Scopriamo le origini e le proprietà del sapone nero, una pasta lavante a base di olive usata negli hammam marocchini ed anche il procedimento su come farlo in casa.
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Avete mai pensato al sapone nero, sia in pasta che liquido, come alternativa naturale al sapone di Marsiglia o a quello tradizionale e ai soliti detersivi pieni di additivi chimici?
Si tratta di un sapone che si caratterizza per il colore scuro che dipende dalla particolarità di alcuni degli ingredienti con cui viene realizzato, le olive nere e la potassa, quest’ultima nella ricetta tradizionale deriva dalla cenere del legno e corteccia di platano e dei baccelli di cacao.
È tra i detergenti che non dovrebbero mai mancare in una perfetta trousse eco-biologica, ma quanti di voi sanno veramente cos’é e come si usa?
Si tratta, infatti, di un sapone di origine vegetale (composto da tre materie naturali come olio di olive nere, acqua e minerali).
Questo prodotto, originario della zona marocchina dell‘Essaouira, si presenta come una pasta cremosa e ambrata dal ricco profumo, perché è ricavato dalla saponificazione dell’olio ottenuto macerando le olive nere spremute nell’olio di oliva, e dell’idrossido di potassio, con il metodo a freddo.
Tradizionalmente utilizzato dalle donne per realizzare scrub naturali all’interno degli hammam durante il rito del bagno turco, è perfetto per esfoliare e nutrire in profondità l’epidermide regalando una pelle liscia e vellutata.
Esso è noto anche come sapone Beldi e le sue origini vengono, come anticipato, dal Marocco. Questo è il sapone più diffuso nel mondo arabo, nel bagno turco, ed è quello che, secondo la tradizione islamica, viene utilizzato per la purificazione prima della preghiera.
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Non ha la consistenza dei saponi che comunemente utilizziamo, non è del tutto solido, rimane morbido e pastoso e produce poca schiuma.
Si utilizza passandolo sulla pelle del corpo e del viso, lasciandolo in posa qualche istante e poi sciacquando, è esfoliante ma anche idratante, ricco di vitamina
Questo sapone è un vero toccasana per l’epidermide che rimane liscia e morbida. Per utilizzarlo per le pulizie di casa, se me preleva un cucchiaio e lo si diluisce in un litro di acqua.
Nell’hammam si usa spalmarlo con il guanto Kessa, che ne amplifica l’azione esfoliante sulla pelle, i cui pori sono dilatati dal calore del vapore.
Un rituale che potete ripete a casa vostra, direzionando il getto della doccia caldissima lontano da voi, e spalmandovi di questa crema burrosa di sapone nero e strofinando con il guanto.
Nel rito del bagno si stende poi sulla pelle e sui capelli l’argilla saponifera o ghassoul, dalle proprietà sgrassanti e astringenti.
Oltre a quello specificamente indicato per la pelle (noto appunto come sapone nero di Hammam o del Marocco o sapone Beldi), ne esiste anche una versione ideale per l’uso domestico, il sapone nero liquido:
Vi abbiamo già spiegato le nostre due ricette su come fare il sapone in casa senza soda caustica in modo veloce e sicuro e sempre proposito di sapone fatto in casa anche quella su come fare il sapone all’olio d’oliva.
Ora vediamo anche una ulteriore ricetta per fare il sapone nero, con la premessa che il sapone che si ottiene è utilizzabile sia per l’igiene personale che per quella della casa.
La ricetta impiega, oltre all’olio vegetale, acqua e potassa, cioé carbonato di potassio, che è reperibile presso i colorifici.
Per seguire una ricetta del tutto affine a quella tradizionale del Nord Africa, si può utilizzare, come già accennato, una lisciva ricavata dalle ceneri dei baccelli di cacao, meglio ancora se unite alle ceneri delle bucce di platano.
La difficoltà maggiore, in questo caso, sta nel procurarsi questi ingredienti più che nella realizzazione del procedimento stesso.
Altro occorrente:
Qui trovate alcuni ingredienti più difficilmente reperibili:
Si inizia mettendo in un recipiente sufficientemente grande, l’olio insieme alle olive nere, i due ingredienti si lasciano a riposo per 24 ore, quindi si filtra l’olio utilizzando il colino.
Poi si prendono due recipienti di dimensioni diverse per fare la bollitura a bagnomaria con la quale si procede a far sciogliere la potassa nell’acqua di fiori d’arancio.
Questa operazione va eseguita in luogo arieggiato e dotandosi di guanti e protezioni per il viso per evitare gli schizzi bollenti che possono partire accidentalmente dalla pentola. Durante questo procedimento occorre continuare a mescolare bene con un cucchiaio di legno.
Quando la potassa è completamente sciolta e il composto è ben denso si inizia ad aggiungere poco per volta l’olio di oliva mescolando in modo continuo fino all’apparire del famoso “nastro”.
A questo punto si continua a tenere sul fuoco fino a che il composto diventa traslucido: una volta che questo avviene, si toglie il recipiente dalla bollitura a bagnomaria e si lascia raffreddare prima di aggiungere l’olio essenziale di eucalipto.
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