Diete

Digiuno intermittente: fa bene o no?

Un dibattito che sembra dividere anche gli scienziati

Nutrizionisti e dietologi sono tradizionalmente divisi sull’efficacia e l’utilità del digiuno intermittente. Intanto, una nuova ricerca scientifica ne svela i possibili benefici. Scopriamo insieme di cosa si tratta.

Digiuno intermittente: fa bene o no?

Da tempo la scienza si interroga sugli effetti che il digiuno può avere sulla salute umana. La maggior parte dei dati raccolti finora provengono da sperimentazioni animali. Parrebbero dimostrare una certa efficacia del digiuno parziale nel contrastare diverse patologie.

Ciò nonostante, la comunità scientifica è sempre stata piuttosto divisa sulla questione. Una folta schiera di esperti sostiene l’utilità del digiuno intermittente. Molti altri evidenziano i rischi legati alle diete con forti restrizioni caloriche.

Ad alimentare il dibattito è intervenuto Valter Longo, biologo ed esperto della longevità, autore di una recente ricerca pubblicata dall’autorevole Science Translational Medicine.

Digiunare fa bene? Un nuovo studio accende il dibattito

Questo studio è stato condotto da un team della University of Southern California e l’IFOM di Milano, su un campione di persone sane, ma con alcuni fattori di rischio.

Dai risultati ottenuti parrebbe che l’astensione dal consumo di cibo influisca positivamente sull’aumento della longevità e prevenga il rischio di sviluppare diverse malattie. Tra queste, sindromi metaboliche, patologie cardiovascolari e forme tumorali.

I soggetti esaminati sono stati sottoposti per 3 mesi ad una dieta mima-digiuno, con pasti normali per tutto il mese, ad eccezione di 5 giorni consecutivi, in cui l’apporto calorico era ridotto a 700-1.100 calorie. Dopo 3 mesi i dati ottenuti sono stati confrontati a quelli raccolti da un altro campione di persone a cui era stato chiesto di mangiare normalmente.

I risultati hanno dimostrato che il primo campione aveva ottenuto una riduzione di peso, circonferenza e grasso corporeo. Inoltre, molti parametri fisiologici e metabolici come la pressione sanguigna, il colesterolo e l’IGF-1 si sono attestati su valori ottimali.

La tesi dei ricercatori quindi, è che il semi-digiuno azioni dei meccanismi in grado di influire positivamente sul metabolismo e sui tessuti, contrastando l’insorgenza di tumori e sindromi metaboliche. Lo stesso Longo ha brevettato una dieta a digiuno intermittente a base di zuppe, barrette, bevande energetiche, tè e supplementi.

L’obiettivo è fornire tutti i nutrienti necessari rispettando le soglie caloriche previste dai giorni di semi-digiuno. Con una raccomandazione: non intraprendere autonomamente diete restrittive senza la supervisione di un esperto.

Digiuno terapeutico

Ma perché digiunare dovrebbe essere salutare? Non è facile rispondere a questa domanda, ma per provarci possiamo partire dai dati che la scienza ha ormai acquisito da tempo. Poiché in natura la disponibilità di risorse alimentari non è sempre assicurata, il digiuno intermittente è parte della routine alimentare degli animali che sono perfettamente in grado di sopravvivere.

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Anche gli esseri umani sono capaci di farlo. Grazie ai flussi ormonali possono adattarsi all’assenza momentanea di cibo senza particolari conseguenze. Al contrario, il consumo eccessivo di cibo genera scompensi, malattie e disfunzioni che possono essere contrastate digiunando.

Partendo dal presupposto che il digiuno terapeutico non si traduce quasi mai in una totale astensione da cibo e liquidi, molti centri specializzati propongono questa tecnica. La finalità è la riduzione del peso e il ripristino dei normali parametri fisiologici e metabolici. La valutazione varia da soggetto a soggetto poiché la fattibilità della terapia dipende da molti fattori clinici che non devono essere sottovalutati.

