Orto e giardino

Fare i semi: la guida pratica all’autoproduzione

Per avere varietà adatte al contesto locale e robuste, ma anche ridurre la dipendenza dai semi commerciali, promuovere la biodiversità e favorire la sovranità alimentare

Parliamo di piante, orto, giardini e balconi e delle tecniche per coltivare e prendersi cura delle piante al meglio in ogni stagione dell’anno. Quello di cui non si parla spesso sono le pratiche più efficaci per auto-produrre i semi e dar vita a nuove piantine senza ricorrere all’acquisto in negozio della semenza. Scoprite la nostra guida pratica all’autoproduzione dei semi!

Fare i semi: la guida pratica all’autoproduzione

Autoproduzione dei semi: che cosa significa e perché farla

L’autoproduzione dei semi consiste nel raccogliere, conservare e riutilizzare i semi delle proprie colture, piuttosto che acquistarli ogni anno. È una pratica tradizionale che contribuisce a:

  • mantenere varietà adattate al contesto locale (come microclima, terreno) e con robustezza
  • ridurre la dipendenza da sementi commerciali
  • promuovere biodiversità agricola
  • favorire la sovranità alimentare

Tuttavia, non è una pratica “libera da condizionamenti”: esistono norme che la regolano, specialmente se si vuole vendere o scambiare semi.

Guida pratica passo a passo all’autoproduzione

Ecco una mini-guida pratica che vi dà indicazioni passo a passo per creare i vostri semi.

  • Pulizia. Scegliere la varietà da riprodurre (zucca, zucchine, peperoni, peperoncini, pomodori, fagioli, fagiolini, ecc) e fare un’accurata pulizia dei semi sulla cui superficie non devono rimanere tracce di polpa dell’ortaggio, filamenti o gelatina. Bisogna pulire con acqua oppure a secco, sfregando delicatamente con un panno di cotone. Non trascurare questo passaggio poiché la presenza di materiale organico sul seme potrebbe causare muffe e marciumi che comprometterebbero irrimediabilmente la buona riuscita della semina.
  • Sanificazione. Assicurarsi che anche al suo interno il seme sia purificato e sterilizzato da eventuali agenti patogeni. La ‘sanificazione del seme’ si fa immergendo i semi puliti in una ciotola di acqua calda e lasciandoli in ammollo per circa 20 minuti. L’acqua deve essere mantenuta ad una temperatura costante di 45°-50° con i semi riposti in sacchetti di tela. Se avete a che fare con semi di pomodoro o di cetrioli, è la fermentazione. Lasciare macerare i semi in 1 bicchiere con poca acqua per3-4 giorni e attendere che sulla superficie si formi una patina bianca (la carica batterica), da rimuoverere sotto l’acqua corrente, con un colino.
  • Essiccazione. Il seme è pronto per essere essiccato. Questo è il passaggio più importante poiché deve assicurare la perfetta rimozione dell’umidità dalla semenze ed evitare così la formazione di pericolose muffe. Durante i mesi più caldi dell’anno è sufficiente riporre i semi su un foglio di carta oleata (in modo che non si incollino fra loro) e adagiarli in un piatto piano sufficientemente capiente. L’umidità verrà eliminata gradualmente per evaporazione, in modo naturale e relativamente veloce. Mescolare i semi di tanto in tanto. In inverno, l’essicazione è possibile conservando i semi in un luogo caldo e asciutto (su una mensola o un armadio), lontani di fonti di calore dirette (non in cucina). In entrambi i casi, i tempi variano in base alla temperatura, le dimensioni dei semi e l’umidità dell’aria, da 1 a 2 settimane. Per testarne la disidratazione mordete leggermente il seme: se sulla superficie non rimarranno segni dei denti l’essicazione sarà completa.
  • Conservazione. La sopravvivenza del seme dipende dal modo in cui è conservato. Se avete eseguito correttamente i passaggi precedenti, basta riporre i semi in luoghi secchi e asciutti, in contenitori ben chiusi e al riparo dall’intrusione di insetti o parassiti, che potrebbero intaccarli o addirittura mangiarli.

