Scopriamo tutte le proprietà del melograno, un frutto di origini antichissime, oggi coltivato nelle zone a clima mite. Di un bel colore rosso acceso, ricco di semini da cui si ricava un succo color rubino, a volte un po’ aspro, questo frutto invernale vanta proprietà quasi ‘miracolose’ per la salute dell’uomo.
Ricchissimo di flavonidi, di vitamina C, E, K e vitamina B, è anche una fonte importante di sali minerali, e aiuta ad abbassare il colesterolo, rafforzare il sistema immunitario, ad abbassare la pressione sanguigna.
Questo frutto, amico di cuore e intestino, è presente soprattutto sulla tavola natalizia, ma è un vero toccasana. Per questo andrebbe consumato regolarmente, sia come frutto, che bevendo il succo di melograno, o come ingrediente insolito di ricette salate.
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L’albero che produce la melagrana, come è anche chiamato questo frutto, è la Punica granatum, originario del Nord Africa e delle regioni caucasiche, che cresce nei climi più miti.
I suoi bei fiori rosso-vermiglio lasciano il posto ai frutti, che giungono a maturazione in autunno, pronti per essere mangiati dal momento, in cui la buccia ha assunto un tono scuro, quasi marrone.
Per questo si usano per decorare la casa per Natale, come frutti beneauguranti.
I suoi semi, detti arilli, sono avvolti da una gelatina succosa di un bel rubino brillante, e racchiusi in una scorza dura, Per questo è anche simbolo di produttività, ricchezza e fertilità.
Si tratta di un piccolo albero od arbusto (Punica Granatum) della famiglia delle Punicacee il cui frutto è chiamato anche melagrana.
Deriva infatti dalla composizione di due parole: ‘melo’ dal greco malum e ‘grano’ dal latino granatum, che vuol dire mela con semi. Anche se in realtà non assomiglia affatto alla mela, ne replica le dimensioni.
La pianta è originaria d’Iran, Nord Africa e Asia occidentale, ma oggi i principali produttori sono diventati Messico, Arizona e California.
In Italia comincia da pochi anni ad essere più diffuso, soprattutto in forma di succo, ma continua ad essere considerato per lo più un frutto invernale da mangiare in occasione delle feste di Natale e la pianta è coltivata per lo più a scopo ornamentale, soprattutto le specie nane o da fiore.
L’albero è un arbusto mediamente alto, dai 5 ai 7 m.
Esistono più specie, classificate in base dell’acidità dei frutti: acidi, agrodolci e dolci. Questi ultimi sono quelli che si consumano come frutta fresca. Tra le principali varietà ricordiamo:
Esistono anche le varietà ornamentali da fiore. Ricordiamo tra queste la Punica nana a taglia ridotta che può essere coltivata anche in vaso e vanta una abbondante e duratura fioritura. I suoi frutti sono invece più piccoli e non si mangiano. È perfetta come arbusto per creare siepi.
In numerose culture e religioni è sempre stato un simbolo di fertilità, ricchezza e potere, probabilmente a causa del gran numero di semi, mentre i fiori sono un simbolo di amore ardente.
Il colore rosso sangue dei grani contenuti nel frutto, e dei fiori dell’albero, è un altro elemento a favore di questo significato.
Per gli Ebrei, assieme al fico, pianta caratteristica della Palestina, indicava la fertilità, ed era di grande importanza. Se ne trovano decorazione nei bassorilievi e nelle colonne del tempio di Salomone.
Ed è anche il frutto più citato nella Bibbia. Nel Cristianesimo, rappresenta, tra l’altro, la Chiesa come comunità di credenti ed è raffigurato in numerosi dipinti, in particolare nei secoli XV e XVI. Ed è spesso associato alla Vergine Maria e al Bambino Gesù.
Grande importanza gli è data anche nell’Islam, dove è visto come il frutto del paradiso.
Anche per Buddha, infine, era il frutto più prezioso, soprattutto quello offertogli da una povera donna.
