Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta delle piante più suggestive andando a conoscere da vicino la bellezza del Cisto. Una pianta che presenta la particolarità di produrre fiori che vivono appena un solo giorno.
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Il Cisto è una pianta sempreverde il cui nome deriva dal greco “kystis“, che significa “piccola vescica”. Questo perchè le capsule dove sono contenuti i semi assumono proprio questa forma caratteristica.
Appartenente alla famiglia delle Cistaceae, questa pianta è originaria di tutte le zone che rientrano nel bacino del Mediterraneo.
I fiori si compongono di 5 petali appiattiti e possono essere di vari colori, dal bianco al rosa o il porpora, a volte anche maculati. La fioritura avviene da aprile fino a giugno. Ricorda molto la rosa selvatica.
Purtroppo ogni fiore ha vita breve, dura solo un giorno. Tuttavia tornerà di nuovo a fiorire per tutta la durata del periodo vegetativo.
Le foglie sono generalmente di forma lanceolata, ricoperte da una sottile peluria.
Si contano diverse specie, che ora andremo a conoscere nel dettaglio:
Una nota a parte merita il Cisto marino, il cui nome scientifico è Cistus Monspelensis, vale a dire Cisto di Montpellier, ma è noto anche come Cisto sardo. Le sue foglie hanno i margini arricciati verso il basso. I fiori sono bianchi e si sviluppano da aprile a giugno, mentre il fusto è ricoperto da peluria.
Resiste bene alla siccità tipica di queste zone, anche se le foglie tendono poi a diventare marroni. La particolarità però è che con l’arrivo delle piogge tornano subito di colore verde.
Si sviluppa con un andamento cespuglioso. Da questa pianta si estrae anche una resina, il ladano, utilizzata per la preparazione dei profumi.
Il cisto può essere coltivato nei nostri giardini, avendo cura di considerare le sue specifiche esigenze. Alcuni azzardano anche una coltivazione in vaso, anche se in questo caso si dovranno usare maggiori accortezze, dal momento che non sopporta bene i rinvasi.
Questa pianta richiede un terreno acido o ricco di silicio. Non sopporta il freddo invernale e richiede temperature miti.
Posizionatelo in una zona soleggiata e ben riparata dalle correnti. Con l’arrivo del freddo, è bene provvedere con una pacciamatura.
Se avete acquistato i semi, dovete attendere la fine dell’inverno prima di poterli spargere nel semenzaio. Generalmente questa operazione si effettua a marzo.
Procedendo con la semina si corre però il rischio di ottenere un ibrido, quindi mettete in conto che potreste anche ritrovarvi con una varietà diversa al momento della fioritura!
Nel caso in cui la vostra intenzione sia quella di coltivare uno specifico ibrido e non la specie originaria, dovete prelevare delle talee in piena estate. Piantatele in un terriccio composto da sabbia e torba.
Quando saranno nate le radici, a primavera potete spostarle nei vasi, ma avendo l’accortezza di ripararle durante l’inverno. La messa a dimora andrà effettuata solo nella primavera successiva.
Le irrigazioni devono essere abbastanza diradate, in particolare modo durante l’inverno. L’acqua delle piogge sarà più che sufficiente essendo appunto una pianta rustica. Di conseguenza non saranno necessari nemmeno interventi di concimazione.
La potatura andrà effettuata nel mese di marzo, con l’obiettivo di ripulire il fusto da tutti i rami secchi. Se invece la vostra pianta è ancora giovane, la aiuterete a rinfoltirsi.
Il cisto teme gli afidi e i ristagni idrici, pericolosi per il marciume radicale.
Questa pianta è conosciuta sin dai tempi remoti, pensate che già all’epoca degli antichi egizi e dell’antica Grecia veniva impiegata come rimedio naturale.
Oggi, come abbiamo visto, viene spesso utilizzata in ambito cosmetico come fissativo e aromatizzante.
Questo arbusto vanta diverse proprietà antinfiammatorie e antibatteriche, essendo ricco di polifenoli. Veniva utilizzata per contrastare i sintomi di febbre e diarrea, spasmi e ulcere, ma anche come gastro-protettore.
Benefici si ottengono anche per la cura della candida, mentre il suo olio essenziale aiuta la pelle a restare idratata. Lo shampoo a base di cisto è invece un toccasana per la forfora.
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