Il tabacco è una pianta estensiva dalle cui foglie si ottiene l’omonimo prodotto da fumare attraverso pipe e sigarette, oppure da masticare. Ne esistono varie tipologie. Pochi lo sapranno, ma possiamo coltivare questa pianta anche nel giardino di casa nostra. In questo speciale, andremo a scoprirla più da vicino.
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Appartenente alla famiglia delle Solanacee, si tratta di un’erba annuale (talvolta poliennale), si altezza compresa fra 1 e 2 metri, e con fusto eretto, peloso e cilindrico.
Originaria del Messico meridionale e dell’altopiano centroamericano, si tratta di una pianta molto antica. La sua diffusione nel resto del mondo iniziò a partire dal XVI secolo, differenziandosi in tante varietà.
Le sue foglie, ampie e ricoperte da una sottile peluria, hanno forma ovale o lanceolata. Dalle sfumature verdi che cambiano di gradazione in base alla varietà, contengono sostanze che conferiscono gusto e aroma ai prodotti a base di tabacco.
Il principale alcaloide in esse presenti è la nicotina che, di norma, si trova in quantità comprese tra lo 0,2 e il 5% del peso secco. In alcune varietà può arrivare a raggiungere l’8%.
L’infiorescenza ha forma di pannocchia, con fiori gamopetali, bianchi, rosa, rossi o verdi. Il frutto, invece, si presenta come una capsula di forma allungata, composta da due logge che contengono da 7 a 12.000 semi per ogni grammo.
Grandi e ricoperte da una leggera peluria, sono la parte della pianta più interessante. È proprio qui, infatti, che sono contenute quelle sostanze che danno quel tipico aroma ai prodotti a base di tabacco.
Una volta che le foglie sono “mature”, ovvero quando non cambiano più colore, vengono messe al sole ad essiccare.
Tale procedimento può essere eseguito anche con l’ausilio del fuoco. Vengono poi immerse in una soluzione zuccherina per la fermentazione, e poi sminuzzate (nel caso del tabacco da pipa) oppure ridotte in sottili strisce sottili ed avvolte in un involucro cartaceo (nel caso delle sigarette).
Arrotolandole direttamente su se stesse, si ottengono invece i sigari.
Piuttosto ampie e un poco pelose, hanno forma ovale-lanceolata. Sono di colore verde che, però, presenta differenti gradazioni in base alle varie specie.
Hanno dimensioni variabili. Quelle più basse sono le più ampie: possono raggiungere i 60 cm di lunghezza. Di forma ellittica, sono poco acuminate nella parte apicale.
Ve ne sono 2 specie:
Ovviamente, ne esistono molte altre varietà, tutte derivanti da queste specie. Le diverse varietà differiscono fra loro sulla base del processo di trattamento attraverso il quale le foglie vengono essiccate.
Tabacco trinciato che costituisce un mercato di nicchia. In genere si utilizzano miscele di tabacchi di tutte le varietà che spesso vengono sottoposte a particolari trattamenti di rifermentazione.
Ecco le varietà più diffuse per la manifattura delle sigarette:
Ecco invece quali sono le varietà di tabacco utilizzate per la manifattura dei sigari:
Oggigiorno, gran parte di tabacco viene coltivata e lavorata da grandi aziende. Nonostante ciò, è comunque possibile coltivare questa pianta anche in proprio. Coltivare tabacco è infatti legale. È una pianta molto resistente in grado di crescere praticamente ovunque. Tuttavia, la sua coltivazione può essere un processo abbastanza lungo e impegnativo.
Vediamo i parametri da tenere in considerazione.
Analizziamo ora le varie fasi della coltivazione
Spargere i piccoli semi del tabacco su una miscela di terreno di semina costituito da compost e altri nutrienti, facendo attenzione a non sistemarli tra loro troppo vicini in modo da evitare che le future piantine crescano troppo ravvicinate.
Inizialmente, sarebbe opportuno praticare la semina in vasetti da tenere in un luogo chiuso e riparato, con temperature miti, comprese tra i 24°-27°.
