Quali sono le condizioni degli allevamenti intensivi di conigli?
Con l’allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riguardante le carni rosse, era prevedibile un’impennata di consumi di carni bianche e pesci.

E allora diventa quanto mai importante la campagna “Coraggio Coniglio” di LAV ed Animal Equality che, partendo dalle disumane condizioni di vita dei conigli di allevamento, chiede al legislatore italiano che essi siano riconosciuti come animali da affezione. Sull’allevamento dei conigli regna l’incertezza più assoluta. Basta leggere i dati delle fonti e la discrepanza tra essi, per rendersene conto.
Si passa dall’ISTAT che nel 2007 denunciava 30 milioni di conigli uccisi, ad Avitalia che ne denunciava 60 milioni sempre nel 2007, ancora all’Istat che ne denunciava 23 milioni nel 2011, per arrivare alla FAO che ne denuncia addirittura 175 milioni nel 2012. Il problema di queste stime deriva anche dal fatto che gli allevamenti di conigli sono in buona parte (circa il 35%) di piccole o piccolissime dimensioni, talvolta a livello familiare (specie nel sud della penisola), e pertanto sfuggono a stime obiettive. Oltre che a controlli severi.
Ed ecco che il 99% dei conigli sono allevati in piccole gabbie, che solitamente contengono diverse decine di animali. A differenza delle galline, per le quali si fa distinzione fra allevate a terra od in batteria, i conigli la terra di solito proprio non la vedono. E la legislazione lo consente, così come consente tante altre cose: che siano uccisi dopo appena dodici settimane di vita (quando la loro vita potrebbe raggiungere i dodici anni); che questi cuccioli siano sottoposti ad alimentazione forzata, in modo da raggiungere nelle poche settimane di vita un peso ”commerciale”; che le fattrici vivano al massimo due anni, siano fecondate artificialmente, e persino quando ancora allevano i piccoli della precedente cucciolata; che i conigli da riproduzione debbano vivere al massimo quattro anni.
L’unica cosa che la legge vieta esplicitamente è che vivano nella sporcizia. Cosa che in realtà capita inevitabilmente, dato che vivono in tanti in una gabbia e mangino in continuazione.
La soluzione potrebbe essere quella di renderli animali da affezione, così da essere protetti dal codice penale.
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