Come digiunare

Ma come funziona il digiuno terapeutico? In genere si parte con un’astensione da cibo completa per le prime 24-48 ore. In questo intervallo di tempo si può assumere solo acqua. È la fase psicologicamente più complicata, poiché il corpo consuma le riserve di zuccheri, di trigliceridi e glicogeni di cui dispone nel sangue e nei muscoli. Quando le riserve di zuccheri sono quasi esaurite il corpo inizia a consumare tessuto adiposo e produce molecole chiamate chetoni che si riversano nel sangue.

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I chetoni innescano uno stato denominato chetoacidosi che riduce al minimo il senso di fame. In alcuni casi, può infondere nel soggetto una sensazione di benessere generalizzato. È proprio agendo sui centri nervosi che i chetoni rendono più sopportabile l’astensione dal cibo e avviano le funzioni metaboliche ricercate dai terapisti. Essendo potenzialmente tossici, però, i chetoni possono dar vita anche a diversi effetti collaterali.

Il digiuno terapeutico viene progressivamente interrotto con l’assunzione di succhi, frullati, centrifugati, vegetali solidi e infine legumi e cereali.

Digiuno: cosa succede all’intestino

Gli esperti sostengono che la sensazione di benessere indotta dal digiuno terapeutico non sia solo merito dei chetoni, ma anche del rilassamento del tratto gastro-intestinale. Soprattutto per i soggetti in sovrappeso, la digestione è un processo molto faticoso che genera un senso di costante debolezza psico-fisica e malessere diffuso. Digiunando, gli organi implicati nella digestione non devono sovraccaricarsi e tornano a lavorare a ritmi regolari con un conseguente senso di benessere per tutto l’organismo.

Digiuno intermittente

Facendo le opportune distinzioni tra fanatici del digiuno e sostenitori di regimi alimentari bilanciati e restrittivi, il digiuno intermittente è ritenuto da molti un metodo di dimagrimento basato sul sistema 16/8. Significa che 16 sono le ore di astensione dal cibo e 8 sono quelle in cui ci si può alimentare normalmente.

Nelle ore di digiuno possono essere introdotti solo liquidi (preferibilmente caldi) come acqua, centrifugati e succhi, mentre nelle ore normali si possono consumare fino a 3 pasti bilanciati con una sessione di attività fisica.

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Questo protocollo è utilizzato da molti bodybuilder e culturisti per ridurre la massa grassa e aumentare quella muscolare. Tuttavia, esistono tante varianti di digiuno intermittente, molte delle quali a dir poco discutibili e pericolose.

La raccomandazione, come sempre, è affidarsi ad uno specialista e non intraprendere diete o regimi alimentari restrittivi con il metodo del fai-da te.

Digiuno depurativo

Un altro benefici del digiuno è l’eliminazione di scorie e tossine attraverso diversi mezzi secretivi. In effetti, parrebbe che il digiuno terapeutico sia in grado di innescare una sorta di lavaggio cellulare senza assorbire altri inquinanti e agenti tossici.

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Esiste inoltre un tipo di digiuno – decisamente meno drastico e faticoso – fatto a posta per depurare il corpo. Questo digiuno è basato su una dieta di sola frutta, verdura e tisane e sulla totale eliminazione delle proteine di origine animale.

La depurazione avviene principalmente attraverso l’urina ed è perciò indispensabile assumere almeno due litri di acqua al giorno.

Digiuno di 24 ore: serve?

Se il digiuno intermittente prevedere l’astensione dal cibo ad intervalli di 16/8 ore, quello di un giorno consiste nella privazione alimentare per 24 ore di fila. Durante il digiuno delle 24 ore l’astensione da cibo può essere totale o parziale (frutta e verdura in piccole quantità).