Tabella riasuntiva dell’autoproduzione

Qui sotto una checklist operativa con indicazioni tattiche:

Fase Obiettivo Pratiche consigliate Note / errori comuni
Selezione delle piante madri Scegliere le migliori piante da cui ottenere semi
  • Scegli piante sane, vigorose, produttive
  • Evita piante malate, deformate, con resa scarsa
  • Lascia un margine più ampio tra piante “donatrici” per evitare incroci indesiderati
In orticole impollinate da vento/insetti, la prossimità con altre varietà compatibili può causare ibridazione
Isolamento / sovradimensionamento Ridurre la possibilità di incrocio indesiderato
  • In specie impollinate allogame (come mais, pomodoro cultivar diverso), lasciare distanze di isolamento o modalità che minimizzino commistione.
  • In casi critici, usare barriere fisiche, reti o impollinazione controllata.
L’isolamento insufficiente compromette la purezza genetica del seme raccolto
Raccolta del seme Raccogliere semi maturi al punto ottimale
  • Aspettare che i frutti/semi siano maturi (asciutti, cambio di colore)
  • Raccogliere preferibilmente in giornate asciutte
  • Selezionare quantità moderate (meglio raccogliere più volte)
Raccogliere troppo presto porta semi non maturi o con germinabilità ridotta

Attendere troppo espone al marciume o perdita

Pulitura e separazione Separare semi sani da detriti / impurità
  • Passare su setacci, ventilazione leggera, galleggiamento (in acqua) se necessario
  • Eliminare semi danneggiati, leggeri, deformi
Un’operazione troppo ruvida può ferire il seme; troppa ventilazione può disperdere i semi leggeri
Asciugatura Ridurre umidità per garantire conservabilità
  • In locale ventilato, asciutto, temperatura moderata (20-25°)
  • Spessore sottile (non ammucchiare)
  • Controllare che l’umidità residua sia inferiore al 8-10 % (a seconda della specie)
Se non ben asciutti, i semi possono ammuffire o germinare internamente

Se troppo caldi, danni termici

Conservazione Conservare in condizioni stabili
  • Contenitori ermetici, vetro, buste barriera, sacchetti carta internamente protetti
  • Ambiente fresco, asciutto, al riparo da luce diretta
  • Etichettare anno, varietà, provenienza
Variazioni termiche e umidità elevata riducono la vitalità
Test di germinazione / rigenerazione Verificare vigoria e riprodurre se necessario
  • Ogni tot anni (2-3), fai test germinazione su un campione (esempio di 100 semi)
  • Se germinazione scende sotto soglia (esempio < 70-80 %), rigenerare scegliendo le migliori piante

Consiglio pratico finale: inizia con piccole quantità, conserva sempre una “riserva madre” per evitare perdite, e se puoi scambia semi con altri coltivatori per diversificare.

Consigli pratici sull’autoproduzione

Qualsiasi sia la varietà scelta, ricordate che il grado di germinabilità del seme – ovvero la capacità del seme di dar vita a piante sane – dipende moltissimo dalle condizioni del seme stesso che deve essere sempre fresco e conservato in un luogo asciutto, dalle condizioni climatiche dell’ambiente circostante e dalla fecondità del terreno.

Se non siete sicuri delle vostre sementi potete misurarne la capacità germinativa con un piccolo trucco. Prendete un pugno di semi (10 sono sufficienti) avvolgeteli in 2 fogli di carta assorbente inumidita, riponete il tutto in un sacchetto di plastica a tenuta stagna e lasciate riposare in un luogo caldo (vicino al calorifero) per una settimana.

Se alla riapertura della busta troverete un buon numero di germogli significherà che i vostri semi presentano un grado di germinabilità soddisfacente.

 

Legalità: che cosa è permesso e cosa no

La produzione e commercializzazione dei semi è regolata dalla legge. Si deve conoscere la legge e la presenza di brevetti in materia per produrre i propri semi, per non incorrere in sanzioni.

