Sorbo: un frutto dimenticato ricco di sapore ed effetti benefici, ma anche un albero ornamentale
I frutti del sorbo, pur essendo estremamente dolci e gustosi, sono quasi dimenticati. Quest’albero, utilizzato anche per scopi ornamentali, è conosciuto fin dai tempi antichi e coltivato anche in Italia.
Il sorbo (sorbus) è un genere di piante appartenenti alla famiglia delle Rosaceae. Si sviluppa sia sotto forma di alberi che di arbusti che producono frutti simili tra loro.
Si tratta di uno degli alberi da frutto più antichi, originario dell’Europa meridionale, dell’Asia minore e dell’Africa settentrionale. Anche in Italia è diffuso grazie alla presenza del clima favorevole alla sua crescita.
Tuttavia, pur essendo presente sulla nostra penisola fin da tempi remoti, la sua produzione risulta essere marginale, e i suoi frutti sono ormai dimenticati sulle nostre tavole.
Ha anche potenzialità ornamentali. La riscoperta di questi frutti è possibile pensando anche alle numerose proprietà benefiche ad essi attribuite.
Tra le oltre 200 specie, esistono varietà sia domestiche che selvatiche, in particolare.
- Sorbus aucuparia sorbo selvatico o degli uccellatori
- Sorbus domestica sorbo domestico
Sorbo selvatico
La varietà selvatica (Sorbus aucuparia) è detta ‘degli uccellatori’. Si tratta di un albero di media grandezza che produce fiori bianchi molto profumati e bacche di colore rosso corallo.
Cresce nei boschi e i suoi frutti erano utilizzati dai cacciatori per cercare di attirare gli uccelli da cacciagione. Durante il periodo autunnale, infatti, questa pianta diventa meta di numerose specie di uccelli, come tordi, passeri e merli, che ne amano particolarmente i frutti.
Sorbo domestico
La varietà domestica (Sorbus domestica) è quella preferibile per la produzione dei frutti, dette sorbe. Già gli antichi romani la apprezzavano e ne gustavano i frutti molto teneri e dolci.
La pianta si sviluppa come un piccolo albero molto longevo. Esso infatti può arrivare a vivere fino a 200 anni. La sua crescita tende ad essere molto lenta. Forse questo rappresenta uno dei possibili motivi per cui non viene così facilmente coltivata nonostante i suoi pregi.
I fiori sono piccoli e bianchi e da essi nascono le sorbe, simili per forma a dei piccoli pomi. Questa varietà domestica si può differenziare in varie tipologie in base al periodo di maturazione e alla forma dei frutti.
Sorbo: i frutti
Si presentano come dei piccoli pomi di colore giallo-verde o giallo-rosso. Il periodo di maturazione può variare in base alla tipologia e oscilla tra agosto e ottobre.
Quando vengono raccolti, sono decisamente immangiabili. Contengono, infatti, un’elevata concentrazione di tannini astringenti presenti nella loro polpa che li rendono impossibili da gustare.
Si possono quindi mangiare solo a seguito di un processo di ammezzimento che è in grado di rendere la polpa più tenera e facile da assaporare. Si tratta di un processo che porta a maturazione il frutto acerbo dopo averlo raccolto.
Disposti su un cartone, ma distanziati l’uno dall’altro, vengono sistemati in un luogo buio e asciutto perché sviluppino delle trasformazioni fisico-chimiche che li rendano maggiormente appetibili. Nel caso dei sorbi, a seguito della maturazione, i tannini si trasformano gradualmente in zuccheri. Anche i cachi, le nespole e le pere sono soggette ad ammezzimento.
Tale particolare caratteristica rischia di limitare notevolmente la possibilità di commercializzazione ed è per questo che fanno parte di quegli antichi frutti dimenticati come i corbezzoli, le mele cotogne e le pere volpine. Una volta maturi, le sorbe si rivelano molto gustose grazie alla loro notevole dolcezza. Vengono per questo adoperate in special modo nella preparazione di marmellate.
Le proprietà
I frutti maturi hanno diversi effetti benefici, noti anche agli uccelli migratori che se ne nutrono.
Composte prevalentemente da acqua, le sorbe e altre parti della pianta contengono anche interessanti composti chimici. Tra questi, in particolar modo tannini, sostanze antiossidanti e oli essenziali.
Presenti tracce di vitamine, soprattutto quelle dei gruppi A, C, B1, B2 e B3. Tra i sali minerali spiccano potassio, magnesio e calcio.
La corteccia è nota per le proprietà astringenti, utili in caso di disturbi gastrointestinali come la diarrea. Questa parte botanica può essere pertanto adoperata per la preparazione di infusi anche a partire dalle bacche.
Grazie all’elevata concentrazione di sostanze antiossidanti, tra gli effetti benefici si riscontra la capacità di contrastare l’azione dei radicali liberi.
Infine, la presenza di vitamina C aiuta a rafforzare le difese immunitarie.
La coltivazione
La pianta non richiede particolari condizioni climatiche per poter essere coltivata. Oltre a tollerare con facilità le basse temperature durante la stagione invernale, non teme le estati caldi. Inoltre, si adatta senza particolari problematiche ai vari tipi di suolo purché il terreno sia ben drenato.
Questa pianta richiede l’esposizione diretta alla luce solare. Non essendo particolarmente esigente, può essere coltivato anche in giardino o in un frutteto a bassa manutenzione senza correre troppi rischi.
Tende ad essere poco soggetto ad attacchi da parte dei parassiti per cui non necessita di speciali trattamenti o interventi in tal senso.
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Ultimo aggiornamento il 5 Luglio 2024 da Rossella Vignoli