Piante e fiori

Come coltivare il Clerodendro, una pianta altamente decorativa 

Varietà, caratteristiche e consigli utili per la coltivazione a terra e in vaso

Oggi parliamo del Clerodendro, una pianta a sviluppo arbustivo che viene spesso allevata anche ad albero. Appartenente alla famiglia delle Verbenaceae, ne esistono circa 400 specie di natura diversa, ma tutte sono accomunate dalla bellezza del fogliame e dalle caratteristiche ornamentali delle loro fioriture.

Come coltivare il Clerodendro, una pianta altamente decorativa 

Andiamo a scoprire qualcosa di più sulle varietà più diffuse di questa magnifica pianta.

Clerodendro caratteristiche

Esistono molte specie diverse di Clerodendro, tutte altamente decorative e per lo più a portamento rampicante.

La pianta è composta da tanti rami eretti, alti in media 3 metri, ma vediamo più da vicino quali sono le caratteristiche principali delle sue singole parti.

  • Le foglie, lungamente picciolate, sono opposte e ovali. Se vengono strofinate emanano una piacevole profumazione. Presentano la pagina superiore liscia mentre quella inferiore è ricoperta da una folta e corta peluria. I margini sono lievemente seghettati.
  • I fiori sono piccoli ma molto decorativi e profumatissimi. Si tratta di infiorescenze a grappolo: la corolla è formata da 5 petali bianchi che contrastano con il calice rosato, mentre al centro spiccano 4 stami molto lunghi.
  • I frutti sono costituiti da piccole bacche sferiche blu intenso, circondate da un calice rosso-fucsia a forma di lanterna. Persistono sulla pianta per tutta la stagione invernale, da ottobre a febbraio.

Etimologia del Clorodendro

Clerodendrum è parola composta derivante dal greco e formata da klerôs, ‘clero’, ‘religioso’ e, dèndron, ‘albero’. In Oriente queste piante erano considerate alberi sacri ed erano usate dai preti cingalesi durante le loro cerimonie religiose. La specie, trichotomum, dal greco trícha ‘in tre’ e témnein ‘tagliare’ allude al fatto che l’infiorescenza si divide in tre parti.

Origini del Clorodendro

È una pianta che cresce spontanea in Cina e in Giappone, ed è stata introdotta in Europa verso il 1800 dove è tuttora intensamente coltivata a scopo ornamentale per la bella fioritura che regala a fine estate e per i coloratissimi calici.

Varietà di Clerodendro

In commercio sono reperibili varietà decidue e sempreverdi che differiscono per il colore delle foglie. Il più conosciuto del genere e il più coltivato in Italia è il Clerodendrum trichotomum originario del Giappone. Vediamo le altre specie più diffuse.

Clerodendrum trichtomum, detto anche Clerodendro giapponese

Originario del Giappone, è stato introdotto in Italia nel 1860. Si tratta di un arbusto a portamento espanso, che raggiunge l’altezza di 1,5 m e la larghezza di 4 m in vaso, 5-6 m di altezza e 6-7 di larghezza in piena terra.

Le foglie, verde scuro, sono grandi (possono raggiungere la lunghezza di 20 cm), opposte, decidue, ruvide sulla pagina superiore e tomentose su quella inferiore, con margine intero o irregolarmente dentato. Tra agosto e settembre compaiono i profumatissimi fiori: bianchi con calice bianco-rosato e quattro stami molto lunghi. Subito dopo appaiono le bacche di un bel blu scuro, quasi nero, e sfumature turchesi. Circondate da calici rosso-fucsia, sono velenose.
È una pianta che cresce abbastanza rapidamente ed è una delle poche specie appartenenti al genere che resiste al gelo (anche fino a -15°C). Risulta facilmente coltivabile specie nei giardini delle regioni a clima fresco come pianta da ombra.

Appartenenti a questa specie segnaliamo due varietà:

  • “Fargesii”, con foglie dai riflessi bronzei e fruttificazione abbondante
  • “Carnival”, con foglie verde-blu e margini irregolari sfumati di giallo-grigio

Clerodendrum thomsoniae

Specie sempreverde originaria dell’Africa occidentale, è un rampicante alto circa 4 metri. Presenta foglie opposte, oblungo-ovate, con lamina intera solcata da nervature. I fiori hanno un calice bianco a forma di lanterna e la corolla con cinque petali color carminio.

