Bevande

Caffè in cialde o macinato: quale conviene?

Pagare un caffè oltre 40 euro al chilo ci sembra normale, grazie al marketing… Scopriamo che differenze ci sono tra caffè in cialde o macinato e cosa davvero conviene.

Caffè in cialde o macinato: quale conviene?

Oggi parliamo del costo del caffé, perché è una delle bevande essenziali nella nostra alimentazione (quasi tutti lo prendiamo almeno una volta al giorno) e contiene un principio attivo a tutti gli effetti, che è la caffeina, che ha un effetto corroborante sul nostro organismo. Si tratta dunque di un alimento che ci fa stare bene e a cui risulta difficile rinunciare.

Come tutti sanno, la qualità si paga, e non tutti sono uguali: ce ne sono alcuni più cari di altri, e questo dipende essenzialmente dalle miscele che si utilizzano per prepararlo, dalla ricerca, dalla cottura dei chicchi in torrefazione, da molti aspetti, e non ultimo anche dalla pubblicità che un’azienda si fa.

E questo è ciò che definisce il prezzo della miscela macinata, quella che troviamo al supermercato o nel negozio sotto casa: il processo decisionale per l’acquisto di questa miscela si basa sulla selezione della marca che preferiamo e il costo medio va dai 2 euro agli 8 euro per 1/2 kg, con un valore massimo quindi di 12 euro al kg, che è una spesa affrontabile.

Il caffè in capsule

Negli ultimi anni, però, sono uscite arrivate sul mercato le capsule, che sono state inventate per evitarci di fare un’operazione fastidiosa: fare il caffé con la moka. Un’operazione che non tutti amano perché ci si sporca, ci vuole tempo, la macchina va poi aperta e lavata… mentre con le capsule è tutto facile.

Si compra una macchina speciale che può arrivare a costare dai 90 fino a 250 euro, ma chi ha creato questo metodo te la vende – e qui sta l’efficace strategia di marketing -per soli 50 euro, purché il consumatore compri poi le apposite capsule, solo quelle. Altrimenti potrebbe rompersi la macchina o venir male il caffé (questo è quello che sottende l’azienda produttrice quando raccomanda di utilizzare le sue costosissime capsule).

Così: basta inserire la capsula nella macchina, premere un bottone e… puf: il caffè è pronto, senza fare fatica e senza pensarci troppo!

E infatti non pensiamo, perché l’effetto del marketing alimentare, quello che ci propone la qualità a basso costo, quello che ci offre il caffè da bar senza bar, ha pensato come si possa guadagnare di più. L’azienda, ovviamente guadagna di più, non il consumatore.

Caffè in cialde o macinato: quale conviene?
Caffè in cialde o macinato: quale conviene?

Basta un semplice conto per capire quanto ci può costare 1 kg di caffé in capsule. In ogni singola capsula, come per legge deve essere indicato sulla confezione, ci sono 7 gr di caffé. La capsula, fatta di alluminio o plastica, è ovviamente tara e non fa parte del peso del prodotto.

La capsula costa 40 centesimi, all’incirca, ma può anche aumentare. Tuttavia il costo sembra inferiore a quello che spendiamo per un caffé al bar, che è quasi dappertutto 1-1,2 euro.

E siamo contenti di pagare perché pensiamo di risparmiare, senza considerare che in quel prezzo rientrano l’acqua e la luce consumati, il fatto di essere serviti, e non dover prepararlo, e l’esperienza e la capacità del barman e l’uso di miscele di alta qualità (senza contare che i barman con la B maiuscola, che non usano di certo le capsule, conoscono i segreti del caffè e non ti danno prodotti industriali diffusi su larga scala).

Comunque, questi 40 centesimi per 7 gr diventano 40 euro per 700 gr, che non è un 1 kg e non vale 12 euro, come al supermercato, ma…

Totale: 48 euro al chilo, che non è affatto male. Se le capsule costano 40 centesimi, siamo invece sulle 57 euro al chilo, con una media di circa 50 euro al chilo per le capsule da 35 centesimi.

Prezzi che si raggiungono solo con le specie di pesce più pregiate e rare, come l’astice europeo (che è molto raro) e che ha ben più valore di un caffè prodotto da una multinazionale…

E qui sono opportune alcune interessanti riflessioni: ci rendiamo conto che per non sporcare una moka siamo disposti a spendere 40 euro al chilo in più di quanto avremmo pagato il caffè normalmente?

Sarebbe come accettare di pagare il pane 5 euro al chilo purché qualcuno ce lo affetti, o una bistecca 50 euro al chilo purché qualcuno ce la cuocia, o una mela 10 euro al chilo purché qualcuno ce la sbucci.

Dove stiamo andando?

Il consiglio che personalmente do, perché mi occupo un po’ di marketing alimentare tra le altre cose, è sempre uno: se non capisci dove sta la fregatura, quello fregato sei te.

Nessuno regala niente, tantomeno ti fa uno sconto dell’80% su un elettrodomestico. O è rotto, o hanno trovato il modo di guadagnare da qualche altra parte, e con il caffè non è nemmeno difficile capire dove, di preciso: faremmo meglio a fare due conti, prima di spendere e spandere.

E poi, già che siamo su un sito green… Tutta la plastica delle capsule che si buttano via dove va a finire?

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Valerio Guiggi

Classe 1988. Laureato in Veterinaria e abilitato alla professione, si è sempre interessato alla branca della veterinaria che si occupa di Sicurezza Alimentare e Ispezione degli Alimenti, discipline per le quali a fine 2016 diventa specialista. Nella vita si occupa di consulenza sanitaria e normativa ad aziende che producono alimenti. Da sempre appassionato di scrittura, diventa articolista parlando di tematiche tecnologiche nel 2011 per unire la sua passione alla sua professione dopo la laurea. Scrive su Tuttogreen da giugno 2015, occupandosi di tematiche inerenti la sicurezza e la qualità alimentare.

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