Normativa sementiera e regolamenti sementieri

In Italia, le attività riguardanti produzione e commercializzazione di sementi sono disciplinate da normative sementiere nazionali che recepiscono regolamenti UE.

Il DL del 2 febbraio 2021, n.20, costituisce il quadro normativo italiano che regola produzione e commercializzazione delle sementi, chiamate materiale riproduttivo vegetale, in attuazione dei regolamenti UE (Regg UE 2016/2031 e 2017/625).

Il DM del 6 novembre 2024 (n.0585293) definisce criteri e modalità operative per i controlli delle sementi ortive standard.

Inoltre, ci sono disposizioni per piccoli quantitativi per soli scopi scientifici o per miglioramento genetico.

Ciò significa che se si vendono sementi, queste devono rispettare norme di certificazione, registrazione varietale, caratteristiche merceologiche, etichettatura, controlli ufficiali. L’autoproduzione a uso personale o aziendale è meno problematica, purché non entri nel circuito commerciale regolamentato.

Autoproduzione personale e per uso proprio

Non esiste in Italia una legge che proibisca esplicitamente l’autoproduzione di semi per uso personale (purché non sia a scopo commerciale). Tuttavia:

Se il seme è protetto da diritti ecco che il suo uso può essere limitato. La normativa si applica quando vi è commercializzazione, ovvero vendita, distribuzione, scambio su scala rilevante. In altri casi, come lo scambio tra agricoltori, o l’uso domestico, la normativa è più “leggera”.

Occorre però fare attenzione con varietà iscritte a registri ufficiali, le specie protette, o se la varietà di seme è soggetta a diritti di privativa.

Deroghe sulle varietà da conservazione, prive di valore intrinseco e piccoli quantitativi

La legge prevede alcune categorie particolari per cui valgono deroghe e procedure semplificate:

  • Varietà da conservazione: varietà locali o tradizionali che possono essere registrate con procedure semplificate
  • Varietà ortive prive di valore intrinseco: varietà che non sono ad alto rendimento ma usate in condizioni particolari, ne è ammessa la commercializzazione con procedure semplificate
  • Commercializzazione di piccoli quantitativi di sementi per scopi scientifici o di miglioramento ha deroghe specifiche

Queste categorie di deroga permettono che varietà non commerciali mainstream abbiano un percorso più leggero, che rende più agevole l’accesso, in particolare per i coltivatori locali o la conservazione ambientale.

Gli agricoltori ed il privilegio della risemina

Storicamente, in molti ordinamenti agricoli, l’agricoltore aveva il cosiddetto ‘privilegio della risemina’ ovvero un diritto di conservare e riutilizzare parte della propria produzione a scopo di semina. Tuttavia, con l’adesione a sistemi di protezione dei semi (UPOV, diritti sulle varietà vegetali), questo privilegio storico è stato ridotto o limitato.

In alcuni casi è stato escluso il diritto di risemina per specie specifiche, rendendolo, di fatto, facoltativo.

In UE, per esempio, si utilizzano i diritti sulle varietà vegetali (privative) per proteggere le varietà create dai costitutori, ma di solito includono una breeders’ exemption (diritto dei miglioratori di usare varietà protette per miglioramento) e talvolta una farmers’ privilege, cioè una dazione all’agricoltore del diritto di usare seme protetto in parte) ma con limitazioni.

In sintesi: l’autoproduzione per uso proprio o in scala limitata è generalmente permessa, salvo che il seme non sia soggetto a un diritto esclusivo (privativa, brevetto), o che l’attività non diventi commerciale (perché scatta la normativa sementiera).

L’esempio dei semi di canapa

In Italia, la Legge n. 242 del 2 dicembre 2016 regola la coltivazione della canapa industriale, richiedendo che le varietà coltivate siano certificate e iscritte al Catalogo comune delle varietà.

I semi di canapa sono legali da vendere e acquistare perché non contengono THC attivo. Tuttavia, recentemente sono state proposte modifiche legislative che potrebbero restringere la commercializzazione della canapa industriale.

Brevetti, diritti di proprietà e semi protetti

Ecco i punti principali legati ai brevetti dei nuovi semi e alle semenze protette.

