Il Génepy è un liquore tipico di Piemonte e Val d’Aosta. Potrebbe essere considerato la bevanda ufficiale.
Si tratta di un liquore a base di Artemisia, una pianta tipica di queste zone alpine. Per secoli, l’infuso dal caratteristico colore giallo-verde e dall’intenso aroma erbaceo e una punta amara che ne bilancia la dolcezza, è stato prodotto in ambito casalingo e a scopo medicinale.
Infatti, si riteneva avesse proprietà digestive, espettoranti e perfino antipiretiche. Nel corso degli anni, però sono aumentate le aziende che lo producono, lavorando con attenzione e nel pieno rispetto del territorio e della tradizione artigianale.
É altresì aumentato anche il numero di produttori che hanno scelto di puntare su questa non semplice coltivazione.
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Si trova anche come Genepì, ed è prima di tutto un liquore ottenuto dalla macerazione in alcol dell’Artemisia genipi, una pianta del genere dell’artemisia che conta più di 200 specie e cresce sulle Alpi occidentali, specialmente in Piemonte e Val d’Aosta.
Di origine antichissima, viene tradizionalmente usato come digestivo. La gradazione alcolica va dai 30° ai 42°.
È una pianta che cresce spontanea in montagna, sull’arco alpino, al di sopra dei 2000-2500 m di altitudine, nelle fessure delle rocce, nei ghiaioni, nelle morene e nei pascoli sassosi. La varietà botanica è l’Artemisia genipi; chiamata anche ‘artemisia bianca’.
A questa pianta vengono riconosciute proprietà aromatiche, digestive, balsamiche, cicatrizzanti, stimolanti e neurotoniche.
Considerando le zone in cui cresce e la difficoltà di raccolta, la disponibilità di queste erbe officinali è assai limitata.
Nel 1928 è stato dichiarato specie protetta e, nello stesso anno, la sua raccolta è stata regolamentata. Solamente a partire dagli anni Settanta si è potuto coltivare tale specie a scopo commerciale e non affidarsi alle piante spontanee. La specie più facile da coltivare è la Artemisia mutellina.
Scopriamo quali sono le principali specie alpine appartenenti al genere Artemisia.
Cresce in maniera spontanea in montagna, sull’arco alpino, al di sopra dei 2000-2500 m, nelle fessure delle rocce, nelle zone rocciose, nelle ghiaioni, nelle morene e nei pascoli sassosi.
Appartiene al genere Artemisia, che conta più di 200 specie di piante.
A partire dagli anni Sessanta, sono cominciate grosse difficoltà nel reperire diverse erbe alpine spontanee, e quindi anche l’Artemisia genepi.
Per far fronte ad una domanda sempre maggiore da parte dei produttori di liquore, alcuni agricoltori di montagna hanno cominciato a coltivarla. Con il tempo si è acquisita una vera e propria specializzazione in una coltura difficile, che necessita di tempo e impegno pluriennale.
La coltivazione fu avviata nelle valli occitane delle provincie di Cuneo e Torino. La specie che più si presta per essere coltivata è l’Artemisia mutellina. La quota ottimale è compresa tra i 1500 e i 2000 m di altitudine, su terreni preferibilmente esposti a sud.
In genere, la semina avviene a inizio primavera in serra fredda. Poi, verso giugno o luglio, in base alle condizioni climatiche e alla quota, si procede con il trapianto delle piantine in pieno campo. È fondamentale una buona pacciamatura per evitare lo sviluppo di piante infestanti.
L’anno successivo al trapianto, avviene la fioritura, a cui poi segue la raccolta delle infiorescenze. Di media, il ciclo colturale dell’artemisia dura 3 anni.
Tra i monti della Valle d’Aosta e del Piemonte, nelle valli Occitane delle province di Cuneo e di Torino, cresce l’artemisia genepi o artemisia nera. Questa piccola pianta aromatica ce da secoli viene utilizzata per la preparazione di un liquore dal sapore unico.
Anticamente, questo liquore era usato a scopo terapeutico per patologie infiammatorie. Spesso, veniva aggiunto un po’ di infuso in un bicchiere d’acqua, al fine di ottenere effetti tonificanti, rinfrescanti, antisettici ed espettoranti.
A fine Ottocento, cominciarono a diffondersi gli imopianti di trasformazione dell’erba in liquore.
La pianta è protetta e tutelata dal 1928, e la sua raccolta in alta quota deve sottostare a ferree limitazioni. Negli anni ’60-’70, molti agricoltori hanno quindi iniziato a produrre Artemisia a quote più basse, in appositi centri a 1500 m. La varietà più adatta è l’artemisia mutellina o artemnisia bianca.
Purtroppo, anche la difficoltà nel raccogliere questa erba, ha portato alla nascita e allo sviluppo di produzioni fatte con aromi e additivi chimici. Proprio per questo, per tutelarne l’originalità e la qualità, dal 20 febbraio 2015, il liquore Genepì è diventato ufficialmente IGP, ovvero prodotto con Indicazione geografica protetta, con la denominazione di ‘Genepì della Valle d’Aosta’ o ‘Génépy de la Vallée d’Aoste’.