Dall’Egitto dove pare sia originario, giunse il Nord Africa. Li fu molto apprezzato a Cartagine, dove indicava la dea protettrice della città ed è per questo che il suo nome romano era Malum punicum (come riferisce Plinio il Vecchio). E ancora oggi tracce della sua origine cartaginese si trovano nel suo nome botanico: Punica granatum.
Nell’Antica Grecia, invece, rappresentava anche una pausa nel ciclo della fertilità. Per esempio, tanto che Dioscoride raccomandava i semi e la scorza di melograno per prevenire le gravidanze indesiderate.
Per riconoscere un arbusto che produce frutti commestibili da quello che ornamentale, si consiglia di fare attenzione ai rami sottili, o brindilli.
Nella pianta da frutto hanno una forma molto più appuntita rispetto alla varietà da ornamento, che invece produrrà frutti più piccoli e aspri, e si coltiva solo per la bellezza dei fiori.
Anche se la parte che si può mangiare corrisponde solo al 60% dell’intero frutto, dal punto di vista nutrizionale abbonda di vitamine, antiossidanti, sali minerali e acqua, corrispondente a circa l’80% del totale. Contiene 80 kCal ogni 100 gr.
Vediamone nel dettaglio la composizione nutritiva:
Si possono utilizzare a scopo fitoterapico anche le altre parti della pianta e non solo i frutti da mangiare.
Oltre a consumare i buoni frutti freschi o preparare i succhi realizzati dalla spremitura dei semi, si possono usare anche altre parti della pianta del melograno.
È consigliato consumarne non più di una al giorno, per via della grande quantità di vitamina C presente nei suoi arilli.
Sono tanti i benefici che fanno del melograno un valido alleato della nostra salute:
Questo frutto è un toccasana per rimanere in forma grazie alle sue tante proprietà.
Un recente studio ha individuato nel succo un aiuto rilevante nella prevenzione e nel trattamento del tumore al seno. Questo effetto è dovuto all’acido punico e si aggiunge ad un altro già precedentemente noto, quello relativo al trattamento e alla prevenzione dei tumori della pelle.
Rientra inoltre nella categoria dei frutti ad azione anticancro per la presenza dei fenoli e dell’acido ellagico che, in particolare, contribuisce a contrastare le cellule tumorali. In teoria aiuterebbe ad ostacolare il processo di distruzione della P53, la proteina tumorale 53.
Questo frutto ha un alto contenuto di vitamina K, tanto che 100 ml del suo succo o 100 gr di semi apportano un terzo della dose giornaliera raccomandata per un adulto.
Adatto per ogni tipo di regime alimentare, sia dimagrante che per una dieta ipocalorica per ragioni di salute, è sconsigliata solo per chi segue una dieta a basso contenuto di zuccheri, come i diabetici. L’importante è consumarla con moderazione.
Può consumare melagrana chi:
In cucina, benché apprezzato da sempre per le sue qualità, non è molto diffuso, essendo composto prevalentemente da semi invece che da polpa.
In effetti la polpa è poca e aderisce ai semi, per cui è difficile mangiarla senza deglutire tutto. Per questo è più diffuso e più pratico il consumo del succo, mentre i semi servono per lo più come decorazione.
Il succo è un ottimo accompagnamento per la carne rossa ed è un buon condimento su arrosti, cacciagione, tacchino e anatra. Interi, gli arilli si possono unire alle insalate. In Oriente invece si aromatizza con acqua di rose.
La scorza è dura, con gusto amarognolo, e viene utilizzata come ingrediente nel vermouth e nel Martini Bianco.
Inoltre, con i semi si prepara la granatina, anche se ormai, a livello industriale, questo sciroppo è più che altro una miscela di agrumi. Viene fatto con lamponi, ribes ed aromi naturali con poco o niente del vero succo di melagrana, se non quello che potete trovare proveniente da coltivazioni e produzione biologica.
