Oggi parliamo di bulimia, un disturbo dell’alimentazione molto diffuso ma spesso difficile da riconoscere in quanto in genere le persone affette presentano un peso corporeo nella norma.
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Denominata anche bulimia nervosa, è un disturbo del comportamento alimentare che induce la persona affetta a fare grandi abbuffate di cibo, seguite da sensi di colpa e comportamenti anomali per “neutralizzare” l’ingente apporto calorico ingerito.
I comportamenti anomali più frequentemente adottati dal soggetto bulimico sono:
La parola deriva dal greco boulimía che vuol dire ‘fame vorace’. In inglese il disturbo è chiamato anche binge eating, cioè disturbo da alimentazione incontrollata.
Colpisce circa l’1-2% della popolazione femminile, in particolare nella fascia di età compresa tra i 15 e 25 anni.
Costituiscono i più noti e diffusi disturbi alimentari e condividono alcune caratteristiche:
La differenza sostanziale sta nel fatto che l’anoressico ha un peso al di sotto della norma, il bulimico, invece, può essere normopeso o addirittura in sovrappeso.
Analizziamo quali sono i comportamenti che possono destare sospetto. Il soggetto bulimico:
Almeno due volte a settimana il bulimico si abbuffa, cioè ingurgita molto velocemente grandi quantità di cibo, in genere molto ricchi di calorie e facili da consumare.
In seguito mette in atto delle strategie per annullare questo surplus calorico:
Tutti questi atteggiamenti possono comparire singolarmente o in parallelo.
Sono stati riconosciuti differenti gradi di gravità:
Da decenni sono in corso dibattiti e discussioni tra gli esperti in materia per comprendere le cause di questo disturbo alimentare.
Sicuramente, alla base dei comportamenti del bulimico, c’è una percezione distorta del proprio peso e della propria immagine corporea.
Ma non il discorso non è così semplice e riduttivo.
Alcune ricerche hanno rilevato che i parenti stretti di persone affette da bulimia hanno una spiccata tendenza a sviluppare il medesimo disturbo (4 volte di più di un individuo che non ha parenti bulimici).
Ciò fa pensare ad una predisposizione genetica.
È stato riscontrato che i soggetti bulimici sono accomunati da personalità e tratti comportamentali ben specifici. Eccoli:
In questa categoria rientrano fatti, eventi e circostanze che possono condizionare la vita di un individuo. Nel caso specifico, i fattori incriminati sono:
Non si può ridurre la bulimia ad un mero problema di alimentazione.
Le abbuffate possono essere dovute a diete sbagliate, stress, malessere psicologico ed emozioni negative, come ansia, angoscia, rabbia o tristezza.
Il vomito e le altre tecniche per evitare di ingrassare sono tutti modi per avere l’impressione di tenere meglio sotto controllo la propria vita.
I pensieri disfunzionali più diffusi che causano le abbuffate sono:
La bulimia ed i disturbi alimentari in genere possono causare gravi complicanze per la salute della persona affetta. Eccone alcune:
Di fronte a un caso di sospetta bulimia, i medici generalmente ricorrono a un esame obiettivo scrupoloso, alcune analisi di laboratorio, una valutazione del profilo psicologico e ad alcuni esami strumentali per valutare la salute di certi organi vitali (cuore in primis).
Generalmente la diagnosi di bulimia richiede il coinvolgimento di un team di professionisti, tra cui psichiatri, psicologi, medici dietologi, medici esperti in disturbi del comportamento alimentare, infermieri con competenze specifiche etc…
Si tratta della valutazione medica dello stato di salute generale del paziente. Oggetto di osservazione sono:
L’esame si completa con una serie di domande relative al ciclo mestruale (per le donna) o alla funzione erettile (nel caso di soggetto maschile).
Le analisi di laboratorio di solito richieste sono:
Consiste sostanzialmente in un questionario in cui lo specialista chiede al paziente di descrivere i propri pensieri, le proprie abitudini e il proprio rapporto con il cibo.
Secondo l’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, un individuo soffre di bulimia se:
Avrete ormai capito che la bulimia è un disturbo multifattoriale che richiede terapie da più fronti. Ecco alcuni libri che parlano dell’argomento, danno consigli di auto-aiuto, offrono testimonianze di chi ne è uscito.
Possono essere applicati diversi tipi di terapia:
In alcuni i casi i medici possono ritenere opportuno prescrivere anche una cura farmacologica principalmente a base di antidepressivi.
In questo contesto non esiste una prevenzione oggettiva e scientificamente provata. La prevenzione dei disturbi dell’alimentazione è legata principalmente al contesto sociale e alle relazioni interpersonali.
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