Oggi il liquore viene prodotto tramite l’infusione prolungata in soluzione idroalcolica a freddo, oppure la distillazione d’infuso di steli fiorali sia di artemisia nera (Artemisia genipi spicata), che bianca (Artemisia mutellina), e l’aggiunta di sciroppo di zucchero
Il liquore tipico della Val d’Aosta ha una gradazione che varia dai 30° ai 42°.
È il nome comune di varie specie di piante aromatiche appartenenti al genere Artemisia, che crescono sulle Alpi Occidentali e dalle quali si ricava per infusione e distillazione l’omonimo liquore.
Ha un gusto morbido, amabile o secco, e si possono riscontrare note erbacee e speziate di fieno ed agrumi, ed un colore verdastro.
Si può bere liscio, come tonico e digestivo, on the rocks o con seltz. Ottimo come dissetante, è un piacevole aperitivo.
C’è poi chi lo gradisce anche caldo, preparato come grog. In questo caso risulta molto energetico e corroborante.
Viene inoltre usato sotto forma di cocktail, sia nei pre dinner che negli after dinner, o come aromatizzante di long drink.
Infine, viene usato anche in cucina per la preparazione di primi piatti tradizionali e ottimi dolci. Ad esempio, i fiori secchi di Artemisia tritati molto finemente vengono inseriti nell’impasto dei maltagliati al Genepì. Il liquore viene poi spesso aggiunto nel composto per il budino al Genepì.
Come digestivo, si serve dopo i pasti principali molto freddo o con ghiaccio. Lo si può bere anche caldo, addolcito con del miele, sempre dopo i pasti.
Secondo il disciplinare, l’originale deve presentare caratteristiche ben specifiche:
Ingredienti per 650 ml di liquore casalingo.
Preparazione. Prendete 1 l di alcool etilico per uso alimentare e liquori e mettetevi a macerare fiori e gambi di una ventina di piantine di artemisia bianca (si trovano anche in erboristeria). Fate riposare per minimo 45 giorni in un luogo fresco e buio.
Trascorso tale periodo di tempo, fate bollire l’acqua. Spegnete il fuoco e aggiungete lo zucchero, mescolando per farlo sciogliere. Lasciate raffreddare lo sciroppo e ,una volta freddo, aggiungete l’alcol aromatizzato e filtrato (ovvero senza piantine).
Mescolate con cura e fate depositare per una notte. L’indomani, imbottigliate. Prima di consumarlo, fate riposare almeno un mese. Il colore dovrà essere verde chiaro e trasparente.
Come appena spiegato, il mix di erbe è reperibile comodamente in erboristeria.
Per i puristi che volessero preparare il liquore partendo dalle piantine, ci sono due metodi di estrazione principali tramite i quali possiamo ottenere:
Per l’alcolato, bisogna far macerare la parte migliore delle piantine, seccata e sminuzzata in alcool per alcuni giorni, fino a ottenere un infuso che presenterà varie impurità. Procedendo poi con la distillazione, si otterrà un’essenza purissima.
Aggiungere acqua, alcool, zucchero e glucosio, e mettete ad invecchiare. Poiché il liquido ottenuto è cristallino, spesso viene trattato con coloranti naturali per rispettare la tradizione che, da sempre, lo vuole verde o giallo paglierino.
Per averne un liquore incolore si segue il metodo per sospensione. Le piante vengono disposte su particolari griglie poste al di sopra della soluzione idroalcolica all’interno di contenitori chiusi. In questo modo, l’alcol si satura delle componenti aromatiche della pianta.
Questo procedimento è piuttosto lungo: occorrono circa 90 giorni, a cui bisogna poi aggiungere altri 100-150 giorni di affinamento.
Con questa modalità si ottiene un prodotto avente un elevato grado di purezza.
Sei aziende valdostane produttrici di Genepì IGT, (Distilleria St. Roch, Distilleria Valdotaine, Distilleria Vertosan, Distilleria Savio, Distilleria Cortese, Distilleria Alpe) si sono unite per promuovere l’uso del liquore valdostano nella preparazione dei cocktail, nonché che per promuoverlo al di fuori dei confini regionali e nazionali, tramite eventi e manifestazioni. Tra gli eventi più noti si ricorda la Skyway cocktail competition, il concorso più alto d’Europa.
Qui di seguito riportiamo due ricette che hanno trionfato rispettivamente nel 2015 e nel 2016 a Punta Hellbronner, a quota 3.466 m.
Molto frizzante, è costituito da:
Viene servito con ghiaccio e decorato con ribes, alkekengi e cetriolo.
Per quest’altro cocktail servono:
Per decorare, daikon, limone, mela verde ed erba cipollina.
Una bottiglia da 50 cl ha un costo che parte da 18 euro circa.
Ecco un rimando alle nostre guide di dettaglio per conoscere le proprietà delle singole erbe medicinali:
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