I semi non vanno coperti col terreno in quanto necessitano di luce per poter portare a compimento la germinazione. Normalmente, i primi germogli dovrebbero spuntare nel giro di 7-10 giorni.
Bisogna annaffiare spesso il terreno per mantenerlo umido, ma evitando che si inzuppi. Si consiglia di annaffiare la pianta dal basso. Se si utilizza un vaso dotato di fori, lo si può sistemare in una vaschetta piena d’acqua e lasciarlo lì per alcuni minuti così che il terreno assorba l’acqua tramite i fori.
Dopo circa 3 settimane, le giovani piante dovrebbero essere grandi a sufficienza per poter essere trapiantate (15-20 cm).
Le piantine vanno trasferite “a radice nuda”, ovvero senza terreno, direttamente dal vaso al giardino. Dopo il trapianto, alcune foglie potrebbero diventare gialle e appassire. Dopo circa 7-8 giorni, la pianta torna di nuovo a fiorire.
Tuttavia, per evitare il “trauma” da trapianto, si può effettuare un trasferimento intermedio in un vaso grande prima di passare direttamente alla piena terra. In fase di trapianto, le piantine vanno tra loro tenute ad una distanza di almeno 60-90 cm. Tra le varie file, mantenere una distanza minima di 1-1,2 m.
Nell’arco di un paio di anni, la pianta di tabacco tende a consumare tutti i nutrienti presenti nel terreno. Per contrastare questa tendenza, si consiglia di praticare la rotazione delle colture ogni 2 anni, coltivando quindi le varie piante in una posizione differente ed aspettando almeno ancora un altro anno prima di trasferirle di nuovo nel luogo originario.
Passiamo ora ad alcuni accorgimenti da adottare per curare e mantenere in buona salute la nostra pianta di tabacco.
Se si vuole procedere con l’essiccazione delle foglie di tabacco, è importante assicurarsi che le foglie restino intatte.
Quando abbastanza grandi, le foglie vanno appese, tra loro ben distanziate, in un luogo caldo, umido e ben ventilato. La temperatura consigliata per la stagionatura va dai 18 ai 35 °C. il livello ottimale di umidità è attorno al 65-70%.
In genere, una corretta stagionatura necessita di 2 settimane circa. Durante il processo di essiccazione, è bene controllare spesso le foglie in quanto, se seccano troppo lentamente, possono favorire lo sviluppo di muffe e quindi deteriorarsi.
Per produrre il tabacco da pipa e quello da masticare serve l’essiccazione col fuoco, che richiede 10-13 settimane. Per il tabacco da sigaretta, invece, si utilizza la stagionatura con il sole o tramite affumicatura.
Di norma, il tabacco commerciale viene invecchiato per un anno e oltre. Il tabacco di produzione amatoriale può invece richiedere addirittura 5 o 6 anni.
I parassiti più comuni sono l’anobio del tabacco e l’aleurodide, oltre ad alcuni agenti patogeni. Per evitare infestazioni e malattie, si consiglia di effettuare il processo di rotazione del campo.
Nel caso si riscontri una qualche infestazione, intervenire con appositi pesticidi specifici reperibili nei negozi di giardinaggio.
A seconda della varietà, in genere raggiunge la completa maturazione nell’arco di 90 giorni. Durante la fase di crescita, è bene rimuovere i fiori perché impedirebbero lo sviluppo delle preziose foglie.
Le varietà più comuni, di media, producono dalle 20 alle 50 foglie per pianta. Senza alcuna autorizzazione, è possibile produrre fino ad un massimo di 1.000 foglie di tabacco.
Viene fabbricato in modi differenti: a forma di barretta, trattata con un dolcificante, o come trinciato adatto per la masticazione. Ovviamente non è macinato. Si mastica fino a creare un bolo che rilascia il caratteristico sapore e la nicotina. I residui, poi, si espellono.