Del melograno quindi si gustano i suoi semi crudi o il succo. Per mangiare i semi occorre aprire a spicchi il frutto e smembrare l’esocarpo, ossia le membrane biancastre che avvolgono i suoi piccoli grani.
Basterà tagliare via la calotta e poi incidere la scorza lungo le membrane, e fare poi pressione con i polpastrelli.
Gli spicchi possono essere succhiati direttamente per mangiare i grani e sputare i semini oppure estrarne il succo.
Il succo di melograno è ottenibile in casa sia con le centrifughe più moderne, che con lo schiacciapatate o il passaverdura. In tutti i casi vanno inseriti solo i semini e non gli spicchi interi.
Potete usare anche lo spremiagrumi, meglio se quelli verticali a leva, vi basterà aprire in due il frutto e spremerlo senza prima doverlo sgranare, un po’ come si fa con l’arancia.
Se non sapete come aprire il melograno ecco poche mosse:
Poi se ne possono estrarre i semi con l’aiuto delle dita, direttamente dagli spicchi di frutto. Oppure dal frutto tagliato a metà si batte la scorza con un cucchiaio su tutta la sua superficie, forte e ripetutamente.
I semini cadranno in una ciotola piena d’acqua, in cui le membrane spugnose galleggiano e si possono eliminare facilmente, mentre rimangono sul fondo i semi.
Potete usare questo frutto in vari modi, sia per piatti dolci che salati, alla maniera mediorientale. Ecco alcune ricette.
È possibile è il liquore aromatico, un buon digestivo da bere ben fresco. La sua preparazione è molto semplice:
Preparazione. Aprite il frutto ed estraete i semi. Lasciateli per 2 settimane a bagno nell’alcool, al buio. Scuotete ogni tanto la bottiglia. Finita la macerazione, preparare uno sciroppo con acqua e zucchero e aromatizzare con un po’ di cannella. Unite ai semi macerati nell’alcool e filtrate più volte e imbottigliare il liquore in vetro. Fate riposare per un mese. Servite freddo a fine pasto.
Vi proponiamo adesso una ricetta facile ma d’effetto, la torta alla melagrana.
Preparazione. Ricavate il succo con l’apposito strumento oppure con lo schiacciapatate e dividete in due ciotole. Filtrate. Sbattete le uova con lo zucchero finché non è chiaro e spumoso. Aggiungete il burro fuso lasciato intiepidire e versate metà del succo, poi mescolate. Aggiungete la farina setacciata, il lievito e la scorza del limone tritata. Versate in una tortiera già unta e infarinata, da 22 cm, e infornate a 180° per 30 minuti.
Intanto mescolate l’altra parte di succo con lo zucchero a velo setacciato. Bagnate la torta appena sfornata versando questo composto in fori praticati con uno stecchino. Fate raffreddare. Spolverizzate con dello zucchero a velo e decorate con i chicchi al momento di servire.
La tecnica per sbucciarlo e sgranarlo con una facilità è piuttosto inusuale, ma facile:
Ora si possono mangiare gli arilli crudi, farne del succo, o aggiungerli ad una macedonia, o ad una ricetta dolce o salata.
Coltivare arbusti di melograno è una antica tecnica che veniva già praticata all’epoca dei Fenici e degli Antichi Romani anche se la vera origine è orientale. vediamo quale è il modo migliore per coltivare questi cespugli sia in terra sia in vaso.
Non ci sono controindicazioni all’assunzione di semi, polpa e succo di questo frutto. Si consiglia comunque di non assumere più di 1 frutto al giorno, data l’elevata concentrazione di vitamina C.
Inoltre, è sconsigliato a chi soffre di:
La corteccia e la buccia sono tossiche e possono costituire un pericolo.
Sussiste anche una possibile intossicazione derivata dall’eccessiva somministrazione di principi attivi ricavati dalla sua corteccia. Questa può provocare sonnolenza, mal di testa, vertigini e difficoltà respiratoria.
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