Orto e giardino

Rain garden: la soluzione naturale per le piogge improvvise ed abbondanti

Cos'è un "giardino della pioggia", a cosa serve e da quali elementi è costituito

I Rain Garden rappresentano una buona pratica di pianificazione del paesaggio che può rivelarsi utile per evitare i danni da piogge abbondanti e improvvise. I cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo in questi anni, unitamente alle infrastrutture idriche di smaltimento non adeguate, contribuiscono alla creazione di fenomeni quali allagamenti e inondazioni.

Rain garden: la soluzione naturale per le piogge improvvise ed abbondanti

I primi rain garden risalgono agli anni ’90 e, oggi, stanno trovando sempre piò ampia applicazione, in quanto si tratta di sistemi naturali per gestire i deflussi meteorologici in maniera del tutto sostenibile. Tra l’altro, trovano impiego sia in ambito pubblico (strade, viali) che nei giardini privati.

Vediamo allora più nello specifico in cosa consistono questi “giardini della pioggia” e come funzionano.

Che cosa sono i rain garden

I rain garden, letteralmente “giardini della pioggia”, altro non sono che leggere depressioni del terreno ricoperte da piante e verde aventi una funzione tecnica molto importante, che va ben al di là, del fattore puramente estetico ed edonistico.

Si tratta di giardini progettati ad hoc per gestire e controllare le grandi quantità d’acqua piovana. Ai giorni nostri, con i cambiamenti climatici in corso, siamo sempre più spesso alle prese con violenti piogge abbondanti, a cui poi seguono lunghi periosidi siccità.

Scopo di questi giardini è quello di andare a sostituire gli impianti di ingegneria idraulica con dispositivi che ricalcano il ciclo idrologico naturale. In pratica, infatti, il flusso dell’acqua piovana viene rallentato e l’acqua piovana stessa viene depurata grazie alla infiltrazione nel terreno.

Struttura di un rain garden

La struttura dei rain garden è molto semplice. Si tratta di bacini depressi (50 cm il livello max dal piano di calpestio) che, sfruttando la pendenza naturale del suolo, accolgono l’acqua piovana in eccesso che tende ad accumularsi sulle superfici impermeabili ad esso adiacenti, come strade, tetti, parcheggi…

Per quanto riguarda l’estensione superficiale, i rain garden deve costituire almeno il 10% della superficie impermeabile adiacente.

Il bacino, come meglio spiegheremo più avanti, è costituito da ghiaia, sabbia, compost organico e terreno del sito. Questo mix permette all’acqua piovana di defluire in maniera graduale nel terreno. In questo modo, oltre a non intasare il sistema fognario urbano, l’acqua stessa viene filtrata dal terreno, che la rilascia depurata di circa il 30% delle sostanze inquinanti.

È possibile integrare il sistema del giardino pluviale con un sistema di recupero delle acque di deflusso, così da poterle utilizzare, ad esempio per l’irrigazione, nei periodi più secchi e siccitosi.

Origine dei rain garden

Il primo rain garden venne realizzato negli anni Novanta negli USA. Subito divenne molto popolare. Ben presto, anche il Regno Unito cominciò a guardare con interesse questa tipologia di giardini, incentivandone l’impiego nelle aree urbane in particolare.

Attualmente, i rain garden sono molto diffusi oltre che negli Stati Uniti e In Inghilterra, anche in Cina e in Australia. In particolare, la Cina prevede l’attuazione di un programma di “Sponge city” per mitigare le inondazioni che, di frequente, coinvolgono varie zone del Paese.

A cosa serve un rain garden

In caso di piogge molto abbondanti, un Rain Garden raccoglie l’acqua piovana e la filtra, consegnandola all’impianto fognario in modo piuttosto rapido e meno inquinata. Di fatto, lo scopo principale di questi giardini è quello di contenere i possibili allagamenti.

In pratica, un rain garden:

  • raccoglie l’acqua piovana
  • filtra e depura l’acqua piovana naturalmente
  • indirizza l’acqua piovana in eccesso in scarichi esistenti
  • attraverso il terreno, separa i materiali idrosolubili e tossici dall’acqua
  • dona nuovo vigore alle falde acquifere
  • fa rallentare l’afflusso di acqua di scorrimento superficiale in modo tale da ridurre il rischio di alluvioni a valle
  • su ampia scala, aiuta in maniera notevole a contrastare gli allagamenti stradali
  • previene il ristagno delle acqua
  • evitando il ristagno idrico, previene anche la proliferazione di insetti
  • se collegato ad un sistema di accumulo e/o conservazione delle acque meteoriche filtrate, dà la possibilità di riutilizzare le acque stesse, con un risparmio idrico importante
  • arreda e decora il verde urbano e i giardini privati

Progettazione di un rain garden

Considerando il suo scopo precipuo e le sue caratteristiche, per progettare un rain garden occorre valutare le caratteristiche del sito in cui realizzarlo.

Ecco tutti gli elementi da valutare e stabilire:

  • mappatura del sito comprendendo tutte le strutture ed indicando le zone dove l’acqua scorre a seguito della pioggia
  • scegliere le superfici impermeabili da gestire con questo giardino
  • dimensioni del giardino
  • capire tutte le pendenze ed individuare i punti più bassi
  • caratteristiche climatiche
  • eventi atmosferici che caratterizzano la zona, in primis la frequenza e l’intensità delle precipitazioni
  • qualità del terreno

Gli elementi che compongono un rain garden

In un rain garden che si rispetti, ci sono degli elementi fondamentali che non possono mancare. Ecco di quali si tratta.