Tipi di protezione dei semi e varietà

In Europa esistono dei brevetti che proteggono alcuni semi e varietà di piant, in questo modo si applicano dei diritti esclusivi sulla loro moltiplicazione e commercializzazione. Ed il sistema è armonizzato tramite lUfficio Comunitario per le varietà vegetali

Possono essere di 2 tipi.

  • Brevetto sulle varietà vegetali (privativa varietale). Con questo strumento il costitutore (o chi crea la varietà) ottiene i diritti esclusivi sulla moltiplicazione e commercializzazione della varietà protetta. Normalmente il brevetto include sia la breeders’ exemption (il permesso ai miglioratori di usare la varietà protetta come materiale di partenza per nuove varietà) che il farmersprivilege (il permesso limitato per l’agricoltore di utilizzare parte dei semi prodotti per nuova semina). Per essere protetta, la varietà deve soddisfare criteri come novità, distintività, omogeneità e stabilità.
  • Brevetti su organismi, piante e parti genetiche. La legislazione UE non consente la brevettabilità di metodi biologici o organismi presenti in natura, tuttavia, possono essere brevettabili i processi tecnici, d’ingegnerie genetiche, e le manipolazioni non naturali. È la Direttiva UE 98/44 sulla biotecnologia a disciplinare la brevettabilità dei materiali biologici. Quando un seme o una pianta sono protetti da brevetto, il riutilizzo del seme aziendale può essere vietato e non è contemplato il ‘privilegio dell’agricoltore’. È prevista una research exemption (uso per ricerca non commerciale) e in alcuni casi una breedersexemption. Per esempio, le piante ottenute da tecnologie genetiche, sono coperte da brevetti che impediscono il riutilizzo del seme.

Chi detiene i diritti e cosa comportano

Le aziende sementiere o istituti di ricerca che depositano domanda di protezione (privativa o brevetto) diventano titolari del diritto esclusivo.

Chiunque utilizzi, moltiplichi, venda o importi il materiale protetto senza autorizzazione può essere soggetto a sanzioni civili o penali.

In caso di varietà protetta, l’agricoltore che desidera usare il seme deve ottenere licenza o rispettare modalità previste (es. pagamento retribuzione).

In alcuni ordinamenti, gli incentivi ai miglioratori sono tutelati, ma le libertà degli agricoltori sono ridotte.

Critiche, conflitti e riforme in corso

Il sistema dell’Unione Internazionale per la protezione delle nuove varietà vegetali viene criticato perché promuove la privatizzazione del seme e limita i diritti tradizionali dei contadini.

L’UE sta discutendo una riforma (proposta 2023/0227) della commercializzazione del materiale riproduttivo vegetale che potrebbe modificare significativamente le regole per gli agricoltori e i sistemi locali di sementi.

Diverse campagne condotte dagli agricoltori (No patents on seeds) vogliono contrastare i brevetti su piante e organismi viventi.

Chi può fare autoproduzione e scambio seme

Qualunque coltivatore sia amatoriale, che l’orticoltore, o l’agricoltore) può generalmente produrre i propri semi per uso interno, se non entra nel mercato commerciale protetto.

È possibile scambiare semi tra appassionati, gruppi locali o reti di persone dedicate, purché non vi sia messa in commercio su scala che richieda certificazione.

Se, invece, volete vendere o distribuire semi, bisogna rispettare la normativa sementiera (registrazioni, certificazioni, autorizzazioni).

Se si usano delle varietà protette (privativa, brevetto), si deve avere la licenza o l’autorizzazione del titolare del diritto, altrimenti si rischiano delle sanzioni.

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Ultimo aggiornamento il 17 Ottobre 2025 da Rossella Vignoli

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Erika Facciolla

Giornalista pubblicista e web editor free lance. Nata nel 1980, si trasferisce a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 è pubblicista e cura una serie di collaborazioni con redazioni locali, uffici stampa e agenzie editoriali. Nel 2011 approda alla redazione di tuttogreen.it per occuparsi di bellezza e cosmetica naturale, fonti rinnovabili e medicine dolci.

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