Il finocchio selvatico (detto comunemente finocchietto) è un arbusto erbaceo mediterraneo che nasce spontaneo soprattutto nel centro e sud Italia nella cosiddetta macchia mediterranea.
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Questa pianta aromatica appartiene alla famiglia delle Ombrellifere ed è conosciuta fin dall’antichità per le sue proprietà aromatiche. Dal sapore simile all’aneto, viene utilizzato per insaporire piatti della cucina mediterranea. Ricco di proprietà fitoterapiche viene usato in tutte le sue parti nella preparazione di tisane dalle qualità digestive e carminative soprattutto per le donne.
Si tratta di una pianta ombrellifera dal nome scientifico di Foeniculum vulgare, parente povera del finocchio coltivato, ma con diverse caratteristiche botaniche.
Il finocchio selvatico è una pianta spontanea e perenne che si compone di:
Essendo una coltura perenne, non rende necessario riseminarla: all’arrivo dell’inverno si taglia alla radice e si aspetta poi che in primavera la radice principale produca nuovi getti.
Il finocchio coltivato, invece, è una pianta annuale o biennale con radice a fittone. Raggiunge i 60–80 cm di altezza. Si consuma la grossa guaina a grumolo bianco che si sviluppa alla base.
Il finocchietto selvatico richiede poche cure e si mantiene e riproduce facilmente sia in giardino sia in un piccolo orto.
Ecco di seguito la guida pratica per coltivarlo.
La pianta selvatica è interamente commestibile.
In fitoterapia foglie e semi di questa pianta officinale vengono utilizzati per la preparazione di estratti secche. Dai semi se ne estrae in corrente di vapore l’olio essenziale di finocchio, dalle virtù antispasmodiche, antinfiammatorie e digerenti, e curative dell’intestino e del colon.
Va usato con cautela perché i principi attivi sono contenuti a dosi molto elevate e possono avere effetti allucinogeni.
Le proprietà sono molte, tanto da essere una pianta già ampiamente utilizzata nell’antichità. Eccole proprietà che spiccano maggiormente:
Se ne consiglia l’assunzione come tisana, vediamo come si prepara e quali benefici offre.
Si realizza sia con i semi sia con le foglie fresche che con il bulbo radicale. Può aiutare il nostro benessere in varie situazioni soprattutto in caso di:
Apporta benefici soprattutto alle donne, grazie ai principi attivi dal potere digestivo e carminativo, ma anche alla presenza di sostanze chimiche simili agli estrogeni. Tra i suoi benefici e utilizzi: troviamo come:
Per preparare una tisana depurativa si utilizzano i frutti secchi lasciati in infuso nell’acqua calda. Esistono in commercio anche delle bustine liofilizzate già dosate.
Per piccoli problemi di digestione o intestinali se ne assumono 2-4 tazze al giorno dopo i pasti.
Si può utilizzare per fare impacchi per ridurre il gonfiore e a trattare eventuali infezioni oculari come la congiuntivite.. Basta immergere un batuffolo di cotone nell’infuso tiepido e lasciarlo in posa sopra le palpebre per 10 minuti.
La tisana al finocchio non è del tutto innocua, ma presenta alcune controindicazioni. Ecco alcune avvertenze:
È stato usato non solo come erba utile in cucina ma anche come rimedio naturale fin dai tempi dell’antica Grecia. Soprattutto nella cucina del Sud Italia, in Sicilia in particolare, ci sono strepitose ricette.
Il finocchio selvatico contiene 10 calorie ogni 100 grammi ed è composto per il 43% da glucidi e 56% di protidi.
In cucina si possono usare tutte le parti del finocchio.
Ingredienti:
Preparazione. Pulite il finocchietto e cuocetelo in acqua salata. Scolatelo e tenete da parte l’acqua di cottura. Intanto spellate i pomodorini tagliarli a pezzetti. In una padella mettete un filo di olio e fate soffriggere a fiamma bassa il cipollotto, quindi aggiungete i pomodori a pezzetti e saltateli per un paio di minuti. Unite il finocchietto tagliato a pezzetti e un po’ di acqua di cottura. Lasciate cuocere a coperchio chiuso per 10 minuti circa. Aggiungete i gamberetti già sgusciati, mescolate e togliete subito dal fuoco. Nell’acqua di cottura dei finocchietti cuocete gli spaghetti e lasciateli al dente. Mantecate in padella con il condimento. Servite caldo.
Ingredienti:
Preparazione. Lavate e asciugate i pomodorini e poi tagliateli a metà. Eliminate il picciolo dai peperoncini e affettate. Intanto in padella scaldate l’olio e aggiungete 2 spicchi di aglio in camicia ed i peperoncini. Lasciate a rosolare per un paio di minuti, quindi aggiungere il pollo. Rosolate i pezzi di pollo 2-3 minuti a fiamma media e aggiungete i pomodorini, le olive, i capperi e il finocchio selvatico. Aggiungete un po’ di acqua e lasciate a cuocere con coperchio chiuso per circa 25 minuti a fiamma bassa. Scoperchiate e aggiungete altro finocchietto e proseguire la cottura senza coperchio per 15-20 minuti a fiamma media, mescolando ogni tanto. Servite ben caldo.
Ingredienti:
Preparazione. Pulite il finocchietto eliminando i fili più duri e legnosi, lavatelo e lessate in acqua salata per 5 minuti circa. Scolate e tagliate a pezzettini . Aggiungete in una ciotola le uova, un pizzico di sale, il pepe nero, il formaggio grattugiato e, a gradimento, la farina (che può essere sostituita da altre farine per diventare gluten-free). Mescolate tutto fino ad ottenere un composto denso. Preparate le frittelle. In una padella versate abbondante olio d’oliva fino a ricoprirne completamente il fondo e, quando sarà caldo, immergete le piccole frittelle che dovranno essere alla fine ben dorate da entrambe le parti. Lasciate a scolare su un piatto rivestito di carta assorbente, salate leggermente e servite. Sono buone anche fredde!
Ingredienti:
Preparazione. Lavate e asciugate le foglie di finocchio selvatico, possibilmente appena raccolte, e dopo averle tamponate con carta assorbente da cucina, depositatele in un contenitore di vetro a chiusura ermetica. Aggiungete l’alcool a 90° e alcuni semi essiccati, dopo averli pestati in un pestello. Chiudete ermeticamente e agitate bene, quindi conservate in un luogo chiuso e buio per circa 15 giorni, fino a quando le foglie diventeranno bianche e saranno macerate. Preparate uno sciroppo facendo bollire l’acqua con lo zucchero.
Quando diventa completamente freddo unite al macerato, che nel frattempo sarà stato filtrato con un colino. Mescolate e imbottigliate. Consumate il liquore dopo un mese, ben freddo.
Dal termine finocchietto deriva il termine ‘infinocchiare’, che vuol dire truffare, imbrogliare. Perché? Deriva dal fatto che l’aroma veniva utilizzato per coprire un vino di scarsa qualità. Si aggiungeva dunque nelle botti per renderlo di sapore più gradevole.
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