  • Terriccio drenante composto prevalentemente da sabbia (50%) e per il resto da terriccio e compost. Svolge varie funzioni: contribuisce all’assorbimento dei metalli pesanti e di vari agenti inquinanti in genere e fornisce struttura e nutrienti alle piante
  • Dreno di raccolta dell’acqua: un letto di ghiaia con all’interno tubi drenanti. Serve per convogliare le acque verso l’impianto fognario o le cisterne di raccolta
  • Fascia erbosa a scopo protettivo: piante erbacee che ricoprono il suolo e che servono a rallentare il flusso d’acqua in entrata
  • Area di ristagno: una depressione di 10-20 cm del terreno basta per frenare e raccogliere l’acqua
  • Pacciamatura: trattiene il materiale organico grossolano e le particelle sospese nell’acqua piovana, e mantiene umido il terreno durante i mesi più caldi e afosi
  • Piante, che devono essere selezionate accuratamente per poter resistere sia all’acqua eccessiva che ai lunghi periodi di siccità

Le zone di un rain garden

Di norma, un rain garden viene suddiviso in 3 zone, a seconda delle varie condizioni di umidità.

  • Umida: la parte centrale, che può accogliere piante che gradiscono un terreno umido e, di contro, non sopportano quello asciutto
  • Secca o asciutta: ideale per piante che amano i terreni asciutti e non soffrono anche per periodi prolungati
  • Moderata: zona adatta per piante che tollerano in egual maniera sia i terreni secchi che quelli umidi
rain garden
Un’illustrazione che esemplifica il concetto di rain garden.

Il terreno ideale per i rain garden

Il terreno ideale da usare nei rain garden è costituito, prevalentemente, da:

  • sabbia
  • pacciame: crea ombra, mantiene umido il terreno e lo ripara dal caldo eccessivo, depura l’acqua da alcuni inquinanti presenti nella pioggia, diminuisce la presenza di erbacce
  • rocce e ghiaia: utilissime nelle zone di afflusso e deflusso dell’acqua in quanto diminuiscono la potenza dell’acqua stessa e limitano il processo erosivo
  • compost organico: oltre a rendere il terreno più fertile, filtra anche gli inquinanti

Le piante più indicate per i rain garden

Il momento della scelta delle piante da inserire in un rain garden è molto delicato. Per le condizioni particolari in cui dovranno vivere, devono infatti essere piante che sopportano sia i terreni molto asciutti che molto umidi. Per la zona di depressione del giardino, ad esempio, andranno scelte varietà botaniche che, per brevi periodi, sono in grado di sopportare la sommersione. La scelta delle essenze vegetali va quindi ponderata in maniera razionale e non solo sulla base del fattore estetico.

Per la scelta delle piante del rain garden, vanno quindi tenuti in considerazione i seguenti fattori:

  • le 3 zone del rain garden: umida, moderata e secca
  • l’area d’origine della specie. Il consiglio è di preferire le specie autoctone, che sono già abituate al clima di quello specifico luogo
  • la composizione del terreno
  • l’esposizione: sole, ombra, mezz’ombra
  • l’estetica (fattore puramente personale)
  • manutenzione (più o meno impegnativa)

In generale, in un rain garden ci deve essere un numero di piante contenuto, anche perché ogni elemento deve avere spazio a sufficienza per crescere svilupparsi bene. Di media, si consigliano 6-10 piante per ogni metro quadrato.

Tra le varietà botaniche scelte, evitare le specie invasive.

Evitare altresì le piante le cui radici hanno bisogno di tanto spazio, così come le piante le cui radici tendono a marcire, come ad esempio il ligustro cinese, l’azalea, la lavanda e le piante tipiche del giardino mediterraneo.

Manutenzione di un rain garden

In linea di massima, un rain garden richiede poca manutenzione.

Nei primi due anni, e comunque fino a quando le piante non sono cresciute abbastanza, bisogna aver cura di estirpare regolarmente le erbacce. Trascorsi i primi 2 anni, saranno poi le piante stesse che, ormai cresciute a sufficienza, impediranno lo sviluppo delle malerbe.

Ogni tanto è necessario reintegrare lo stato di pacciamatura e, inoltre, occorre togliere sedimenti e il materiale eroso che hanno invaso il giardino tramite l’acqua.

Nell’eventualità che il giardino restasse allagato troppo a lungo, può rivelarsi vantaggioso deviare l’acqua in modo tale che le piante non ne ricevano troppa.

In generale, per la manutenzione del giardino di pioggia, non vanno usati macchinari né attrezzature troppo pesanti in quanto provocherebbero la compattazione del terreno, creando così un ostacolo al drenaggio.

Approfondimenti e guide tematiche

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Federica Ermete

Nata a Busto Arsizio nel 1982, dopo il diploma si trasferisce a Cremona – dove vive tutt’ora – per conseguire la laurea in ambito umanistico. Sia per formazione professionale che per passione personale, i suoi ambiti di specializzazione sono l’alimentazione, la salute, il fitness di cui è appassionata anche nella vita quotidiana, ed il benessere naturale. Collabora con entusiasmo con la redazione di Tuttogreen dal giugno 2020.

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