Uno studio condotto dall’Intermountain Medical Center di Murray (Utah) e presentato nel 2011 all’American College of Cardiology, dimostrerebbe che un digiuno di 24 ore, ripetuto una volta a settimana, rinforza le difese immunitarie dell’organismo, riducendo il rischio cardiovascolare, diabetico e l’insorgenza di varie forme tumorali.

digiuno intermittente
Digiuno intermittente: i pro e i contro.

Digiuno per dimagrire

Tra teorie scientifiche e falsi miti, il digiuno è indicato da molti esperti come una delle strade più efficaci per depurare l’organismo, riequilibrare i parametri metabolici e ridurre la massa grassa corporea. È la chetosiacida, di cui abbiamo già parlato, il meccanismo che costringe il corpo a utilizzare il grasso depositato nei tessuti. In questo modo la circonferenza del giro-vita scende e il peso inizia a calare gradualmente.

Contrapposto c’è il parere di molti esperti che ritengono addirittura controproducente tale metodo. Secondo questi ultimi, infatti, saltare i pasti farebbe ingrassare e provocherebbe malattie metaboliche anche serie.

Tutto questo, infatti, rallenterebbe il metabolismo predisponendo il corpo alla perdita di massa magra e all’aumento di massa grassa soprattutto nella cavità addominale. Per costoro, dunque, il suggerimento per perdere peso è praticare sport con regolarità e fare piccoli pasti ripetuti e regolari durante la giornata per riattivare le funzioni metaboliche.

Benefici del digiuno settimanale

Un vecchio proverbio diceva: “Una mela al giorno leva il medico di torno”. Adesso la tendenza è ritenere che un giorno di digiuno settimanale rappresenti il vero elisir di lunga vita. Abbiamo visto che la restrizione calorica ha effetti positivi sugli animali. E, stando alle ultime indagini, anche sugli esseri umani.

Anche la cronobiologia vede gli effetti del digiuno sulla variazione dei ritmi sonno-veglia, ma anche nella diminuzione di ore di sonno o di appetito in particolari periodi dell’anno.

Chi ha provato a mettere a punto un sistema alimentare perfetto che sfidi le leggi dell’invecchiamento cellulare e protegga l’organismo dalle patologie più diffuse, ritiene che l’astensione regolare dal cibo sia l’unica strada percorribile per stare bene.

Un compromesso molto interessante è quello proposto da Luigi Fontana e Linda Partridge, ricercatori e docenti di medicina e nutrizione.

Nel 2015 hanno iniziato a sviluppare un modello alimentare che prevede 5 giorni di alimentazione normale e 2 di stop. Sarebbe l’intermittenza alimentare, dunque, il segreto per vivere a lungo e bene.

Il modello proposto dai due esperti è fondato essenzialmente su 4 regole:

  • Riduzione delle proteine pari al 10-12% del fabbisogno calorico giornaliero. Sostituzione con i carboidrati.
  • Osservazione di 2 giorni settimanali non consecutivi di digiuno.
  • Consumo di sola verdura cotta, cruda e olio per un totale di 500 kCal
  • Sostituzione della maggior parte delle proteine animali con quelle vegetali
  • Concentrazione del cibo nelle prime ore della giornata

Molti studiosi hanno criticato questa dieta poiché comporterebbe sbalzi calorici dannosi per l’organismo. Tuttavia gli autori dello studio si dichiarano certi dei loro postulati, confortati dai riscontri positivi ottenuti dalle prime sperimentazioni sugli esseri umani.

Ma ricordate…

Tenete comunque presente una cosa fondamentale. Che siate a favore o contro il digiuno in tutte le sue forme, ricordate di intraprendere percorsi alimentari restrittivi solo sotto stretta osservazione di un esperto o del vostro medico curante.

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Erika Facciolla

Giornalista pubblicista e web editor free lance. Nata nel 1980, si trasferisce a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 è pubblicista e cura una serie di collaborazioni con redazioni locali, uffici stampa e agenzie editoriali. Nel 2011 approda alla redazione di tuttogreen.it per occuparsi di bellezza e cosmetica naturale, fonti rinnovabili e medicine dolci.

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