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Gli ingredienti della cucina naturale: la liquirizia

La liquirizia è una pianta il cui uso in ambito terapeutico è di origine piuttosto antica, infatti vi sono testimonianze che nell’Antico Egitto si utilizzasse per le sue proprietà calmanti e lenitive.
Anche in Cina se ne faceva uso già circa 5000 anni fa per curare la tosse e i disturbi del fegato. In Italia la liquirizia iniziò ad avere impiego come pianta medicinale nel X secolo presso i monaci Benedettini.

Il termine “liquirizia” corrisponde al termine scientifico “glycyrrhiza glabra” di cui “riza” significa radice e glycos significa dolce, in sostanza radice dolce, che da l’idea di come sia gradevole e apprezzato il suo sapore. La liquirizia viene raccolta in autunno quando la pianta ha almeno 3 anni di vita, ne viene separata la radice, la parte in cui sono più concentrati i principi attivi, che  poi viene fatta essiccare, mentre le foglie si utilizzano appena colte.

Dalla radice essicata si ottengono i famosi bastoncini da masticare, si estrae la liquirizia pura utilizzata per produrre confetti e pasticche, oppure viene ridotta in piccoli frammenti per tisane e infusi.  Al giorno d’oggi sono numerose le proprietà ufficialmente riconosciute alla liquirizia, a partire dalle malattie dell’apparato respiratorio, infatti la liquirizia calma la tosse, fluidifica le secrezioni dei bronchi e lenisce le mucose irritate.

Per quanto riguarda l’apparato digerente, questo ingrediente della cucina naturale è utilizzato per trattare la gastrite, l’ulcera dello stomaco, i disturbi cronici del fegato, il meteorismo, per calmare gli spasmi intestinali e i dolori allo stomaco. Non meno rilevante è l’azione disinfiammante e cicatrizzante su abrasioni delle mucose della bocca e delle gengive e l’azione di profumazione dell’alito. Più nota è invece la capacità della liquirizia di sollevare il livello della pressione arteriosa, a fronte dell’aumentata ritenzione di sodio e acqua e dell’eliminazione del potassio.

Occorre quindi fare attenzione nel consumo di liquirizia per evitare di subire gli effetti della ritenzione idrica e dell’ipertensione, soprattutto chi è già iperteso, inoltre ne è sconsigliato il consumo anche a chi soffre di insufficienza renale, di diabete, di cirrosi epatica e alle donne in gravidanza.

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Published by
Maura Lugano

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