La celidonia – detta anche ‘erba che fa piangere o cantare’ – è una pianta selvatica dalle origini antiche e dalle tante virtù benefiche. In fitoterapia è il rimedio naturale per eccellenza contro verruche, porri e altre malattie di origine infiammatoria e batterica che affliggono il derma e le mucose. Conosciamola meglio e scopriamola in questa guida pratica al suo utilizzo.
Forse non tutti sanno che il nome di questa affascinante erbacea selvatica deriva dalla parola greca ‘chelidon‘ che significa rondine. Pare, infatti, che le rondini utilizzino piccole porzioni della pianta strofinandole sugli occhi dei piccoli dopo la schiusa delle uova. Il latice in essa contenuto aprirebbe i lembi consentendo agli uccellini di vedere per la prima volta il Mondo.
Questa pianta ha una storia antica ed è nota per i suoi usi in fitoterapia fin dal passato più remoto.
Un tempo, questa pianta era considerata un vero portafortuna e molte sono le leggende e gli aneddoti legati ad essa. La più curiosa vuole che fosse utilizzata sul capo degli ammalati per svelare la loro sorte. Posta sulla fronte, la celidonia farebbe piangere l’uomo in punto di morte e cantare quello in via di guarigione. Per questo motivo è anche detta ‘erba che fa piangere o cantare’.
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Discoride e Galeno la utilizzavano in infusione con il vino bianco per curare l’ittero. Tuttavia il suo principale utilizzo in ambito fitoterapico è legato alla cura delle verruche.
Il latice di celidonia è talmente efficace nei confronti di queste infezioni, da farle guadagnare il nome di ‘erba delle verruche’. Conosciamola meglio e scopriamone le proprietà benefiche, i principali utilizzi e le controindicazioni.
La celidonia (Chelidonium majus) è una pianta perenne dal fusto eretto e ramificato che in Italia cresce spontaneamente in molte regioni.
Può raggiungere anche gli 80 cm di altezza e produrre grandi foglie segmentate. La pianta appartiene alla famiglia delle Papaveraceae ed è l’unica specie del genere Chelidonium.
Si tratta di una specie dal comportamento infestante e tappezzante, che cresce sopratutto nelle zone incolte e nei boschi. All’inizio della primavera è una delle prime piante a fiorire e la sua presenza è denotata dai tipici fiori a 4 petali di colore giallo-vivo che sbocciano copiosi.
Dai rami spezzati è possibile estrarre il prezioso latice giallo-arancio ricco di principi attivi medicamentosi.
Essendo una pianta erbacea tipica del bacino del Mediterraneo, è facile trovarla in molte regioni italiane. Come tutte le infestanti, predilige i terreni incolti e abbandonati, le boscaglie, le aiuole, i giardini e le pietraie.
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Le proprietà benefiche della celidonia sono legate ai principi attivi presenti nel latice e nel succo fresco estratto dalle parti aeree della pianta e dalla sue radici.
In particolare, gli alcaloidi come la berberina, la coptisina, la chelidonina, la sanguinarina e l’allocriptopina concentrati nella radice. Significativa è anche la presenza di acidi organici, carotenoidi ed enzimi proteolitici.
Il latice della pianta ha diverse proprietà benefiche per la salute. È una pianta officinale dalle virtù:
Il suo estratto fresco diluito in acqua bollente o acqua di rose diventa anche un eccellente collirio per lenire le infezioni oculari, ulcerazioni delle palpebre e congiuntiviti.
Come anticipato, il latice della pianta è uno dei rimedi naturali più efficaci per bruciare porri, verruche e duroni. In erboristeria si trovano gli estratti, le creme e unguenti da utilizzare in piccolissime dosi direttamente sulle ulcerazioni. Occorre prestare molta attenzione a non toccare la pelle circostante per evitare di irritarla.
Il succo può essere utilizzato puro o diluito dopo aver raccolto la pianta. Si applica una goccia di latice 2 o 3 volte al giorno sulla zona da trattare.
In alternativa, si può diluire in un infuso di tiglio o borragine e applicarla secondo le stesse modalità, stando comunque attenti a proteggere la pelle circostante.
Per il trattamento di calli e duroni spennellate il liquido ottenuto dalla macerazione di una foglia di celidonia in un bicchiere d’acqua.
La presenza di un elevato numero di alcaloidi fa della celidoniaè una pianta tossica. Il consumo eccessivo della pianta fresca può provocare sonnolenza, bradicardia e paralisi delle terminazioni nervose. È un veleno potente, dunque va utilizzato solo sotto stretta osservazione medica e seguendo scrupolosamente le dosi prescritte. Non ingerire la pianta fresca né il latice estratto dai rami.
Esso è altamente corrosivo per le mucose e può provocare gravi irritazioni. Tra gli effetti collaterali del sovra-dosaggio si segnalano anche nausea, vomito, diarrea. L’assunzione della celidonia è controindicata in gravidanza e in età infantile.
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