Scopriamo come rendere il terreno acido e adatto ai diversi tipi di piante cosiddette acidofile in poche e semplici mosse.
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Sapere come rendere il terreno acido è un aspetto fondamentale se curate quelle piante definite come “acidofile”. Uno dei parametri più importanti nella valutazione del miglior terreno da utilizzare per il tipo di piante che intendiamo coltivare è infatti il valore del PH.
Si tratta ovvero dell’acidità del terriccio, che corrisponde alla concentrazione di ioni H+ presenti in una sostanza. A seconda delle caratteristiche, infatti, alcune piante richiedono terreni diversi con livelli di acidità inferiori a 6,5. In alcuni casi possono scendere addirittura a 3,7.
Questo tipo di piante vengono definite ‘acidofile’ per via della loro origine prevalentemente montana che le ha portate ad adattarsi a terreni a bassa concentrazione di ioni positivi (calcio, potassio, sodio, magnesio) e a nutrirsi solo in presenza di fondi a reazione acida elevata.
La quantità di piante comprese in questa categoria è davvero elevata. Camelie, ortensie, rododendri, azalee, magnolie, eriche, gardenie, mimose, gigli, felci, mirtilli.
E ancora: abeti, aceri, sequoie, faggi, castagni e mimose… E queste sono solo alcune delle acidofile più diffuse. Come potete vedere una lista notevole.
In questo caso, il primo segno evidente della sofferenza delle piante è l’ingiallimento delle foglie (clorosi ferrica). Ciò è dovuto allo scarso nutrimento che la pianta riesce a ricavare dal terreno attraverso le radici e al basso assorbimento di ferro che limita la produzione di clorofilla (il principale colorante del fogliame).
È per questo motivo che prim’ancora di valutare la giusta esposizione solare, l’umidità, la temperatura e la frequenza delle innaffiature è fondamentale sapere che tipo di terriccio stiamo per usare. In base a quello, sapremo meglio quali specie sarà opportuno selezionare.
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Generalmente, il suolo acido è molto diffuso nelle zone montuose o particolarmente piovose, oppure nei terreni preparati ad hoc, dove la base della pacciamatura è di natura acida.
Ma in tutti gli altri casi, come si fa a stabilire con sufficiente approssimazione il PH del terreno? E come si può renderlo più acido in maniera naturale?
Per rispondere alla prima domanda si può ricorrere alla classica cartina tornasole. Mettete un po’ di terriccio in un bicchiere di acqua distillata e immergetevi la cartina.
In alternativa potete ricorrere all’apposito kit per l’analisi del PH reperibile nei negozi specializzati. Se invece utilizzate dei sacchetti di terriccio già preparato, l’indicazione dell’acidità è riportata direttamente sulla confezione.
Più complessa (ma non impossibile) questa operazione. Ossia lìacidificazione del terreno e il mantenimento dei corretti livelli di acidità. In questo caso, il modo migliore di procedere è imitare la natura utilizzando una serie di rimedi naturali e sostanze facilmente reperibili.
In secondo luogo, stiamo ben attenti all’acqua utilizzata per le innaffiare. L’acqua non deve essere mai troppo dura poiché il calcare abbassa l’acidità del substrato. Utilizziamo, quindi, l’acqua distillata, quella di pozzo o ancora meglio quella piovana.
Le piante acidofile, inoltre, richiedono periodiche somministrazioni di solfato o chelato di ferro che risolvono il problema del mancato assorbimento del ferro.
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Un concime naturale utilizzabile per acidificare in modo naturale il terreno, sono i lupini macinati (particolarmente indicati per gli agrumi) che distribuiti sulla superficie del terriccio subiscono un processo di degradazione acida che sprigiona azoto a lento rilascio.
La pacciamatura acida, inoltre, è uno dei metodi più efficaci per preparare al meglio il terreno prima della messa a dimora delle piante. In tal senso, si può utilizzare un compostaggio di foglie di quercia (particolarmente acide) o segatura di abete che aiutano a tenere i livelli di acidità costanti, garantiscono l’areazione e ammorbidiscono il substrato rendendolo facilmente lavorabile.
Anche il mantenimento dei livelli di azoto è fondamentale per garantire la sopravvivenza delle acidofile. Per riuscirci si può ricorrere alla farina di soia o all’erba medica che ristabiliscono la quantità di azoto presente nel terreno. Stesso effetto con l’aggiunta di aghi di pino, torba bionda di sfagno, torba nera o terra di castagno.
Non è facile… ma con il tempo si impara!
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