Lo scienziato scettico che si converte alla causa del global warming
Uno ‘scettico convertito’. Così si è dichiarato, sulle colonne del New York Times, il professore Richard A. Muller, titolare della cattedra di fisica presso l’Università di California-Berkeley e fondatore del Berkeley Earth Surface Temperature Project. Un’iniziativa di studio volta a raccogliere le prove ed analizzare le cause dei cambiamenti climatici sulla Terra.

Le indagini di Muller e del suo staff hanno portato a registrare un aumento della temperatura di 1,5 gradi negli ultimi 250 anni, un fenomeno dettato principalmente dall’effetto serra. Il che equivale a dire che la colpa è dell’uomo e della sua azione sull’ambiente.
FOCUS: Temperature in aumento di 3 gradi da qui al 2050?
Una posizione, questa, affatto scontata. Infatti, una parte consistente della comunità scientifica nordamericana e fino a poco tempo fa lo stesso Muller, non hanno mai creduto alla teoria del riscaldamento globale e non considerano allarmante il progressivo scioglimento dei ghiacci o le migrazioni verso nord delle specie animali tropicali.
Molti scienziati ‘scettici’ nei confronti della teoria del global warming ritengono invece che questi fenomeni siano nell’ordine naturale delle cose, adducendo teorie cicliche o ipotesi evoluzionistiche che farebbero il paio con i ricorsi storici. Anche Muller sosteneva queste opinioni ma ora, dopo gli approfonditi studi del Temperature Project (reso possibile dalle elargizioni di Charles Koch, noto miliardario statunitense) ha cambiato completamente idea, convertendosi alla causa del riscaldamento globale. E riconoscendo le pesanti responsabilità umane.
Negli USA la ricerca ha avviato un controverso e acceso dibattito. Per ora si sono esposti tecnici, camici bianchi e giornalisti, ma si attende che la palla passi a politici e diplomatici. E’ questo il passaggio obbligato per veder riconosciuto il problema a livello istituzionale e così avviare delle azioni concrete per contrastarlo.
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