Rispetto alle altre due varietà sopracitate, molto rustiche, il Clerodendrum thomsoniae è piuttosto delicato: soffre ad una temperatura inferiore ai 16°C e richiede un ambiente luminoso ed umido ma riparato dai raggi. Necessita inoltre di apposito sostegno.

clerodendro
Il Clerodendrum thomsoniae nei paesi di lingua inglese è noto anche come Bleeding Heart, in virtù della caratteristica corolla con cinque petali color carminio.

Clerodendrum bungei

Proveniente dalla Cina, è una specie arbustiva che può raggiungere i 1,5-2,5 m di altezza. Le foglie decidue e a forma di cuore, hanno i margini dentati. Di colore verde scuro sulla pagina superiore, su quella inferiore sono coperte da peli rossastri. Se vengono strofinate emettono un odore sgradevole. Molto profumati invece i fiori: di un bel rosa brillante, fanno la loro comparsa in piena estate.

Si tratta di una specie semi-rustica che preferisce posizioni ben illuminate, ma al riparo dai raggi diretti del sole. In inverno, l’ideale sarebbe collocarla in una serra fredda o una veranda fresca e arieggiata con temperature non superiori ai 10°C. Il miglior metodo di moltiplicazione di questa specie è la divisione dei cespi.

clerodendro
La caratteristica fioritura del Clerodendrum bungei

Clerodendrum fragrans

Specie arbustiva molto delicata adatta alla serra. La sua altezza varia da 0,5 a 3 m. Le foglie sono ovate, pelose e grigiastre, mentre i fiori si presentano bianchi all’interno e rossi all’esterno, riuniti in infiorescenze ombrelliformi.

Clerodendrum speciosissimum, detta anche “fallax”

Originaria dell’isola di Giava, questa specie arbustiva e ramificata ha foglie grandi, con margini interi e lamina corrugata tra le venature secondarie ricoperte da una fitta peluria bianca. In estate sbocciano i fiori, di color arancio-scarlatto, con stami e pistillo che fuoriescono.

Raggiunge l’altezza di 1 m e richiede una temperatura invernale minima di 16°C, nonché un ambiente molto luminoso e con elevata umidità ambientale.

clerodendro speciosissimum
Ed ecco anche la varietà speciosissimum.

Clerodendro: quando fiorisce

Da agosto fino all’autunno inoltrato; proprio per questo è apprezzata come pianta decorativa per i mesi più tristi dell’anno.

Coltivazione del Clerodendro

In generale, è un albero molto rustico che si adatta a vivere in qualsiasi terreno. Privilegia le zone semi-ombreggiate ma vegeta bene anche in pieno sole.

Nelle zone molto fredde (parecchi gradi sotto zero) è meglio provvedere ad una copertura del terreno con strame di foglie secche, paglia o altro pacciame organico.

Cura del Clerodendro

Essendo una pianta rustica non richiede particolari cure. Ci sono però delle accortezze da tener presente:

  • in inverno, proteggere la base dell’arbusto con una leggera pacciamatura di foglie secche o paglia
  • evitare i ristagni idrici sul sottofondo del vaso
  • in primavera, prima del periodo della fioritura, effettuare trattamenti antiparassitari a scopo preventivo
  • Clima e temperatura. Essendo una pianta di origini tropicale, teme moltissimo le basse temperature. Resiste bene anche oltre i 30°, ma la minima non deve mai scendere oltre i 15-16°.
  • Esposizione. Ama i luoghi luminosi e soleggiati, teme i venti freddi e le basse temperature. Nelle regioni con inverni molto rigidi, l’ideale sarebbe riparare la pianta in una serra oppure eseguire la pacciamatura alla base dell’apparato radicale.
  • Terreno. Tendenzialmente cresce bene in qualunque tipo di terreno, tuttavia predilige quello umido, ricco di sostanza organica e soprattutto ben drenato.
  • Annaffiatura. Dalla ripresa vegetativa al riposo invernale richiede annaffiature regolari, in autunno è sufficiente mantenere il terreno un po’ umido, mentre in inverno gli apporti idrici vanno sospesi del tutto soprattutto se la pianta è coltivata in piena terra.
  • Concimazione. Dalla primavera all’autunno, ogni 20 giorni, il terreno di coltivazione va arricchito di nutrienti indispensabili per la produzione di nuove foglie e dei fiori. Da preferire un concime granulare a lento rilascio ricco di azoto, fosforo e potassio.
  • Potatura. Per favorire la nascita di nuovi rami nella primavera successiva, in autunno vanno accorciati quelli vecchi a circa 50 cm dalla base. Da eliminare anche i polloni basali ai piedi e le infiorescenze sfiorite.
  • Coltivazione in vaso. Usate un vaso largo e profondo e preferite un terreno sciolto, fresco e ricco di sostanza organica, sabbia o argilla espansa come materiale drenante per il fondo. Annaffiate abbondantemente in estate, soprattutto nei primi anni di impianto, e concimate ogni 15 giorni, da primavera fino in estate, con un fertilizzante liquido specifico per piante verdi fiorite. Effettuate una potatura di formazione e cimare i rametti di formazione per stimolare la produzione di nuovi rami.
  • Rinvaso. Va fatto una volta l’anno, a inizio primavera. Utilizzatene uno leggermente più grande del precedente e nuovo terriccio.
  • Moltiplicazione. La pianta si riproduce in primavera per seme, per talea e per divisione dei polloni basali. Vediamo le differenze tra queste tre tipologie.
  • Riproduzione per seme. In primavera, i semi dell’anno precedente vanno interrati in un cassone con terriccio specifico e mantenuto al caldo fino alla comparsa dei germogli. Questa tecnica, pur garantendo buoni risultati, richiede più tempo e le nuove piante presentano caratteristiche differenti dalla pianta madre a causa della variabilità genetica.
  • Propagazione per talea. Le talee, lunghe circa 15 cm, vanno prelevate in primavera, passate nelle polvere rizogena e messe a radicare in un miscuglio di torba e sabbia in parti uguali, in un luogo a temperatura costante di 16-18°. A radicazione avvenuta le nuove piante si mettono a dimora definitiva.
  • Propagazione per divisione dei polloni. I polloni più sani e vigorosi che crescono ai piedi vengono staccati e piantati in cassone freddo (o direttamente a dimora) con tutto il pane di terra che avvolge le radici. Questo tipo di propagazione si può effettuare in primavera o in autunno.
  • Impianto o messa a dimora. L’impianto va effettuato in primavera in buche larghe e profonde circa il doppio del pane di terra che avvolge le radici. Tra una pianta e l’altra ci deve essere almeno 1 m.
  • Malattie. I principali nemici sono la cocciniglia, la cotonosa e il ragnetto rosso. Talvolta viene attaccata anche dagli acari che ne rovinano le foglie. È molto sensibile al marciume delle radici.

Utilizzi del clorodendro

Le piante del Clerodendrum vengono apprezzate a scopo ornamentale per la lunga fioritura estiva e le bacche colorate in autunno. Sono perfette singolarmente come piccolo alberello o nelle aiuole.

In ambito erboristico, le sue foglie vengono utilizzate per la loro attività ipotensiva e, nei luoghi nativi, si utilizzano per preparare un decotto ad uso esterno da applicare come cataplasma antispasmodico, antinfiammatorio, antielmintico.

Il Clerodendro è velenoso

I frutti e le bacche di questa bellissima pianta ornamentale sono una fonte di cibo per gli uccelli ma molto velenosi per l’uomo.

Curiosità sul Clorodendro

Il Clerodendrum trichotomum è meglio noto come “Clerodendro del Giappone” in riferimento al suo luogo di provenienza.

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Federica Ermete

Nata a Busto Arsizio nel 1982, dopo il diploma si trasferisce a Cremona – dove vive tutt’ora – per conseguire la laurea in ambito umanistico. Sia per formazione professionale che per passione personale, i suoi ambiti di specializzazione sono l’alimentazione, la salute, il fitness di cui è appassionata anche nella vita quotidiana, ed il benessere naturale. Collabora con entusiasmo con la redazione di Tuttogreen dal giugno 2020.

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