suggerito dal nome, la rende ideale come spartitraffico o siepe per aiuole.
In autunno, le foglie possono prendere sfumature aranciate mentre quando maturano, assumono il classico colore verde scuro brillante. La fioritura avviene tra aprile e maggio; i suoi frutti sono velenosi.
È detta anche Little Red Robin e somiglia in tutto e per tutto alla sua parente più grande. Differisce solo nell’altezza, che non supera il metro. Pertanto, è perfetta per la coltivazione in vaso o per le bordure.
Come la variante “rossa”, anche la photinia x fraseri viene utilizzata come siepe. Questo perché le sue foglie fitte ed i fiori bianchi uniti in mazzetti, rendono i muri verdi compatti ed eleganti. È un arbusto sempreverde che popola molto bene anche le fioriere.
O serratifolia, può essere sia un albero che un arbusto. Fa parte anch’essa della famiglia delle Rosaceae, ed è tipicamente situata nelle foreste di Cina, Giappone, Taiwan, Indonesia, India e Filippine. È in grado di raggiungere anche i 6, a volte 12 metri d’altezza. Le sue foglie, lunghe e frastagliate, sono velenose ed i suoi fiori color bianco-crema.
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Questa specie è la progenitrice della Red Robin. In Cina e Giappone, dov’è nata, produce bacche commestibili. Le sue foglie vengono bruciate per favorire la meditazione, e il legno dei rami viene utilizzato per produrre attrezzi agricoli e da cucina.
Nonostante sia una pianta molto resiliente, i suoi nemici acerrimi sono afidi e cocciniglia. L’attacco di quest’ultima è raro e non fatale e può essere combattuto trattando le foglie con un olio minerale, oppure giocando d’anticipo, piantando l’arbusto in un luogo soleggiato.
Altrettanto spietato è l’Entomosporium maculatum che provoca macchie di colore grigiastro sulle foglie. La cosiddetta “maculatura fogliare della photinia” è una malattia primaverile, che si può prevenire in inverno rimuovendo dal terreno le foglie malate e cadute.
Se i bordi delle foglie appaiono rosicchiati, la pianta è vittima dell’oziorrinco o di altri coleotteri; se i germogli sono di colore pallido e la pianta manca di fiori, vuol dire che non è stata esposta sufficientemente al sole, che è stata potata eccessivamente oppure nel periodo sbagliato.
Il suo nome deriva dal greco photeinos che significa “brillante”, “lucente”. Infatti le foglie di questa pianta sono splendenti, e non è difficile far sì che cresca in fretta. Se messa a dimora in autunno, sarà già in grado di fiorire nella primavera successiva, giusto in tempo per rimpolpare e colorare il proprio giardino.
Costa inoltre poco, con 10 euro è possibile portarsi a casa un vaso da 18 cm di diametro di Red Robin. Qualche esempio di seguito:
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