In passato, la maggior parte dei marchi americani di tabacco da masticare veniva fatta con i residui della lavorazione dei sigari. Oggi, gran parte dei moderni tabacchi da masticare sono prodotti tramite un processo di stagionatura, taglio, fermentazione e lavorazione. Tra le varietà più note ricordiamo la Red Burley.
Ovviamente, il tabacco da masticare non è adatto per la produzione né di sigari né di sigarette.
Dolciastro e leggero, un po’ piccantino e leggermente stucchevole.
La produzione di tabacco in foglie a livello mondiale ammonta a circa 4.900.000 di tonnellate. Di queste, più del 45% viene prodotto in Cina, specie per consumo interno.
Per quanto riguarda l’esportazione, il maggior esportatore è il Brasile, seguito da USA, India, Zimbabwe e Malawi.
Il 99% della produzione di tabacco all’interno dell’Unione europea avviene in Italia, Spagna, Grecia, Polonia, Francia, Croazia, Ungheria e Bulgaria.
A livello europeo, l’Italia rappresenta il principale produttore di tabacco, con oltre 59.000 tonnellate e circa 17.100 ettari coltivati.
Le produzioni sono concentrate in Campania, Veneto, Umbria e Toscana. Nel nostro Paese si coltivano tutte le varietà di tabacco, ad esclusione dei tabacchi orientali che vengono invece prodotti in Grecia e Bulgaria.
Essendo una pianta dalle origini sub-tropicali, il clima ideale per la coltivazione del tabacco è mite. Per questo, è bene procedere con la semina in primavera, quando le temperature cominciano ad alzarsi.
Il trapianto è un’operazione da effettuare non appena la temperatura media oltrepassa i 15 °C. In base alla zona, quindi, da aprile a giugno.
L’impiego più comunemente diffuso lo vede come componente base di sigarette e sigari, ed anche sfuso per la pipa.
Esiste anche il tabacco da masticare. Inoltre, come derivato nicotinico, può essere utilizzato anche come insetticida. Ed ancora, in forma di tartrato di nicotina, viene usato in alcuni farmaci.
Oltre che la produzione di sigari e sigarette, il tabacco può essere masticato sotto forma di foglie (strappate o attorcigliate) o compresse in cubetti vendute in blocchi solidi o in bustina. Chi ne fa questo uso lo tiene fra le gengive e la guancia.
In ambito culinario viene spesso utilizzato come aroma. Inoltre, il suo fumo viene anche usato per affumicare materie prime leggermente precotte, come carne e pesce.
Anzitutto, trattandosi di un derivato del tabacco, anche quello da masticare, contiene nicotina e dà dipendenza.
L’uso costante del tabacco da masticare per un lungo periodo di tempo è associato a particolari forme di cancro alla bocca, al pancreas e all’esofago.
Il D.L. 30 novembre 1970, n. 870 ha eliminato il monopolio sulla semina e sulla coltivazione di tabacco. Da tal data, quindi, la produzione non è più sottoposta al Monopolio di Stato. La coltivazione è quindi legale e non serve presentare alcun tipo di comunicazione alle autorità.
Tuttavia, resta comunque vietato il possesso – senza apposita autorizzazione da parte dell’Amministrazione dei Monopoli – dei ‘meccanismi ed utensili preordinati alla lavorazione del tabacco’. In pratica, si può coltivare il tabacco soltanto a livello artigianale e senza i macchinari che vengono invece usati nelle industrie.
In Italia, il Monopolio non esiste più dal 2003, nel momento in cui l’Ente Tabacchi Italiani (ETI) venne venduto.
In commercio si trovano moltissimi tipi di tabacco trinciato e privo di additivi. Il più noto, in tal senso, è Pueblo. Da citare anche Lucky Strike, Camel e Chesterfield che hanno lanciato una varietà “naturale”. Privo di additivi aggiunti è anche il Mac Baren Senza Nome Authentic.
Il termine tabacco viene utilizzato anche per indicare un marrone intenso molto avvolgente e rilassante. Si abbina molto bene con colori caldi e chiari, e pure con i delicati toni pastello con cui crea un bel contrasto.
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